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Impianti post-estrattivi immediati nei settori estetici: l’importanza della selezione del caso tramite un esame CBCT ad alta risoluzione

La situazione clinica iniziale.
G.B. Greco, D.A. Di Stefano

G.B. Greco, D.A. Di Stefano

mer. 28 settembre 2016

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Il posizionamento di un impianto post-estrattivo immediato in zona estetica è una procedura consolidata e ben documentata3,11,12. Il suo successo dipende tuttavia da una selezione attenta del paziente; se questa non è eseguita secondo un preciso albero decisionale, il rischio di fallimento implantare ed estetico è elevato6. In seguito all’estrazione, il processo alveolare subisce una sequenza di eventi ben nota che può condurre ad un certo grado di riassorbimento osseo1,18,24.

L’inserimento di un impianto non permette di prevenire questi cambiamenti tridimensionali dell’osso alveolare; anzi, il posizionamento errato di un impianto immediato può favorire il riassorbimento osseo e accelerare la migrazione in senso apicale dei tessuti molli, specialmente a carico del versante vestibolare10,13. Queste conseguenze possono essere evitate solo attraverso un’attenta diagnosi preoperatoria, che preveda la pianificazione dell’inserimento implantare solo in funzione di una precisa valutazione delle caratteristiche dell’osso alveolare4,8.
Alcuni autori suggeriscono, per evitare il riassorbimento del processo alveolare, di eseguire sempre contestualmente delle procedure mirate alla conservazione del processo alveolare5,16. Altri suggeriscono addirittura di astenersi dal posizionare impianti post-estrattivi immediati in zona estetica (tra cui Quirynen e collaboratori, i quali dichiarano: «Quando i clinici operano nella zona estetica può essere ragionevole attendere la guarigione dei tessuti molli e duri per permettere di compensare il riassorbimento al versante vestibolare»)17.
Tuttavia, sia il biotipo parodontale14,15 sia lo spessore osseo iniziale8,20 possono influenzare in modo significativo il riassorbimento dell’osso vestibolare che segue l’estrazione. Infatti, pazienti che presentano un biotipo gengivale spesso e una parete ossea vestibolare, a livello coronale, densa e più spessa di 2 mm, mostrano, a seguito di un’estrazione atraumatica, una scarsa tendenza al riassorbimento del processo alveolare. Inoltre l’esame CBCT è in grado di mostrare l’eventuale evoluzione verso una possibile anchilosi della radice del dente. Questo consente di valutare il rischio di perdita della parete ossea vestibolare durante l’estrazione. Nella pianificazione di un inserimento implantare post-estrattivo immediato finalizzato al carico immediato è quindi fondamentale essere in grado di ottenere informazioni precise e affidabili in merito al biotipo gengivale, allo spessore della corticale vestibolare e allo spessore del legamento parodontale. In questo contesto, oltre all’esecuzione di un attento esame clinico risulta cruciale, per valutare correttamente lo spessore della corticale vestibolare e del legamento parodontale, la qualità della scansioni CBCT. Il chirurgo orale dovrebbe infatti avvalersi solo di dispositivi CBCT in grado di produrre scansioni di alta qualità e ad alta risoluzione e che, possibilmente, misurino la densità ossea in termini di unità Hounsfield (HU) assolute19 o per i quali esistano parametri di conversione noti e certificati tra le unità HU ed i voxel values (VV) misurati. Data la ridotta dose di radiazioni cui è esposto il paziente che si sottopone a una CBCT, questa può essere eseguita in relativa sicurezza anche per pianificare l’estrazione e la riabilitazione di un elemento singolo9,23,25. Il caso che segue illustra questo tipo di approccio.

 

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