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L’utilizzo di monconi in zirconio per il miglioramento dell’estetica rosa

Fig. 1. Visione frontale: notare il biotipo gengivale sottile della paziente.
P. Borelli, U. Marchesi

P. Borelli, U. Marchesi

lun. 3 febbraio 2014

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L’implantologia osteointegrata è diventata oggi la tecnica elettiva per la sostituzione dei denti mancanti o dei pilastri naturali non più recuperabili1. Appurato questo dato, la sfida attuale dell’implantologo è la ricerca di un risultato estetico ottimale, particolarmente impegnativa nei casi di implantologia in siti post-estrattivi, soprattutto in zona frontale.

Lindhe e Araujo hanno dimostrato che i cambiamenti che l’osso subisce dopo un’estrazione, a seguito della perdita di vascolarizzazione del legamento parodontale, sono per lo più a carico della corticale vestibolare, che va incontro a un maggior riassorbimento rispetto alla porzione palatina2. Come emerge dagli studi di Tarnow e collaboratori, per conseguire una migliore estetica è necessario che la distanza interimplantare sia di almeno 3 mm, al fine di rendere possibile l’ottenimento di una papilla interdentale stabile nel tempo3.

Nella pratica clinica non sempre però queste linee guida sono di facile applicazione, spesso anche a causa di un biotipo gengivale sottile, che difficilmente consente di nascondere le strutture protesiche tradizionali.

Nei casi in cui l’esigenza estetica è predominante si rende quindi indispensabile l’utilizzo di strutture metal-free, dotate di una translucenza simile a quella del dente naturale, garantendo un adeguato mimetismo estetico.

Leggi l'articolo completo nella sezione CLINICAL.

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