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Gli studenti di odontoiatria non sono esenti dal rischio di ferite da taglio e da punta

Un nuovo studio raccomanda di migliorare i protocolli di sicurezza per gli studenti di medicina per quanto riguarda le ferite da taglio nei corsi di formazion. (Immagine: FS Stock/Shutterstock)

mar. 30 aprile 2024

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PLYMOUTH, Regno Unito: Le conseguenze delle ferite da taglio in ambito clinico vanno oltre il danno fisico immediato, producendo potenzialmente ansia, depressione e persino un disturbo da stress post-traumatico nelle persone colpite. Un recente studio condotto in un contesto universitario britannico ha esplorato l’occorrenza e le conseguenze delle ferite da taglio e da punta tra gli studenti di medicina e ha stabilito che i traumi da taglio e da punta meritano di essere approfonditi, in particolare a causa della scarsa segnalazione e della necessità di migliorare la formazione.

Lo studio si è concentrato su un tema precedentemente poco esplorato, ovvero la misura in cui gli studenti di discipline mediche sono stati colpiti da ferite da taglio e da punta, il tasso di segnalazione di tali ferite e le ragioni della mancata segnalazione. Un sondaggio online è stato inviato a 3.372 studenti di varie discipline sanitarie di un’università del Regno Unito, con un tasso di risposta del 21,47%.

I ricercatori hanno rilevato un tasso di incidenza del 13% di ferite da taglio tra gli intervistati, che si verificavano prevalentemente al mattino ed era collegato a dispositivi come ampolle di vetro e vari tipi di aghi. Anche le frese dentali sono state indicate come fonte di lesioni per gli studenti di odontoiatria. Un dato significativo è che le lesioni non erano limitate alle facoltà attese quali infermieristica, medicina e odontoiatria, ma si estendevano anche agli studenti di podologia, ostetricia, paramedicina e persino di terapia occupazionale. Le cause principali attribuite a questi infortuni sono state le attrezzature utilizzate, la negligenza e l’inesperienza, mostrando la necessità di una migliore istruzione e formazione per la gestione sicura e la prevenzione di tali infortuni.

Lo studio ha anche mostrato i luoghi in cui è più probabile che si verifichino queste lesioni: le sale di trattamento, i letti dei pazienti e le cliniche. Sorprendentemente, una parte considerevole di questi incidenti si è verificata in ambienti di simulazione didattica, suggerendo la necessità di protocolli di sicurezza rigorosi anche all’interno di ambienti di apprendimento controllati.

La mancata segnalazione di tali incidenti è stata un’altra area di preoccupazione: oltre la metà degli infortuni non è stata segnalata, principalmente a causa della percezione che gli infortuni fossero di lieve entità o che riguardassero attrezzature pulite. Questa sottodenuncia sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza e di sistemi che incoraggino la denuncia e forniscano il necessario supporto post-infortunio, compresa la consulenza psicologica.

Forse la cosa più preoccupante è stata la scoperta che alcuni studenti abbiano mostrato segni compatibili con il disturbo da stress post-traumatico dopo aver subito una ferita da taglio, un fatto che accentua il profondo impatto emotivo e psicologico che questi incidenti possono avere. Ciò richiede un approccio più olistico alla formazione e al supporto, che affronti non solo i rischi fisici associati alle ferite da taglio o da punta, ma anche il loro potenziale trauma psicologico di lunga durata.

Lo studio non solo amplia la nostra comprensione della prevalenza e della varietà delle ferite da taglio e da punta tra gli studenti delle facoltà sanitarie, ma evidenzia anche le lacune critiche in termini di formazione, meccanismi di segnalazione e supporto psicologico. Pone le basi per la ricerca futura e lo sviluppo di politiche, con l’obiettivo di salvaguardare il futuro degli operatori sanitari del settore dentale dalle cicatrici fisiche e psicologiche che queste lesioni prevenibili possono infliggere.

Lo studio, intitolato “An exploration of sharps injuries within healthcare students at a UK university”, è stato pubblicato online il 14 marzo 2024 su Journal of Infection Prevention, prima dell’inclusione in un numero.

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