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Utilizzo ed efficienza clinica della preparazione a finire nella moderna odontoiatria

F. Scutellà

F. Scutellà

mer. 10 giugno 2015

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Alcuni tra gli argomenti più discussi e controversi in odontoiatria protesica, nel caso di restauri con corone complete, hanno spesso interessato da un lato il disegno della linea di finitura del margine protesico e dall’altro la localizzazione dello stesso rispetto ai tessuti gengivali.

Per molti anni si è anche dibattuto, e ancora si dibatte, su quale sia la geometria di preparazione (orizzontale o verticale) in grado di garantire facilità di esecuzione, manufatti più precisi in termini di accuratezza marginale, stabilità tissutale e una buona prognosi nel medio e nel lungo termine.
Anche se a oggi non esiste una classificazione delle geometrie dei margini universalmente accettata è possibile distinguere le preparazioni dei denti in tre gruppi principali:

  • Chamfer;
  • Spalla;
  • Lama.

Spalla e Chamfer sono caratterizzate da una netta e unica linea di chiusura su componente orizzontale, mentre la Lama (Feather Edge) è caratterizzata da una più ampia area di chiusura posizionata su una parete verticale. In ogni caso negli ultimi decenni i margini di preparazione orizzontale sono stati preferiti dai dentisti rispetto alle preparazioni verticali probabilmente per una serie di ragioni pratiche: sono ben definite, facilmente leggibili in bocca, sull’impronta e sul modello e creano un margine netto sul provvisorio ribasato.

Dall’altro lato, le preparazioni verticali sono sempre state considerate poco appropriate in quanto creerebbero sovracontorni, distorsioni del metallo durante le fasi di cottura e nei carichi masticatori, difficoltà nel raggiungimento di un buon livello estetico e presenza del bordo metallico
Ancora oggi è opinione comune pensare che la tecnica a finire abbia come unica indicazione la preparazione di denti compromessi dal punto di vista parodontale e che non possa essere utilizzata per il restauro di elementi dentali con supporto parodontale integro, né tantomeno in combinazione con le ceramiche integrali (ossido di zirconio e di silicato di litio).

In realtà l’evidenza sia clinica sia scientifica ha ormai ampiamente dimostrato che l’utilizzo delle preparazioni verticali permette di ottenere degli ottimi risultati estetici e funzionali garantendo allo stesso tempo una stabilità dei tessuti gengivali nel medio e lungo periodo assolutamente sovrapponibile alle geometrie di preparazione orizzontali.

Il protocollo illustrato presenta tuttavia una peculiarità clinica che lo rende probabilmente unico e che è alla base della predicibilità dei risultati clinici osservati. Durante la preparazione del dente viene infatti eseguito un leggero e controllato gingittage dei tessuti circostanti con la creazione intenzionale di una ferita la cui guarigione, correttamente guidata dai profili e dai contorni delle corone provvisorie prima e definitive poi, permette la formazione di un nuovo tessuto rigenerato, leggermente ispessito e quindi più stabile nel tempo.

La disponibilità di uno strumentario specificatamente disegnato e realizzato per queste preparazioni permette di ottenere un controllo assoluto della preparazione e del gingittage all’interno del solco gengivale, evitando di andare a interferire con quelle che sono considerate strutture parodontali assolutamente inviolabili (attacco epiteliale e attacco connettivale) e che formano l’ampiezza biologica.

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