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Piccolo rialzo del seno mascellare con innesto di biomateriale

Massimiliano Lanza

Massimiliano Lanza

mar. 15 dicembre 2009

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Le più attuali tendenze dell’implantologia orale sono tese alla riduzione dei tempi di trattamento. Questa tendenza si scontra spesso con fenomeni di riassorbimento della cresta alveolare che impedisce il posizionamento di fixtures di adeguate dimensioni, nemmeno sfruttando le performance delle nuove superfici implantari che permettono in determinate situazioni l’uso di impianti di corto diametro.

Una delle situazioni più frequenti dopo l’estrazione di uno o più elementi nella zona molare mascellare è il fenomeno della pneumatizzazione del seno mascellare nella zona edentula. Se tale fenomeno è molto accentuato e la cresta residua è inferiore a 5 mm o se il seno è molto ampio in senso trasversale la tecnica di elezione è il grande rialzo di seno mascellare con antrostomia laterale. Nel caso invece di una cavità sinusale ridotta in senso trasversale e con almeno 5-8 mm di cresta residua si può utilizzare la tecnica del piccolo rialzo di seno per via crestale con contemporaneo o dilazionato inserimento della o delle fixtures. Tale metodica è stata proposta per primo da Tatum nel 1986, successivamente Summers nel 1994 ne introdusse una modifica che prevedeva l’utilizzo di osteotomi dedicati e l’innesto di riempitivo. La manovra prevede di perforare e il pavimento del seno e rialzarlo per 2-3 millimetri utilizzando strumenti vari, innestando o meno del riempitivo e associando quasi sempre l’inserimento degli impianti che acquistano la funzione di “paletto” per il sostegno della mucosa sinusale. Uno dei problemi che si riscontra spesso con questa tecnica è la perforazione della membrana del seno che rende quindi impossibile la prosecuzione dell’intervento; la tecnica che si descrive in questo articolo prevede la perforazione del pavimento del seno utilizzando un inserto diamantato montato sul manipolo per piezochirurgia; tale tecnica mi ha permesso di ridurre drasticamente i casi di perforazione della membrana del seno.

Materiali e Metodi

La paziente necessita della sostituzione del 1.6. Dal D.Scan e la Rx indorale si evidenzia pneumatizzazione del seno mascellare con cresta residua di classe A di 5 mm (Figg. 1, 2).

 

Dopo aver scollato il lembo (Fig. 3) si pratica l’osteotomia fino al di sotto del pavimento del seno mascellare prima con una fresa da 2 e poi da 3 mm (Fig. 4).

 

Con l’utilizzo del manipolo per chirurgia piezoelettrica (Piezon Master Surgery, EMS) e un inserto a pallina diamantato si perfora il pavimento del seno mascellare. Utilizzando un osteotomo di Summers si zeppa del materiale da innesto di derivazione suina (Gen-Os Osteobiol, Tecnoss) mescolato con gel al collagene (Gel 0 Osteobiol, Tecnoss) (Figg. 5, 6, 7).

Per finire si inserisce un impianto NEOSS Bimodale da 5 mm di diametro per 11 di lunghezza (Fig. 8).

Si esegue radiografia endorale per documentare l’entità del rialzo (Fig. 9) e si misura l’Indice di Stabilità Implantare (ISQ) che dà come valore 56.

Dopo 6 mesi si esegue la seconda chirurgia, si misura l’ISQ che da come valore 78 e si esegue radiografia endorale per valutare il grado di integrazione dell’innesto (Fig. 10).

Dopo la maturazione dei tessuti molli si procede alla restaurazione protesica con corona in metallo-ceramica (Fig. 11).

Dopo 6 mesi e 1 anno dal carico occlusale si rieffettuano controlli radiografici e dell’ISQ che mostrano una stabilità del rialzo ottenuto (Fig. 12).

Discussione e Conclusioni

Il piccolo rialzo del seno mascellare, con o senza innesto di materiale da innesto, si è rivelato una tecnica predicibile per la riabilitazione implantare nel mascellare atrofico quando vi sia una cresta residua di almeno 5 mm in altezza che permetta di dare stabilità primaria all’impianto. L’utilizzo o meno di materiale da innesto è controverso visto che esistono lavori in letteratura, come quelli di Lundgren, che provano che vi è rigenezione solo impedendo il collasso della membrana del seno. Personalmente procedo in questo modo: se devo rialzare fino a 3 mm non inserisco materiale da innesto, se devo rialzare per più di 3 mm, come il caso presentato, utilizzo del materiale da innesto che mi aiuta a mantenere distante la membrana dalla fixture.

In sintesi, i vantaggi posso essere cosi descritti:

• tecnica poco cruenta;
• determina minori cambiamenti della morfologia e fisiologia del seno rispetto al grande rialzo
• miglioramento dell’osteointegrazione precoce degli impianti per la compattazione dell’osso spongioso del tunnel impiantare;
• quasi nulla formazione di tessuto fibroso nel sito rialzato;
• bassa percentuale di complicanze;
• tempi chirurgici ridotti.

Gli svantaggi invece posso essere così riassunti:

• difficoltà di una visione diretta dell’integrità della mucosa del seno, senza un endoscopio sinusale;
• tecnica indicata solo in presenza di un volume osseo non inferiore a 5 mm di altezza e 5-6 mm di spessore;
• minore altezza del rialzo ottenibile rispetto all’approccio laterale;
• innesto di biomateriali più complesso;
• necessità di un consistente inserimento di materiale attorno agli impianti per dare rigidità e supporto biomeccanico per il successo a lungo termine;
• ancora scarso follow-up.

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J Craniomaxillofac Surg. 2007 Jun-Jul;35(4-5):201-6. Epub 2007 Jun 20.

Massimiliano Lanza

Laurea in odontoiatria nel 1992. Si occupa di implantologia e rigenerazione ossea dal 1995; allievo del prof. Sennerby per l’implantologia e del prof. S. Lundgren per la rigenerazione ossea è autore di articoli su riviste specialistiche e relatore in tematiche implantari e di protesi su impianti. Membro di un gruppo di ricerca in tematiche implantari e rigenerative preimplantari coordinato dal prof. L. Sennerby.

 

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