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Gli antichi abitanti di Pompei mangiavano meglio di noi e si prendevano grande cura dei loro denti. La prova viene dai nuovi studi effettuati sui calchi che conservano i resti dei pompeiani scomparsi con l’eruzione del Vesuvio, nel 79 Avanti Cristo.
I ricercatori si sono avvalsi della tomografia assiale computerizzata, meglio conta come TAC: metodologia utilizzata non solo in medicina, ma anche in archeologia, che consente di penetrare i materiali, in questo caso i calchi in gesso, senza danneggiarli. I test stanno fornendo interessanti dettagli su quella antica comunità: dalle malattie più diffuse, alla dieta alimentare. Massimo Osanna, soprintendente speciale per Pompei: «Dai denti viene fuori un’assenza di carie molto interessante. Non ci stupisce: conoscevamo la dieta mediterranea, che in fondo ha degli aspetti molto positivi. E questo aspetto viene proprio fuori dall’analisi che si sta facendo di recente».
Il progetto coinvolge non solo archeologi, ma anche ingegneri informatici, radiologi e – per l’appunto – ortodontisti. L’analisi con lo scanner ha permesso di esaminare anche la struttura ossea delle vittime di Pompei. E da questo studio è emerso che molti abitanti sarebbero morti per cause diverse dal soffocamento. «Si è molto discusso su come sono morte le vittime che sono state trovate, oltre mille sul sito di Pompei – spiega Osanna – Dalle analisi delle ossa vengono fuori anche traumi cranici. Questo vuol dire che molti sono morti anche per il collasso dei soffitti, sotto la pressione della pomice. La pomice è molto leggera, ma quando si accumula per due metri può far crollare i soffitti. E molti sono morti proprio per questo».
I ricercatori sperano di scoprire ancora di più su una comunità, la cui improvvisa scomparsa ha da sempre affascinato gli storici.
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