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Ritrovamento di corpi estranei durante un trattamento odontoiatrico di routine

D. M. Almog, S. Melcer, R. Berley, K. Cheng

D. M. Almog, S. Melcer, R. Berley, K. Cheng

mar. 6 dicembre 2011

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Anche se diversi casi medici e studi riportano il ritrovamento di corpi estranei inglobati nei tessuti molli del cavo orale a causa di trauma o inaspettatamente a causa di una manovra del professionista (danni iatrogeni), l’amalgama è risultato essere il materiale più comunemente riscontrato(1). Questo caso clinico descrive il ritrovamento di un corpo estraneo in amalgama durante un trattamento odontoiatrico di routine. Descrive inoltre l'utilità della CT 3D Cone-beam per la rilevazione della presenza di tali corpi estranei e del loro rapporto spaziale con l'anatomia adiacente.

Nonostante l’opinione pubblica e alcuni ricercatori continuino ad affermare che l’amalgama dentale causi problemi alla salute, altri ricercatori e l’Fda hanno concluso che gli studi clinici non hanno individuato un legame causale tra l’amalgama dentale ed eventuali problemi di salute(2,3). Questo caso clinico illustra l’inglobamento di particelle di amalgama.

Caso clinico
Recentemente, un maschio caucasico di 50 anni si è presentato al VA New Jersey Health Care System Dental Service a East Orange per un trattamento odontoiatrico. Tra i motivi che avevano condotto il paziente nel nostro studio vi era la possibilità di un impianto nella regione del dente 30.
Il paziente riportava la seguente storia dentale. Circa tre anni prima, il terzo molare inferiore di destra (dente 32) era stato sottoposto a un build-up di moncone in amalgama dopo terapia canalare. Era stata eseguita una procedura di allungamento di corona clinica mediante scollamento di lembi buccali e linguali a tutto spessore.
Il build-up del moncone era stato eseguito mentre i lembi erano scollati. I corpi estranei visibili nelle immagini radiografiche assomigliavano a particelle di amalgama che erano state intrappolate nella porzione apicale del lembo o nel tessuto interstiziale. L’approfondito esame orale e maxillofacciale includeva un esame intraorale ed extraorale, radiografie periapicali di tutta la dentizione e una radiografia panoramica. Tra le altre rilevazioni cliniche, la panoramica mostrava corpi estranei incidentali, simili ad amalgama, inglobati nel tessuto molle e/o duro della cavità orale a causa di un trattamento iatrogeno (Fig. 1).
Il paziente consentiva di valutare la possibilità di un impianto dentale nella regione del dente 30 e, contemporaneamente, di esplorare la regione del dente 32 per determinare l’orientamento e la vicinanza dei corpi estranei a zone anatomiche critiche.
Per tale studio è stata eseguita una scansione CT 3D Cone-beam (CBCT) dell’arcata inferiore mediante un i-CAT CBCT (Imaging Sciences International, Hatfield, Pa.). L’acquisizione di informazioni sul volume in 3D permette di valutare l’esatta posizione dei corpi estranei.
La ricerca mediante CBCT dei pezzi di amalgama nella regione del dente 32 mostrava pezzi dispersi inglobati sotto la mucosa orale al di fuori del piano alveolare corticale, sia lingualmente sia buccalmente al dente 32. Si notava anche che il rapporto corona-radice del dente 32 era molto compromesso e quindi era da valutare l’eventuale estrazione dell’elemento.
Con l’i-CAT 3D CBCT, è stato utilizzato un preciso software 3D per visualizzare l’osso in tre dimensioni da diverse angolazioni (Fig. 2). Risultava che alcuni frammenti di amalgama appoggiavano sul lato buccale dell’arcata ossea sul lato destro, mentre altri frammenti poggiavano sul lato buccale dell’arcata sotto il sottosquadri linguale (Fig. 3).
Dato che non si riscontravano infiammazione e/o rimodellamento osseo, dopo un consulto tra il protesista e il chirurgo orale, i frammenti di amalgama, incidentalmente osservati in questo caso, non sono stati rimossi, in quanto non vi era alcun rischio medico o interferenza con il piano di trattamento stabilito per l’impianto nella regione del dente 30. In ogni caso, si raccomandava un costante follow-up.

Conclusioni
Fortunatamente, seguendo un’attenta valutazione, il nostro paziente non mostrava sintomi associati ai residui di amalgama inglobati sotto la mucosa orale, come riportato in alcuni casi in letteratura(4). Questo caso dimostra anche che le procedure protesiche e il simultaneo scollamento di un lembo a tutto spessore, soprattutto in caso di restauri in amalgama, dovrebbero essere riconsiderate.
Al momento della visita del paziente con il chirurgo orale per l’estrazione del dente adiacente 31, si valutarono anche le aree circostanti. Il paziente desiderava lasciare il 32, nonostante la raccomandazione all’estrazione, quindi non venivano intraprese ulteriori azioni riguardo alla ricerca dei frammenti di amalgama in quanto asintomatici.
Questo articolo di proponeva anche di motivare l’uso delle scansioni CBCT al fine di visualizzare le anomalie da una prospettiva tridimensionale, facilitando così la gestione del caso.
Quando le valutazioni del risultato in quest’area dell’odontoiatria sono difficili, gli autori credono da un punto di vista diagnostico, e soprattutto con un rinnovato interesse nei confronti della tossicità del mercurio contenuto nelle otturazioni in amalgama, sia giustificato l’uso di una scansione CBCT per visualizzare in corpi estranei in amalgama e l’eventuale rimodellamento osseo in quanto offre informazioni preziose per i protocolli di trattamento.
 

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in Dental Tribune U.S., Vol. 6 No. 9, May 2011.
L'articolo è stato pubblicato sul numero 4 di Implant Tribune Italy 2011.
La bibliografia completa è disponibile presso l’Editore.

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