26esimo Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti

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Il ruolo delle università verso la salute orale italiana: intervista a Roberto Di Lenarda

Prof. Roberto Di Lenarda, presidente del Collegio dei Docenti Universitari di Discipline Odontostomatologiche.
Alessandro Genitori

Alessandro Genitori

lun. 15 aprile 2019

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Il Congresso nazionale del Collegio dei Docenti Universitari di Discipline Odontostomatologiche, giunto alla sua 26esima edizione, ha visto un grande coinvolgimento di pubblico e di passione dinanzi allo stupendo panorama offerto dal golfo di Napoli. Il Dental Tribune ha intervistato il presidente del Collegio, il prof. Roberto Di Lenarda il quale, in carica dal 1 gennaio di quest’anno, ha sottolineato l’importanza storica di questo momento per l’odontoiatria nonché il ruolo sempre più centrale delle università nel supportare la salute orale della popolazione.

Buongiorno Professore, le chiediamo prima di tutto un suo pensiero dopo questi primi mesi di presidenza?
Devo dire che questa presidenza arriva dopo tanti anni di impegno nel Collegio, vorrei infatti ricordare che ho avuto un ruolo nella conferenza dei corsi di laurea per igiene dentale, un impegno che mi ha visto coinvolto per una decina d’anni; prima di questa presidenza ho inoltre ricoperto il ruolo di segretario nonché quello di vice presidente nel Collegio stesso. La sensazione che sto provando in questi giorni, soprattutto durante questo congresso di Napoli, è estremamente positiva. A parte il successo del congresso dal punto di vista scientifico e divulgativo, dobbiamo assolutamente sottolineare che abbiamo in questa sede la presenza di tutte le scuole di odontoiatria italiane. C’è una sentimento di unità, di collaborazione, di voglia di lavorare e di risolvere tutti quei problemi che ancora esistono in seno alle nostre discipline. Questo è necessario per poter andare avanti ed incrementare la qualità della nostra offerta formativa e quella della nostra ricerca. Realtà che pur essendo già buone, hanno sicuramente dei margini di miglioramento. Sono sicuramente molto ottimista, sebbene è altrettanto chiaro che nulla sia regalato. Nel presente e nel prossimo futuro ci aspettano fatica e lavoro, ma ci sono le condizioni per far crescere ulteriormente la già ottima odontoiatria accademica italiana.

Ieri durante la sua presentazione al congresso Lei ha dichiarato che l’Università deve cogliere la sua importanza verso la salute pubblica italiana, può approfondire questo concetto?
Mi permetto di rispondere portando ad esempio la nostra esperienza presso l’Università di Trieste. Il ruolo che l’Università deve avere sulla salute orale dei pazienti è duplice: da un lato preparando professionisti di alto livello, in quanto è indubbio che la qualità delle cure dipende anche dalla preparazione dei professionisti; in secondo luogo noi dobbiamo garantire la formazione continua di chi sta già lavorando sul territorio, in quanto sappiamo che le conoscenze invecchiano ad una velocità incredibile. Una delle sfide è farci parte attiva nell’essere fulcro del lifelong learning. Un altro punto da non sottovalutare è il ruolo diretto che le università possono avere sulla salute orale. Come dicevo, partendo dall’esperienza della nostra realtà a Trieste, possiamo dire che strutturando in modo articolato, corretto e controllato, l’attività di tirocini degli studenti specializzandi, riusciamo a garantire volumi di prestazioni assistenziali a costi oggettivamente contenuti. Per esempio annualmente in clinica a Trieste e presso la struttura dell’ospedale pediatrico Burlo Garofalo, garantiamo più di 90mila prestazioni all’anno. E tutto ciò ha ovviamente una gran ricaduta sulla salute orale della popolazione. Stiamo inoltre investendo sulla prevenzione, con giornate presso le scuole elementari al fine di insegnare ai giovani la corretta igiene dentale, con un percorso di insegnamento che abbiamo deciso di portare anche nelle strutture per disabili. Tutto ciò con un investimento limitato, soprattutto se paragonato ai grandi vantaggi che ne derivano.

La scelta di Napoli si è rilevata essere una scelta vincente che ha visto l’incontro di tanti professionisti, alcuni dei quali commossi nel ritrovarsi in questa terra meravigliosa. Una sua personale considerazione?
Quando abbiamo pensato a Napoli, siamo stati subito convinti della bontà di questa scelta. Da una parte sapevamo che il Collegio non era mai stato a Napoli, ma parallelamente questa città storicamente ha rivestito un ruolo centrale nell’Accademia Odontoiatrica. Ci sono stati momenti, come ha ricordato Lei, molto toccanti durante la presentazione del Congresso, e credo che si sia vista la vera natura dell’Università sana, fatta da un rapporto tra Maestri e Allievi vero e reale, con la riconoscenza di chi capisce come la cultura e gli uomini possano crescere al meglio in un ambiente sano.

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