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Riscontrata una corrispondenza tra il livello d’istruzione delle baby sitter e la carie nei bambini

I bambini devono imparare il lavaggio corretto dei denti (Photograph: Nina Buday/Shutterstock)

mer. 1 luglio 2015

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CLEVELAND & SEATTLE (Usa) ‒ Uno studio pubblicato di recente ha riscontrato una minor presenza di carie nei bambini assistiti da persone con più alto livello di istruzione. Gli individui con bassa scolarità hanno spesso minori conoscenze sulla salute rispetto a quelli con livelli più alti. Poiché i bambini dipendono spesso dalle “tate” per quanto riguarda la cura dei denti, una scarsa istruzione degli adulti può influire negativamente sulla salute dentale di bambini e bambine.

Per stabilire se vi sia un qualche rapporto tra il livello di conoscenza delle baby sitter e quello della carie nei bimbi, sono stati presi in esame la frequenza delle visite odontoiatriche e del lavaggio dei denti sia della baby sitter che del bambino tramite un’analisi allargata tra 423 bambini afro-americani in età d’asilo provenienti da famiglie a basso reddito e delle loro aiutanti.

È stato osservato che le baby sitter che avevano completato il liceo vanno dal dentista 1. 76 volte più spesso di quelle che non hanno terminato gli studi. A loro volta, i bambini le cui tate hanno avuto una formazione di scuola superiore hanno 5,78 volte più probabilità di andare dal dentista. Inoltre, quelli che hanno frequentato di più uno studio odontoiatrico avevano il 26 per cento in meno di denti cariati mai trattati prima rispetto ai bambini che non conoscevano visite di routine. In più, i bambini con baby sitter dotate di maggior livello di istruzione avevano il 34 per cento in meno di denti cariati mai trattati e il 28 per cento in meno, di cariati o otturati.

Intitolata "Caregiver's Education Level and Child's Dental Caries in African Americans: A Path Analytic Study” e condotto da ricercatori della Case Western Reserve University in collaborazione con l'Università di Washington, l’analisi è stato pubblicata nel numero di marzo della rivista “Caries Research”.

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