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Intervista: “La perimplantite, una malattia provocata dall’uomo?”

Prof. Tomas Albrektsson al congress EAO 2015. Albrektsson lavora attualmente come professore emerito presso il dipartimento di biomateriali dell’Univrsità di Goteborg, in Svezia. (Foto: Claudia Duschek, DTI)

mer. 5 ottobre 2016

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Il Prof. Tomas Albrektsson cominciò a lavorare con il Prof. Per-Ingvar Brånemark nel 1967 per sviluppare gli impianti osteointegrati, craniofacciali e ortopedici. Da allora, Albrektsson ha pubblicato diversi articoli contribuendo in maniera significativa alla consapevolezza sull’osteointegrazione e sul meccanismo biologico che sta alla sua base. Al meeting dell’European Association for Osseointegration (EAO) di quest’anno, a Parigi, Albrektsson ha presentato lo stato dell’arte riguardo all’osteointegrazione e Dental Tribune Online ha avuto l’onore di discuterne con lui.

Dental Tribune Online: Prof. Albrektsson più di 50 anni fa il Prof. Per-Ingvar Brånemark ha scoperto il processo di osteointegrazione, gettando le basi per l’odontoiatria implantare. Da allora il concetto è stato accettato su larga scala e sono stati condotti numerosi studi. Quali sono i più recenti sviluppi?
Prof. Tomas Albrektsson: durante i primi decenni l’osteointegrazione era percepita come la risposta naturale dell’osso agli impianti in titanio, in un processo di “ferita e rimarginazione” dell’osso. Con il tempo questa concezione è stata smentita dalla ricerca. Oggi la consideriamo come una reazione da corpo estraneo che serve a proteggere l’organismo da un potenziale pericolo, come quello dato dal titanio o dalla ceramica degli impianti.

Nella sua ricerca enfatizza la conoscenza delle basi biologiche che sottostanno al concetto di osteointegrazione, come anche degli aspetti immunologici, al fine di migliorare i risultati dei trattamenti implantari. Quanto è stato fatto in questo campo, e quanto c’è ancora da fare?
Di certo c’è bisogno di più ricerca. Molti studi hanno trattato il tema del rapporto tra l’impianto e la legatura prendendo in esame la combinazione di questi due corpi estranei. Anche nella ricerca clinica si è affrontato un simile tema, questa volta riguardante le particelle di cemento che accidentalmente entrano nei tessuti molli intorno all’impianto. Si può considerare di successo quell’impianto che raggiunge un delicato stato di equilibrio, detto appunto equilibrio da corpo estraneo. Se altri eventi, o certe condizioni del paziente (tabagismo, predisposizioni genetiche, medicinali come gli antidepressivi), sono presenti, questo equilibrio può essere disturbato e si può arrivare a un riassorbimento osseo. Altri fattori come l’eccessiva forza o la rottura di componenti possono esacerbare la situazione e portare a reazioni osteolitiche.

C’è stato un acceso dibattito sulla perimplantite negli ultimi anni e non c’è un consenso unanime sul fatto se si possa considerare una patologia o una reazione da corpo estraneo nella cavità orale. Qual è il principale problema e quale la sua opinione in merito?
Secondo me la perimplantite potrebbe essere una patologia artificiale, provocata dall’uomo. L’osso intorno all’impianto può andar perduto attraverso una reazione asettica. Si arriva a una situazione in cui viene alterato il delicato equilibrio tra gli osteoblasti e gli osteoclasti, in favore di questi ultimi.
In ogni caso, gli impianti problematici esistono, anche se in numero minore di quanto ipotizzato in passato. Oggi si parla di una percentuale di impianti che compromettono l’osso del 1-2%.

Come possono le ultime scoperte biologiche e in osteointegrazione aiutare gli implantologi nel loro lavoro, soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle perimplantiti con perdita di osso?
Attualmente non disponiamo di mezzi efficaci per trattare tutti i casi. Anche se i problemi immunologici rappresentano un rischio marginale di perdita ossea, i batteri possono esacerbare la situazione nel tempo. In questo caso si rende necessario l’uso di antibiotici. Non conosciamo il ruolo dei batteri in questo contesto: rappresentano solo una colonizzazione secondaria? Attivano le cellule che riassorbono l’osso? Insieme al biofilm contribuiscono alla reazione da corpo estraneo risultante in un’ulteriore perdita ossea? Ancora, i dentisti devono attivarsi per capire il motivo della perdita di osso. Potrebbe essere a causa di particelle di cemento? Detto questo, anche l’allarmismo esasperato ha portato a casi di sovra-trattamento. In molti casi è sufficiente seguire con un attento follow-up l’impianto in modo da stabilire se esiste davvero un peggioramento delle condizioni o se si è raggiunto un equilibrio senza ulteriori perdite di osso.

Il Prof. Tomas Albrektsson ha presentato il suo articolo dal titolo “What is osseointegration in 2016 and why are we losing bone around dental implants?” il 30 settembre, dalle 13.30 alle 15.00 presso l’anfiteatro blu del palazzo dei congressi di Parigi.

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