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La laurea abilitante in odontoiatria: come cambia il percorso universitario. Intervista al Prof. Di Lenarda

Prof. Di Lenarda
Patrizia Gatto

Patrizia Gatto

mer. 27 aprile 2022

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Tutti i neolaureati avranno la possibilità (e l’obbligo) di completare una adeguata preparazione pratica.

Prof. Di Lenarda, quest’anno il congresso del Collegio dei Docenti di aprile a Bologna è andato oltre ogni aspettativa. Un record di presenze e di gioia.
Il desiderio di riunirsi nuovamente in presenza dopo due anni difficili sotto tutti i punti di vista, un programma scientifico di altissimo livello, una sede universitaria prestigiosa, una location nel pieno centro di una città bellissima, accogliente e facile da raggiungere, l’entusiasmo trascinante dei giovani sono stati gli ingredienti che hanno portato 2400 presenti al congresso. Questo dato, unito ai 704 poster presentati ed alla rappresentanza di tutte le scuole odontoiatriche italiane, rappresentano un record sotto tutti i punti di vista. Ma ancora più significativo, ed importante, è stato il clima che si è respirato e a detta di tutti percepito: freschezza ed entusiasmo dei giovani, serenità generalizzata, collaborazione e condivisione di problemi e soluzioni, capacità di confronto pacato e costruttivo: oggettivamente non si poteva sperare di meglio.

In questo momento l’Accademia sta facendo grandi passi di qualità con un sistema all’avanguardia non solo in Europa.
Come è emerso nelle sessioni scientifiche ma anche nei momenti più propriamente “di politica universitaria” quello che sta avvenendo nell’accademia odontoiatrica italiana è il progressivo aumento delle sedi universitarie che raggiungono alti livelli nella ricerca, nella didattica e nell’organizzazione ed attività assistenziale. Le eccellenze dell’odontoiatria italiana esistono da sempre, ma oggi è sempre più tutto il comparto che sta crescendo di qualità, affidabilità, impegno e risultati. E questo ci viene ampiamente riconosciuto anche dall’esterno.

A Bologna ha preannunciato che presto ci sarà un ulteriore salto di qualità dei corsi di Laurea di Odontoiatria. Perché è cruciale fare questo salto? Può darci qualche anticipazione?
Si tratta della applicazione alla formazione pre laurea di quanto detto prima. Il Corso di Laurea in Odontoiatria esiste da molti anni ma è indubbio che se la preparazione teorica dei nostri laureati è da lungo tempo certamente ottima in tutte le sedi universitarie italiane, esistono sedi, pur in numero ridotto rispetto al passato, in cui la preparazione pratica non è ancora pienamente soddisfacente. E dopo 42 anni ciò non è più accettabile.

Abbiamo ora una occasione storica per il definitivo salto di qualità, legata alla trasformazione della laurea in odontoiatria e protesi dentaria in laurea abilitante. Insieme al Prof. Lo Muzio, Presidente della Conferenza Permanente dei Presidenti dei Corsi di Laurea in Odontoiatria e con il propositivo contributo del Dott. Iandolo, Presidente CAO nazionale, siamo riusciti, all’interno della commissione ministeriale che ha da poco concluso i lavori di scrittura dei decreti applicativi, a ottenere due non scontati risultati, entrambi necessari  ma che sembravano difficilmente compatibili: la definizione di un adeguato e sfidante livello minimo quali-quantitativo di attività svolta come primo operatore da parte degli studenti al sesto anno di corso nelle strutture universitarie o del SSN e la necessità di dare un tempo adeguato ma ragionevole e definito a tutti i corsi di laurea che non lo fossero già, per adeguarsi alle nuove regole. Di conseguenza, a partire dal prossimo anno accademico, quando ogni corso di laurea dichiarerà un potenziale formativo, immediatamente saprà di impegnarsi a garantire e certificare, assumendosene la responsabilità, al massimo tra 5 anni, la possibilità di far svolgere tirocinio, come primo operatore (i 30 CFU del cosiddetto Tirocinio Pratico Valutativo) per almeno 600 ore a ciascuno studente. Un corso di laurea con 50 iscritti dovrà quindi garantire almeno 30.000 ore/anno di tirocinio per il solo sesto anno di odontoiatria: ciò significa che, pur nella variabilità delle ore giornaliere di utilizzo dei riuniti, saranno ragionevolmente necessari almeno 20 riuniti che lavorano a tempo pieno solo con gli studenti del 6 anno. Qualche corso dovrà inevitabilmente rivedere al ribasso la numerosità degli iscrivibili, e non sarà necessariamente un male, molti dovranno aumentare il numero di riuniti e/o il numero di ore di utilizzo, e sarà sicuramente un bene. Ma soprattutto, finalmente, avremo la certezza che tutti i neolaureati avranno la possibilità (e l’obbligo) di completare una adeguata preparazione pratica, garanzia di sicurezza e qualità di cure.

E’ vero che qualcuno vorrebbe ridurre i posti per i Corsi di Laurea in Igiene Orale, nonostante i laureati in questa disciplina siano molto inferiori rispetto alle esigenze degli studi odontoiatrici e del settore pubblico?
Ne ho parlato, non nego in modo critico, durante il Congresso. Se una certezza c’è , è quella che il numero di  igienisti dentali in servizio è nettamente sottodimensionato rispetto alle esigenze per il mondo degli studi odontoiatrici liberi-professionali. In molte regioni, poi, non si trovano igienisti disponibili a lavorare nel sistema sanitario pubblico. Le CAO regionali chiedono non da oggi di aumentare l’offerta formativa, ma gli ordini professionali di riferimento spesso ne chiedono la riduzione (è successo anche quest’anno nella mia regione ma mi dicono anche in molte altre). Mi pare di rivedere qualche colpevole atteggiamento corporativo che 7 o 8 anni fa ho già visto quando discutevamo degli iscrivibili a medicina e chirurgia, infermieristica o alle scuole di specializzazione di area medica, salvo poi piangere lacrime amare per la carenza di professionisti.

Dobbiamo programmare sulla base dei dati e delle esperienze, non di piccoli calcoli di breve respiro o legati a illusorie pratiche lobbistiche.

Abbiamo percepito nei vari discorsi e nel clima di Bologna che una alleanza di tutta la filiera dentale oggi è possibile e che l’Università è al centro. Laurea abilitante, nuovi corsi al 6° anno riguardanti la professione, alleanza professor e studenti.
Ho la favorevole sensazione che tutte le componenti del mondo odontoiatrico stiano lavorando in modo sinergico per migliorare la qualità della formazione, il livello della ricerca ma anche la sicurezza della attività clinica pubblica e libero professionale. E tutto questo non può che fare bene a tutta la filiera.

Expodental a Rimini sarà davvero una fiera di ripartenza e un banco di prova. Ricerca, Università e industria: il rapporto è più solido ora?
La collaborazione tra accademia e mondo produttivo odontoiatrico è da sempre solido e costruttivo, anche se in questi due anni la sua declinazione pratica è stata molto più difficile. Il supporto alla ricerca e le potenzialità innovative legate alle competenze del mondo accademico e del sistema di ricerca e sviluppo delle aziende potrebbe trovare nuovo importante sviluppo anche nell’ambito dei fondi del PNRR. Proprio a Rimini avremo l’occasione di riannodare i rapporti e rilanciare le progettualità comuni.

Un’ultima domanda. Lei è uno dei Rettori Medici odontoiatri delle Università italiane, per la precisione Rettore dell’Università di Trieste. Vuole brevemente commentare questa esperienza?
Durante la inaugurazione del congresso di Bologna, il Prof. Lenzi, Presidente della Conferenza Permanente dei collegi di area medica, ha ricordato come la disciplina odontoiatrica sia in assoluto quella con il maggior numero di Rettori in carica. Il fatto che tra noi 6 rettori, oltre a me, ci siano anche i due ultimi Past President del Collegio dei Docenti Universitari di discipline Odontostomatologiche, il Prof. Gherlone e la Prof. Polimeni, è a mio parere oltremodo significativo oltre che il riconoscimento personale e il privilegio per le persone anche per la disciplina e per il nostro Collegio. Avere la possibilità di svolgere il ruolo apicale in ambito accademico, poi, rappresenta senza dubbio un’opportunità per poter rappresentare a livello ministeriale le esigenze e le opportunità del nostro mondo, con maggior probabilità di ottenere ascolto e considerazione. Se mi è consentita una riflessione personale, poi, nel 1988, anno della mia laurea in odontoiatria, eravamo visti (e trattati) come la parte debole di una disciplina non centrale nel mondo della medicina: abbiamo fatto, in primis grazie ai nostri maestri, ma anche ai nostri collaboratori ed allievi, tanta strada, di cui andare un po’ orgogliosi ma soprattutto motivati a lavorare sempre di più per continuare a crescere.

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