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Odontoiatria: professione o impresa? Una convenienza da valutare caso per caso

Maurizio Tonini

Maurizio Tonini

ven. 13 giugno 2014

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Negli ultimi tempi si è sempre più frequentemente osservata l’apertura di centri odontoiatrici, più o meno low cost. Centri aperti sotto forma di società e quindi come tali svolgenti l’attività odontoiatrica sotto forma di impresa. L’attività odontoiatrica può essere quindi esercitata sia sotto forma di professione che di impresa.

La regola è l’esercizio dell’attività odontoiatrica sotto la prima forma, ma svariate motivazioni possono indurre all’apertura di centri odontoiatrici sotto forma imprenditoriale. Sicuramente la primaria motivazione è l’impossibilità a svolgere l’attività professionale odontoiatrica. Si osserva infatti come frequentemente la compagine sociale di molti centri odontoiatrici non sia costituita da odontoiatri, che sono poi solo quelli che lavorano all’interno della società dietro presentazione di parcella. Ci sono altre motivazioni che possono anche essere quelle fiscali. Importante, quindi, diventa conoscere le regole che sottendono alla determinazione del reddito fiscale dell’attività professionale o imprenditoriale.

Nella professione il reddito viene determinato applicando il c.d. principio di cassa. Ossia il reddito deriva, salvo alcune deroghe, dalla differenza tra i compensi incassati e le spese effettivamente sostenute nel periodo di imposta. Rileva quindi unicamente l’incassato e il pagato. Nell’impresa il reddito viene invece determinato, applicando il c.d. principio di competenza. Il reddito viene determinato dalla differenza tra i ricavi e i costi che si riferiscono al periodo di imposta. Sono inoltre rilevanti nella determinazione del reddito le rimanenze di merci e materiale giacenti alla fine del periodo di imposta. I ricavi e i costi diventano rilevanti nella determinazione del reddito anche se non incassati o pagati. Ci sono poi alcune deroghe al principio di cassa applicato alla professione, per le quali la deduzione di alcuni costi avviene applicando il principio di competenza (ad esempio canoni leasing, quote di ammortamento, deduzione quote di accantonamento al T.F.R. nel caso di presenza di dipendenti). Occorre anche considerare che in molti casi in cui si svolge l’attività odontoiatrica sotto forma di impresa, i vari centri odontoiatrici sono costituiti sotto forma di società di capitali. In tal caso le imposte che si applicano sono diverse. Sicuramente da un punto di vista fiscale, in questo caso, la convenienza a svolgere l’attività odontoiatrica sotto forma di impresa può sussistere con il conseguimento di redditi elevati.

La possibilità di scelta nell’esercizio dell’attività odontoiatrica viene avvalorata dalla stessa Agenzia delle Entrate che ha previsto la redazione dello stesso studio di settore (WK21U) sia che l’attività odontoiatrica venga svolta sotto forma di professione che di impresa. Cambiano solo i quadri contabili da compilare, essendo completamente diversi i criteri per la determinazione del reddito. Un’altra importante motivazione nella scelta della modalità dell’esercizio dell’attività deriva anche dalla possibilità di richiedere finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto. Fino ad oggi tale possibilità sussisteva unicamente per l’attività di impresa. Altre condizioni che devono essere tenute in conto sono determinate dai vari vincoli imposti eventualmente da leggi regionali e dall’obbligo di nomina del Direttore Sanitario in caso di costituzione di centri odontoiatrici sotto forma di società. In conclusione non ci sono regole generali. Se la scelta non è obbligata, la valutazione sulla convenienza della tipologia di svolgimento dell’attività odontoiatrica deve essere effettuata caso per caso, in considerazione anche dei redditi e degli investimenti previsti.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 5 di Dental Tribune Italy 2014.

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