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In una lettera inviata ai colleghi, il presidente Aio Delogu “prende di petto”, per così dire, il grave problema della (brutta) pubblicità odontoiatrica.
Dopo aver premesso che “la possibilità per i professionisti di divulgare le proprie capacità attraverso la pubblicità non implica la libertà di arrecare un danno irreparabile all’immagine della categoria e al futuro della professione” e di ritenere “rischioso per l’intera categoria che alcuni colleghi pubblicizzino l’attività tramite spot radio e tv, volantinaggio, e-mail, banner, cartelloni pubblicitari al pari dei più comuni prodotti commerciali (detersivi, pizze, autovetture, bevande)”, Delogu afferma che “l’Aio non si riconosce in questo tipo di forme pubblicitarie e stigmatizza con forza tali comportamenti”, ricordando che “i servizi da noi erogati sono prestazioni d’opera intellettuale e che non possono essere sottoposti alle leggi del mercato e della concorrenza”.
Una riabilitazione odontoiatrica – tuona – non può essere venduta al dettaglio come si fa con dei prodotti commerciali”, pena la mercificazione della professione, che “diventerà sempre meno libera ed a fronte di maggiori competenze e responsabilità, sempre più povera”.
Di conseguenza, afferma il presidente, “è giunto il momento della responsabilità e di comportarci come una categoria unita e lungimirante che non guarda al guadagno nell’immediato, ma alla tutela del proprio futuro. Per questo motivo – continua – con l’approvazione dell’Assemblea dei soci, Aio pone un vincolo di rispetto del decoro nel messaggio informativo ai pazienti, come valore aggiunto del socio Aio. Chiunque non rispetti tali principi può ritenersi non più appartenente alla Associazione”.
Premesso che essa non intende sostituirsi agli organismi istituzionali di controllo e disciplina, ma dare con forza il buon esempio, “il nostro sindacato non fornirà più la sua assistenza e non accetterà più come soci i colleghi che inseriscono pubblicità sanitaria in network che promuovono un messaggio in piattaforme di compravendita e che offrono ai ‘pazienti’ la possibilità di ‘acquistare’ una ‘terapia’ a prezzi promozionali scontati all’inverosimile”.
La lettera conclude con l’invito ai colleghi a segnalare i casi di abuso “in quanto l’Aio può fungere da tramite nell’informare gli organi competenti, allo scopo di tutelare la categoria”.
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