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Restaurare nell’altro colore: il rosa

Dr. Martin B. Goldstein
Martin B. Goldstein

Martin B. Goldstein

lun. 19 dicembre 2011

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Penso che ciascuno di noi prima o poi abbia acquistato dei prodotti per chiedersi poco dopo: “E ora cosa me ne faccio?”. Questo potrebbe descrivere come mi sono sentito io poco dopo aver acquistato Voco Amaris Gingiva. “AG”, come chiamo tale prodotto, è un sistema composito per il restauro cervicale di denti con il solo scopo di simulare l’aspetto del tessuto gengivale rispetto alla struttura dura del dente.  

Il sistema consiste in tre opachi (diverse tonalità di rosa) e di una pasta universale che Voco America chiama “Nature”. Si tratta di una pasta semi-traslucente che consente agli opachi prescelti (applicati singolarmente o miscelati) di trasparire e quindi influenzare l’aspetto finale del “restauro tissutale”.
Una pratica scala colori del tessuto vi aiuterà nella scelta. Per apprezzare “AG” si deve abbandonare il concetto che un restauro rosa ingannerebbe chiunque in caso di controllo a distanza ravvicinata. Ritrai le labbra del paziente, usa i tuoi occhiali ingrandenti (oppure no) e non avrai alcun problema ad identificare un restauro in composito rosa. Potresti perfino chiedere a te stesso, come ho fatto io: “Qual è il vantaggio?”. Ok, il vantaggio è questo: se tu o il tuo paziente siete interessati a mantenere la simmetria visiva del sorriso del paziente senza applicare inutilmente del composito del colore dei denti sulla faccia del paziente, allora AG potrebbe proprio essere la risposta.
Il caso che segue illustra che cosa intendo con il concetto di “mantenere la simmetria visiva del sorriso”.
Marlene, una nuova paziente del mio Studio, si è presentata con un ponte a più elementi abbastanza nuovo che mostrava carie avanzata sotto il moncone dell’elemento 8. Comprendendo il costo economico per sezionare o sostituire un restauro così ampio, ho concordato di tentare di salvare il ponte, restaurando, se possibile, l’elemento 8. Alla paziente è stato detto che il trattamento del canale radicolare poteva essere una possibilità.

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La Fig. 1 mostra la punta dell’iceberg mentre la Fig. 2 mostra la lesione cariosa dopo una gengivectomia con Laser a diodi (Biolase Ezlase). Fra l’altro, la bellezza di una gengivectomia con Laser, prima di utilizzare una fresa al carburo in tale zona, consiste nell’assenza di sanguinamento e della conseguente interferenza con l’adesione e rallentamento della procedura.
La Fig. 3 mostra la lesione radicolare ripulita dalla carie e pronta per il restauro. Mentre il restauro con composito del colore del dente è certamente una opzione ragionevole, l’altra opzione “rosa” fornisce una certa percentuale di isolamento da qualsiasi contrazione del tessuto che può verificarsi dopo la gengivectomia. Tale isolamento significa che, in un sorriso ampio, i denti 8 e 9 apparirebbero a prima vista della stessa lunghezza, mantenendo così la simmetria visuale del sorriso, come un camouflage, se volete.
Nella Fig. 4, viene usata una pasta vetroionomerica (Geristore, Denmat) come base del restauro, seguita da uno strato di adesivo automordenzante Futurabond DC di Voco.
La Fig. 5 mostra la scala colori in dotazione di AG per la scelta della tonalità di rosa che più si avvicina al tessuto adiacente.
Nella Fig. 7, si sceglie l’opaco “Light” e lo si applica sopra alla base in vetroionomero, seguito dalla pasta traslucente “Nature” per completare il restauro, come si vede nella Fig. 8.
La Fig. 9 mostra il risultato due settimane dopo l’operazione. Se si guarda da vicino, si noterà che il tessuto si sta rimarginando bene, ma vi è indicazione del fatto che potrebbe non riuscire a ritornare al suo livello originale. In ogni caso, se si dà un’occhiata alla stessa immagine, si noterà che gli elementi 8 e 9 rimangono visivamente simmetrici quando la paziente parla o sorride. Quindi, è stato mantenuto l’aspetto visivo del ponte.
Come dettato dall’esperienza, ci saranno molte situazioni dove restaurare in “rosa” avrà senso, soprattutto in caso di ampie abfraction dei canini che possono rovinare i sorrisi dei nostri piccoli pazienti. Anche gli impianti provvisori si prestano all’occasionale necessità di un’area cervicale rosa, soprattutto quando il posizionamento è più apicale di quello ideale (il che è capitato a tutti).
Considerate quindi l’opzione di un restauro “rosa” come un’altra cartuccia a vostra disposizione. Non userete Amaris Gingiva tutti i giorni, ma quando sarà necessario sarete contenti di averlo a disposizione e il vostro paziente ne rimarrà soddisfatto.
 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 3 di Cosmetic Dentistry Italy 2011.

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