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Nuove speranze per i pazienti affetti da parodontite?

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Jeanne R. Bosecker

Jeanne R. Bosecker

mer. 21 dicembre 2011

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Da igienisti dentali vorremmo che i nostri pazienti siano il più possibile sani. Questo significa avere la capacità e le conoscenze di curarli nel modo più efficace possibile. Quando un paziente si presenta con una parodontite, le modalità per il trattamento di questa condizione sono detartrasi e levigatura radicolare con o senza chirurgia ossea.  

Tuttavia, che dire dei casi che non rispondono bene a questi trattamenti? È importante essere aggiornati sullo sviluppo di nuove cure che possono fornire qualche speranza in più ai nostri pazienti.
Questo potrebbe richiedere una ricerca al di fuori del settore dentale. Sono venuta a conoscenza di questo nuovo trattamento per l’osteoporosi da un mio paziente che è medico ortopedico.
Siamo tutti a conoscenza dell’utilizzo dei bifosfonati per il trattamento dell’osteoporosi e delle possibili complicazioni che questi comportano. Un nuovo farmaco per l’osteoporosi si è dimostrato utile per la rigenerazione ossea. Si tratta del Teriparatide, commercializzato con il nome di Forsteo, un ormone paratiroideo somministrato con un’iniezione giornaliera.
Forsteo viene usato nel trattamento dell’osteoporosi per quei casi che non rispondono ai trattamenti tradizionali. Tuttavia, essendo appena stato introdotto, è ancora molto costoso per il paziente, di conseguenza i bifosfonati rappresentano ancora la prima scelta per curare questo disturbo.
Forsteo è una parte dell’ormone paratiroideo umano (PTH), sequenza di aminoacidi da 1 a 34, della molecola completa di 84 aminoacidi. Il PTH è il principale regolatore del metabolismo del calcio e fosfato nelle ossa e nei reni. Il PTH aumenta i livelli sierici di calcio in parte causati da riassorbimento osseo. Così, livelli cronicamente elevati di PTH possono portare a un impoverimento dei depositi delle ossa, tuttavia, l’esposizione intermittente con un’iniezione quotidiana di 20 microgrammi, attiva più gli osteoblasti che gli osteoclasti. Iniezioni giornaliere di teriparatide hanno l’effetto di stimolare la formazione di nuovo tessuto osseo, con conseguente aumento della densità ossea minerale. La teriparatide è stata approvata dalla Food and Drug Administration il 26 novembre 2002, per il trattamento dell’osteoporosi negli uomini e nelle donne dopo la menopausa che sono ad alto rischio di fratture. Il farmaco è anche omologato per aumentare la massa ossea negli uomini affetti da osteoporosi primaria o da ipogonadismo, che sono ad alto rischio di fratture. È il primo, e attualmente l’unico, agente per il trattamento dell’osteoporosi approvato dalla Fda, che stimola la formazione di nuovo osso.
Quando ho sentito parlare di Forsteo ero curiosa di capire se era stato fatto qualche studio sulla rigenerazione dell’osso alveolare. Provate a immaginare: un farmaco che può rigenerare l’osso della mascella potrebbe potenzialmente curare la parodontite? Che cosa fantastica per l’odontoiatria!
È emerso un solo studio a riguardo, condotto presso l’Università del Michigan, “Teriparatide and Osseous Regeneration in the Oral Cavity”. Lo studio è stato effettuato su 40 pazienti affetti da grave parodontite cronica, sottoposti a chirurgia parodontale e iniezioni giornaliere di teriparatide o placebo, con integrazione di calcio e vitamina D per via orale; il tutto per la durata di sei settimane. Dopodichè i pazienti sono stati seguiti per un anno.
Il risultato principale era la misurazione radiografica lineare del livello dell’osso alveolare. Il guadagno medio lineare in osso dopo un anno nei pazienti che assumevano teriparatide è stato del 29%, contro il 3% nei pazienti trattati con placebo. La riduzione della profondità di sondaggio parodontale è stata del 33% contro il 20% e l’aumento del livello di attacco clinico del 22% contro il 7%. La teriparatide, rispetto al placebo, era associata a risultati clinici migliori, miglioramento dei difetti dell’osso alveolare e accelerazione della guarigione della ferita ossea nella cavità orale.
In questo studio non sono stati rilevati effetti collaterali, ma la popolazione campione era molto piccola. Negli studi sugli animali è stato dimostrato che la teriparatide aumenta il rischio di osteosarcoma. Questo è il rischio più grande con l’assunzione di Forsteo, ed è piuttosto serio. I pazienti con una storia di morbo di Paget osseo o di aumenti inspiegabili di siero fosfato alcalino, epifisi aperte o che abbiano effettuato in precedenza radioterapia che coinvolgesse lo scheletro, non devono assumere Forsteo. I pazienti trattati con Forsteo non dovrebbero fumare e bere alcolici, e gli effetti indesiderati più comunemente riportati sono nausea, crampi alle gambe e vertigini.
Forsteo è sicuramente un metodo promettente per il trattamento della malattia parodontale, ma il rischio di cancro alle ossa è sicuramente qualcosa che pazienti e medici devono tenere in considerazione. Come medici dobbiamo ricordare che i metodi tradizionali hanno avuto successo e dovrebbero essere utilizzati per primi, Forsteo può essere utilizzato nei casi che non rispondono alla detartrasi, alla levigatura radicolare o alla chirurgia parodontale.
Forsteo sicuramente cambierà il modo in cui vediamo i casi di parodontite, ma in questo momento è un trattamento rischioso e non è stato studiato a sufficienza con i pazienti affetti da questo disturbo per poter dire con certezza che riuscirà a sradicare la malattia parodontale.
L’introduzione di questo farmaco e la possibilità di nuove modalità di trattamento, offrono qualche prospettiva per i nostri pazienti, ma abbiamo bisogno di maggiori informazioni.
Devono essere effettuati ulteriori studi e raccolte maggiori informazioni, prima di poter decidere se Forsteo sia un trattamento appropriato per i casi parodontali più complessi. Si spera in futuro di saperne di più su questo farmaco e sulle sue applicazioni in odontoiatria.
Nel frattempo, continueremo a fornire ai nostri pazienti le migliori cure parodontali possibili con i nostri metodi tradizionali. Il futuro è radioso per l’odontoiatria!

Nota: Questo articolo è stato originariamente pubblicato in Hygiene Tribune U.S. Edition, vol. 4 n. 9, settembre 2011.

La Bibiliografia completa è disponibile presso l’Editore.

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