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La carie e l’igiene orale nei bambini. Ciò che dovrebbe essere e che invece è

Giuseppe Marzo

Giuseppe Marzo

mar. 6 febbraio 2018

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I dati pubblicati dal Ministero della Sanità rivelano che la prevalenza della carie si attesta sul livello del 21,6% per gli individui di 4 anni e al 43,1% per gli individui di 12 anni. Altro dato che fa riflettere: a 14 anni il 33% dei ragazzi non ha mai fatto una visita odontoiatrica. Di qui alcuni interrogativi: quando fare la prima visita dal dentista, quando iniziare a lavare i denti ai bambini, se curare o no i denti da latte? Risponde il neo presidente della Società Italiana di Odontoiatria Infantile (Sioi) Luigi Paglia.

«L’igiene orale comincia da bambini – dice – Le manovre di igiene dovrebbero iniziare fin da subito, o il prima possibile, con l’utilizzo di una garza bagnata da passare sulle gengive e sulla lingua dei piccoli, ancora prima che spuntino i dentini, sia per rimuovere residui di cibo sia perché l’attenzione all’igiene orale diventi un’abitudine».

Ma l’igiene orale non si ferma ai neonati, anzi segue, e sempre con maggiore efficacia, il bambino nella crescita. «Una volta che i dentini da latte fanno la loro comparsa, oltre alla garza – osserva – è bene utilizzare due volte al giorno, mattina e sera, uno spazzolino a setole morbide che deve essere passato sulle superfici dentali contando fino a sei per dente. Questo perché i bimbi devono imparare a far rientrare l’igiene orale nella loro quotidianità e i genitori, fungendo da buon esempio, dovrebbero lavarsi i denti con loro per stimolare una sorta di spirito di emulazione».

Quando dovrebbe essere effettuata la prima visita odontoiatrica? «Al solo a scopo conoscitivo e per controllare l’eruzione dei dentini da latte, dovrebbe essere effettuata a 1 anno, abituando così i piccoli a entrare anche in contatto con il dentista».

Invece, con preoccupazione, dati Istat attestano oltre il 33% degli adolescenti, ancora a 14 anni, non ha mai fatto una visita odontoiatrica o che, ancora, solo il 39% dei bambini si è sottoposto ad una visita odontoiatrica o ortodontica (in ribasso rispetto al 2005 quando erano il circa 41%), che il 22% lo ha fatto in un arco temporale più ampio (oltre un anno e entro i tre anni precedenti l’intervista) e più del 5% oltre i tre anni. Facendone poi le spese, e non solo economiche, da grandi.

Quali sono i rischi? «Con la mancata attenzione all’igiene orale si accentuano in età pediatrica ma anche adolescenziale e adulta, con problematiche che possono riguardare i denti, le carie, l’osso e le gengive sviluppando quindi gengiviti e disturbi parodontali. La perdita per carie o ascessi della dentatura da latte (decidua) può causare problemi ai dei denti permanenti – osserva – che potrebbero erompere storti, avere discolorazioni o una maggiore suscettibilità alla carie e perciò una potenziale di necessità di più cure odontoiatriche future».

Oltre alla mancata o scorretta informazione, la “crisi” è l’altra complice della poca attenzione al cavo orale: costi di accesso alle visite o alle terapie troppo elevati o scarsamente rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (in circa l’86% dei casi le cure odontoiatriche sono a carico del cittadino) con altresì una diseguaglianza nella loro distribuzione sul territorio, più evidente nel Centro (69%), nel Nord-est (67%) e nel Mezzogiorno (68%). A ciò si aggiungono il tempo risicato da dedicare alla salute, la poca dedizione da parte del genitore nel trasmettere al bimbo il valore della prevenzione. A partire dall’uso dello spazzolino: «Secondo le Linee Guida Nazionali – ricorda Paglia – il 73,7% dei bambini si lava i denti almeno due volte il giorno, il 23,5% lo fa solo una volta il giorno, il 2,4% non lo fa nemmeno con frequenza giornaliera e una quota dello 0,8% non li lava mai».

Le differenze di status, come nell’accesso alle cure odontoiatriche, determinano poi comportamenti meno appropriati: i bambini che vivono in famiglie con risorse economiche scarse o insufficienti nel 70% dei casi lavano i denti più di una volta al giorno, quota che sale al 75,4% tra quelli in famiglie che dichiarano risorse economiche ottime o adeguate. «Ma le “buone” regole della prevenzione e igiene orale – ammonisce – non possono e non devono, comunque e in nessuna condizione- socio-economica, essere né trascurate né dimenticate».

 

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