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Con l’invecchiamento generalizzato della popolazione, i bisfosfonati, categoria di farmaci che agiscono sul metabolismo dell'osso, risultano tra i 20 farmaci più prescritti al mondo. L’osteonecrosi, nei pazienti trattati per osteoporosi, è una malattia estremamente rara, si calcola infatti colpisca un paziente ogni 100.000 trattati per anno, ed è curabile con un trattamento odontoiatrico tempestivo.
«L’osteonecrosi delle ossa mascellari ‒ spiega Fabio Vescini, Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia, Udine ‒ ha una patogenesi multifattoriale, all’interno della quale gioca un ruolo importante l’infezione dell’osso, caratterizzata da un’area esposta di tessuto osseo nel cavo orale che non guarisce entro 8 settimane dalla diagnosi. Negli ultimi 20 anni si è osservato che questo disturbo rappresenta una potenziale, rara, complicanza della terapia con bisfosfonati o con denosumab, utilizzati per il trattamento dell’osteoporosi, delle metastasi ossee e nella prevenzione della perdita di massa ossea in corso di blocco ormonale nei tumori della mammella e della prostata».
«Questo ha allarmato i pazienti che in alcuni casi mettono in discussione le cure con questi farmaci per timore della complicanza. Va subito detto che l’osteonecrosi, nei pazienti trattati per osteoporosi, è una malattia estremamente rara, si calcola infatti colpisca un paziente ogni 100.000 trattati per anno, ed è curabile con un trattamento odontoiatrico tempestivo, comprendente sempre la terapia antibiotica. Nella cura delle patologie scheletriche benigne, quali l’osteoporosi, i bisfosfonati vengono impiegati con dosaggi bassi, protratti nel tempo e sono assunti quasi sempre per via orale. Per quanto riguarda invece le patologie oncologiche (metastasi ossee), essendo necessarie dosi molto più elevate di farmaco, si ricorre a somministrazioni ravvicinate ad alti dosaggi: si calcola che un paziente trattato per un anno per metastasi ossee riceva una dose paragonabile a quella somministrata in circa 10 anni di trattamento per l’osteoporosi. In campo oncologico l’osteonecrosi delle ossa mascellari è più frequente e pertanto in questi pazienti è importante programmare periodici controlli dentali».
Come orientare il paziente tra la necessità di curare le ossa e contemporaneamente affrontare eventuali cure dentali? «Vista l’alta frequenza con cui si ripresenta ‒ spiega Vincenzo Toscano, Presidente AME, Associazione Medici Endocrinologi ‒ la nostra Associazione ha dedicato il primo numero di “AME Raccomanda”, proprio a fare chiarezza su questo argomento. AME Raccomanda è un’iniziativa che sintetizza la posizione ufficiale su alcuni dei temi più ricorrenti dell’attività clinica analizzando documenti più complessi, come le linee guida e i position statement».
«In generale, per le persone in trattamento per osteoporosi», continua Stefania Bonadonna, endocrinologa, Istituto Auxologico Italiano, «la raccomandazione principale è di seguire le comuni indicazioni di igiene orale, con maggiore attenzione in pazienti immunodepressi per malattie croniche o per terapie in atto. Non ci sono controindicazioni ad eseguire estrazioni dentarie o impianti, ma deve essere avvisato il dentista e, soprattutto se la terapia con bisfosfonati o denosumab è in atto da più di 3 anni, bisogna fare una preparazione iniziale con igiene professionale, collutori antibatterici e un’adeguata profilassi antibiotica per almeno 3 giorni prima e 7-10 dopo l’intervento. Quello che deve essere chiaro ai pazienti è che, a differenza di quanto avviene per i bisfosfonati, deve essere assolutamente evitata la sospensione del denosumab per effettuare procedure odontoiatriche, perché esiste il rischio concreto di un notevole aumento di fratture vertebrali».
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