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I fitoterapici sono efficaci nella cura della malattia parodontale?

AIRO

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mar. 30 maggio 2017

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Fitoterapici a base di componenti naturali, preparati a base di erbe che contengono principi attivi di piante o di altri componenti vegetali vengono percepiti come mezzi terapeutici con effetti benefici su malattie sistemiche e sempre più utilizzati nel trattamento delle terapie parodontali. Ma è tutto vero? Quali sono le loro potenzialità? Come agiscono? Questo articolo desidera aprire una finestra sul loro utilizzo, sulle piante più studiate e sulla loro azione.

Revisione della letteratura prof. Luca Viganò

Circa l’80% della popolazione mondiale usa erbe o derivati nella cura di varie patologie o manifestazioni sistemiche. I prodotti a base di erbe sono preferiti, sempre con maggior frequenza, ai farmaci convenzionali per l’ampia attività biologica, una maggiore sicurezza, e principalmente per assenza o scarsi effetti collaterali. Resta da dimostrare la loro efficacia. Inoltre, uno dei problemi più seri sono le resistenze derivanti dall’uso di antisettici, chemioterapici e antibiotici. La parodontite è una malattia infiammatoria cronica che induce la distruzione delle strutture di supporto degli elementi dentali. L’etiologia multifattoriale con la formazione di periodontopatogeni è il problema cruciale nell’avvio e nella progressione della malattia. L’accumulo di placca consente la crescita di batteri anaerobi, che porta alla reclutamento e all’attivazione dei neutrofili. Questa attivazione si traduce ulteriormente nella deregolazione delle citochine pro-infiammatorie e porta anche al rilascio di enzimi neutrofili e all’attivazione del ROS (stress ossidativo e formazione di radicali liberi).

Non possiamo vederli né sentirli, sono subdoli e silenziosi, eppure i radicali liberi dell’ossigeno (ROS; molecole instabili di ossigeno) rappresentano una costante minaccia per il nostro organismo, perché ne minano l’integrità esercitando una vera e propria aggressione cellulare.
Lo stress ossidativo è un fenomeno derivante dalla particolare condizione di equilibrio fra processi ossidativi e riduttivi che avvengono continuamente in ogni cellula durante le complesse trasformazioni biochimiche del metabolismo fisiologico. Gran parte dei processi biologici generano normalmente radicali liberi che possono avere effetti addirittura benefici (ad esempio, i processi di difesa immunitaria), ma quando la formazione dei radicali liberi diventa eccessiva, possono essere estremamente distruttivi e attaccare componenti fondamentali delle cellule, come lipidi, proteine e DNA. Di conseguenza, i sistemi viventi sono caratterizzati dalla presenza di efficienti sistemi naturali di difesa antiossidanti, parte dei quali sono composti endogeni (es., enzimi e metallo-proteine), mentre altri vengono introdotti con gli alimenti (es., vitamine). L’esposizione prolungata del tessuto connettivo a questi insulti determina la degradazione e la successiva perdita di supporto del legamento e dell’osso alveolare che, come risultato finale, si esprime localmente con perdita degli elementi dentali e, a livello sistemico, con effetti collaterali ampiamente documentati. La terapia parodontale ci offre due opzioni: chirurgica e non chirurgica. Inoltre, ci offre la gestione del processo di malattia. L’utilizzo di vari antimicrobici e agenti chemioterapici, come la clorexidina, il triclosan, il Cetylpyridinium chloride, le piperacilline o tetracicline topiche sono stati provati e testati nella gestione delle malattie periodontali. Oppure un approccio diverso, che mira all’eradicazione dei patogeni per competizione, utilizzando sostanze a base naturale o metodiche non chirurgiche che prevedono l’ossigeno come veicolo di riduzione flogistica.

A causa della sua genesi multifattoriale, l’eziologia, il complesso processo della malattia e il suo trattamento, la parodontite rappresenta ancora un lavoro non così semplice per gli specialisti del cavo orale. Per questo motivo sono stati ricercati rimedi erboristici per ottenere effetti antimicrobici, antiossidante, antisettici, anti-infiammatori e anti-collagenasi.
La seguente recensione descrive brevemente il ruolo dello stress ossidativo nella parodontite e alcune sostanze naturali con potenziale antiossidante utilizzato al fine di gestirne gli effetti.
È ampiamente dimostrato che lo stress ossidativo è un’importante causa di danni cellulari associati all’iniziazione e alla progressione di molte malattie croniche. Una recente recensione di Bullon descrive le prove alla base delle relazioni tra parodontite cronica, ateromi o il diabete, in cui il danno intracellulare, ossia lo stress ossidativo e la derivante disfunzione mitocondriale con conseguente effetto pro-ossidante a dispetto di quello antiossidante, induce la produzione di molecole come il superossido anione, il perossido di idrogeno, ossido nitrico, acido ipocloroso, che insieme costituiscono il termine “ROS”. In sostanza, lo stress ossidativo è una condizione di sbilanciamento tra sostanze ossidanti e antiossidanti. Noi dobbiamo intervenire lì, nel ridurre gli effetti ossidanti, limitando l’eccessiva risposta dei neutrofili – prima linea della nostra difesa immunitaria. L’elevazione dell’effetto ossidante attiva il RANK-L, che è la causa del riassorbimento osseo locale e l’attività osteoclastica. Per combattere lo stress ossidativo, tutte le cellule del corpo sono dotate di un deposito intrinseco di molecole note come “antiossidanti”. Gli antiossidanti possono essere considerati come quelle sostanze che ritardano significativamente o inibiscono l’ossidazione di quel substrato. Numerosi studi hanno dimostrato che la capacità totale antiossidante nei pazienti con parodontite è significativamente più bassa rispetto a pazienti sani.

Questi risultati hanno indotto sempre di più l’uso di integratori esogeni per il trattamento della malattia parodontale. Ad esempio, le catechine del tè verde sono state osservate per avere profondi effetti sui patogeni parodontali. Su batteri anaerobici come il Porphyromonas gingivalis e la Prevotella, che sono tra i principali agenti eziologici in periodontite, alcuni studi in vitro hanno dimostrato che impedisce l’aderenza del P.gingivalis sulle mucose. La catechina presente nel tè verde è altamente specifica nel sopprimere Il riassorbimento osseo quando mediata da una risposta infiammatoria come nella malattia parodontale. Alcuni lavori hanno indicato che collutori contenenti catechine avevano un’efficacia antiplacca sovrapponibile a quella della clorexidina, se utilizzati per un periodo di almeno una settimana. Questi studi preliminari mostrano l’importanza di ulteriori ricerche per esplorare e valutare i benefici del tè verde e poterlo utilizzare nella gestione delle malattie periodontali. Altre sostanze naturali attualmente in fase di studio per la loro efficacia nel trattamento parodontale sono:

  • la Triphala: ben nota preparazione in polvere in ayurvedica, consiste di parti uguali di Amalaki (Emblica officinalis), Haritaki (Terminalia chebula) e Bahera (Terminalia belerica). Questa composizione ha un forte potere antimicrobico, antiossidante e anticollagenasi. Gli antiossidanti presenti nella Triphala sono in grado di ridurre lo stress ossidativo e proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi. Una ricerca clinica ha dimostrato che la Triphala ha un’efficace azione antiplacca e antiinfiammatoria come un collutorio di clorexidina allo 0,2%.
  • Rubia cordifolia: le radici di questa pianta sono state utilizzate nella medicina naturale. Essa contiene anche un composto organico noto come Alizarin, che dà il colore rosso ai coloranti tessili. La Mollugin, è la componente più importante contenuta nella R. cordifolia per la sua capacità antinfiammatoria. Un recente studio ha dimostrato che la Mollugin ha inibito la differenziazione degli osteoclasti indotta dal RANKL. Ovviamente, sono necessari ulteriori studi per utilizzare questo prodotto a base di erbe come approccio terapeutico per il trattamento di disturbi degenerativi ossei quali la parodontite, l’artrite reumatoide e l’osteoporosi per la sua capacità di agire sulle cellule ossee immature.
  • Piperina: è un alcaloide presente in piante come il Piper nigrum e il Piper longum. Dimostra proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie In un modello animale, questa sostanza riduceva i livelli di TNF-a. Un altro studio sui ratti ha rivelato che la piperina riduce significativamente la produzione di interleuchine-1b, MMP-8 e MMP-13. La piperina ha inibito chiaramente la perdita di osso alveolare e riformazione di strutture ossee trabecolari dose dipendente.
  • Sumac (Rhus coriaria): è una spezia ben nota utilizzata ampiamente nei medicinali a base di erbe per i suoi effetti antinfiammatori, antimicrobici e le proprietà antiossidanti. La letteratura esistente sul sumac mostra nello specifico l’attività antiossidante contro la perossidazione lipidica e sui radicali liberi.
  • Ginkbo Biloba: l’estratto di foglia G. biloba (EGb) è tra le erbe più utilizzate come supplemento dietetico negli Stati Uniti. È composto da ginkgo Glicosidi flavone (24%), terpenoidi (6%) e meno di 5 ppm di acido ginkgolico. I suoi effetti biologici sono legati all’attività sui radicali liberi, abbassando lo stress ossidativo l’infiammazione e l’attività osteoclastica indotta.
  • Psidium Guajava: presenta un’ottima proprietà antiossidante perché è principalmente ricca di vitamina C (acido ascorbico). Contiene anche quercetina, carotenoidi e polifenoli che aumentano il suo effetto antiossidante. Studiata in particolare per la sua efficacia nel ridurre il sanguinamento gengivale ausa stressate o affette da ansia e il perché del manifestarsi della sintomatologia solo nel cavo orale.


Conclusioni

Le terapie naturali stanno dimostrando di avere una vasta gamma di proprietà biologiche, antimicrobiche, antiossidanti ed effetti antiinfiammatori. Inoltre, sono presenti in alcuni fitoterapici elementi che riducono la perdita di osso alveolare, che è la caratteristica peculiare della parodontite.
Da ultimo, lo stress ossidativo e il suo danno indotto, che è causa della cronicità della malattia, può essere ridotto con grazie alla proprietà intrinseca antiossidante di queste erbe. Anche se molti studi hanno dimostrato l’efficacia delle erbe come alternativa alla terapia convenzionale, esiste ancora un vuoto nella ricerca rispetto all’applicazione clinica di questi agenti in parodontologia.
Progetti futuri mirati nell’apprendimento e al meccanismo d’azione di questi rimedi erboristici devono essere un traguardo da raggiungere al fine di ridurre la malattia e creare uno stadio di simbiosi scevro da effetti collaterali.

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