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6 maggio ore 9, al Palazzo della cultura e dei congressi di Bologna è iniziato il 23° Congresso dell’AIC, Accademia Italiana di Conservativa dal titolo “Interfaces”. Sala plenaria enorme e un po’ vuota, e il Presidente, mandato 2020-2022, Prof. Francesco Mangani ha atteso qualche minuto per iniziare.
La ragione si capisce: dopo il black out a causa della pandemia desiderava aspettare proprio tutti i suoi soci. Ed arrivano in tanti, circa 800 tra giovani odontoiatri e “diversamente giovani”. È stato proiettato un emozionante video dove per primi appaiano gli ideatore dell’Accademia, Fabio Toffenetti, presente in aula, e Giancarlo Pescarmona purtroppo non più tra noi, momenti dell’accademia e la presentazione dei selezionatissimi relatori delle tre giornate.
Il Presidente ha esordito con emozione «qualcuno mi ha detto che sono stato sfortunato, invece sono fortunato a far ripartire la nostra Accademia, con così tante persone in presenza e dopo tanti sacrifici» e ha ringraziato tutti coloro che hanno sostenuto l’accademia in momenti così difficili a partire dai soci, dal board e dalle aziende sponsor. «Nessuno si è tirato indietro di fronte a tante difficoltà». Ha poi concluso «speriamo che torni serenità e felicità e che i grandi ci restituiscano la vita che desideriamo». Sono seguiti applausi scroscianti, sostenuti da tantissimi giovani odontoiatri.
Si è passato poi a presentare il congresso preceduto dal corso pre-congressuale, con la partecipazione di oltre 400 persone, del 5 maggio dal titolo “Il flusso di lavoro tra studio e laboratorio nel mondo reale: semplificazione e ottimizzazione in una realtà non ideale» tenuto da Nitzan Bichacho, Giuseppe Romeo e coordinato da Nikolaos Perakis.
Nella presentazione congressuale Mangani ha spiegato: «abbiamo preso a prestito le definizioni dall’informatica per condensare in una parola un concetto dalle molte sfaccettature. Vogliamo in questo Congresso annuale AIC esaminare alcune delle situazioni e delle occasioni in cui nel nostro quotidiano lavoro ci si trovi ad affrontare un’interfaccia, esaltandone le possibilità e limitandone i possibili inconvenienti: valga per tutti l’interfaccia tra impianti e tessuti vitali oppure tra materiali da restauro e sostanza dentale, ma anche in senso traslato tra restauro ed estetica e tra dentista e paziente. Un punto di vista differente ci porterà sicuramente un modo nuovo di vedere le cose, di trovare insospettate priorità e di migliorare la nostra professionalità».
E ci vuole. La conservativa contiene in sé tanto dei concetti di odontoiatria attuale: mininvasività, cure personalizzate, ascolto del paziente, estetica, modularità economica, soluzioni con tecnologie e materiali all’avanguardia. E i giovani non cominciano solo perché da lì si parte, ma perché ora spesso si intende diventare un grande conservatore e lo dimostra il pubblico che vuole imparare e confrontarsi con grandi esperti, che desiderano davvero passare il testimone. Ha esordito il prof. Zucchelli, nella sua città, molto vivace e provocatorio. Ha avuto il piacere di parlare al pubblico dei conservatori che sono molto precisi ed esigenti.
Le giornate, molto articolate, tra sala plenaria, sala odontotecnici, workshop e learning lunch hanno avuto inizio molto presto con la tradizionale corsa delle 6.45 in giro per il centro Bolognese per poi concludersi con gioia nel Palazzo di Re Enzo per una serata conviviale.
C’è tanto da dire e presto pubblicheremo l’intervista di Francesco Mangani che ci ha rilasciato nel corso del congresso.
Il congresso AIC ritornerà in autunno a Riva del Garda.
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