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Secondo i ricercatori della Georgia Health Sciences University, l’utilizzo di proteine di induzione ossea per l’incremento del seno mascellare potrebbe migliorare il successo implantare nei casi in cui la perdita ossea rappresenti una sfida. L’assottigliamento osseo rappresenta una causa e/o una conseguenza comune della perdita di elementi dentali e i ricercatori sono impegnati a trovare metodi migliori per ricostruire l’osso che sia diventato troppo sottile per supportare l’ancoraggio degli impianti dentali.
La soluzione attualmente più adottata è quella di utilizzare innesti ossei per stabilizzare la base implantare. Questa tecnica, però, può essere problematica, “soprattutto perche richiede ulteriori chirurgie per prelevare l’osso”, afferma Dr. Ulf M. E. Wikesjö, professore associato ad interim per la ricerca presso il
GHSU College of Dental Medicine.
In studi su animali, con il suo staff del GHSU Laboratory for Applied Periodontal & Craniofacial Regeneration ha scoperto che, impiantando nel seno proteine morfogenetiche ossee, dopo quattro settimane si ottiene una maggior formazione di osso rispetto all’uso di innesti ossei convenzionali nello stesso sito. “Abbiamo scoperto che le BMP inducevano una qualità ossea superiore, il che migliora le possibilità di successo del trattamento implantare” ha affermato Wikesjö. “Le BMP sono eccezionali perché sono un prodotto facile da usare e che può produrre risultati reali e potrebbero diventare il nuovo gold standard di queste procedure”.
Secondo la American Association of Oral and Maxillofacial Surgeons, il 69% degli adulti di età compresa tra 35 e 44 anni ha perso almeno un dente a causa di carie, malattia o trauma e il 26% degli adulti ha perso tutti i denti permanenti all’età di 74 anni. Prima della disponibilità degli impianti, le sole opzioni di trattamento possibili erano le protesi o i ponti ed entrambe queste soluzioni potevano portare a un’ulteriore futura perdita ossea. Gli impianti assicurano ai pazienti numerosi vantaggi, tra cui un miglioramento della salute orale, dell’aspetto, della fonetica, della praticità e della masticazione.
I risultati dello studio pilota del gruppo di lavoro di Wikesjö sono stati presentati al meeting annuale della Academy of Osseointegration tenutosi a Washington, D.C. Tra i collaboratori di Wikesjö sono da ricordare i dottori Jaebum Lee, Cristiano Susin, Nancy Rodriguez e Jamie de Stefano.
Secondo l’Ontario Ministry of Health, dal 2004 due prodotti BMP hanno già ricevuto l’approvazione dell’Health Canada. Uno degli utilizzi approvati è quello per il trattamento delle fratture delle ossa lunghe. Un altro tipo di BMP è stato approvato per l’utilizzo delle procedure di fusione spinale in pazienti con malattia degenerativa del disco, eliminando la necessità dei tradizionali innesti ossei prelevati dalle pelvi.
Le BMP sono state scoperte dal chirurgo ortopedico Marshall Urist. Nel 2001, un articolo sul Los Angeles Times affermava che: “Urist è noto soprattutto per la sua scoperta nel 1965 della proteina ossea morfogenetica, o BMP, una sostanza prodotta geneticamente che aiuta l’osso a rigenerarsi inducendo alcuni tipi di tessuti connettivi e altre cellule non specializzate a diventare cellule ossee. In più di 20 anni di sperimentazione, Urist ha dimostrato che la BMP potrebbe essere utilizzata per costruire tessuto osseo vivente intorno a perni e viti chirurgici al fine di riparare spalle e anche altre ossa fratturate”.
Secondo Frost and Sullivan, una società che da 50 anni opera nell’ambito delle ricerche di mercato, il mercato della BMP ha iniziato ad aprirsi nel 2001 a seguito dell’approvazione della U.S. FDA per l’utilizzo clinico della BMP. Da allora, il mercato ha continuato a cresce e altri prodotti BMP hanno ottenuto l’approvazione di FDA, Health Canada e altre istituzioni in altri paesi. I costi dei trattamenti rimangono relativamente alti, soprattutto se confrontati con quelli degli innesti ossei tradizionali.
Focalizzata sulle chirurgie spinali, una ricerca di mercato sulla BMP del settembre 2008 a cura di Frost e Sullivan afferma che: “Il vantaggio principale dei fattori di crescita ossei rispetto agli alloinnesti di tessuto osseo è che essi non dipendono dalla disponibilità di tessuto umano donato. Inoltre, dato il potenziale rischio di trasmissione di malattie, i materiali sintetici e i fattori di crescita possono essere percepiti come più sicuri degli alloinnesti. Ora sono disponibili diversi nuovi prodotti che cercano di combinare le caratteristiche dei materiali sintetici e naturali in un solo prodotto, ottimizzato per una rapida riparazione e rigenerazione ossea”.
Fonte: Georgia Health Sciences University; the Medical Advisory Secretariat, Ontario Ministry of Health and Long-Term Care; and Frost & Sullivan.
L'articolo è stato pubblicato su Implant Tribune di maggio 2012.
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