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“Escapologi” fiscali e affini, nuovi disperati in tempi di crisi

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A. Piccaluga

A. Piccaluga

gio. 18 maggio 2017

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In tempo di crisi, lo sappiamo, sono molti ad accantonare il senso etico concedendosi piccole o grandi scorciatoie. Evasioni, elusioni o “furberie” sono sempre esistite… ma l’attuale congiuntura economica ne rimpolpa le fila. Questi illeciti spaziano in ogni direzione. Non parliamo solo di mancati versamenti tributari o frodi dichiarative, ma anche di contesti più ampli. Dalla percezione in maniera illecita di finanziamenti pubblici, comunitari e nazionali, alle classiche truffe nel settore previdenziale e al sistema sanitario nazionale. Eppure è il caso di dire, mai quanto oggi, che “il crimine non paga”. Quanto meno non in ambito tributario.

Le entrate tributarie italiane sono in crescita costante nonostante una crisi economica devastante che spinge alla chiusura, alla svendita o alla fuga all’estero molte realtà imprenditoriali. Anche di rilievo. A fronte di meno imprese e meno floride quindi, l’Erario incassa ogni anno di più. Il che dovrebbe far comprendere quanto forte sia oggi il nostro erario. L’Agenzia delle Entrate non ha mai avuto a disposizione così tanti dati e strumenti di indagine tanto evoluti. Per la prima volta l’eterno confronto tra Stato e contribuente, vede lo Stato in posizione di dominio assoluto, dinanzi al quale individui ed enti sono in relativo.

Ciò nonostante il contribuente diventa spesso vittima ideale di tanti improvvisati soggetti che si propongono sul mercato speculando, talvolta, sulle insicurezze degli imprenditori. E sono davvero parecchi. Da tempo, ad esempio, proliferano agenzie ed associazioni che promettono inverosimili vittorie contro Equitalia e propongono di risolvere situazioni conflittuali che commercialisti fatti e finiti non hanno invece potuto superare.

Vi sono poi dei tributaristi internazionali, titolo altisonante quanto inconsistente, che millantano esperienze nello sfruttare triangolazioni estere e paradisi fiscali. Generici consulenti aziendali, garantiscono risanamenti societari su basi aleatorie. sedicenti consulenti bancari assicurano faraonici rimborsi instaurando contenziosi contro le banche ecc. Tutti chiaramente, in spregio alla natura del mandato, spergiurano su impossibili garanzie di risultato.

Il più eclettico di questi soggetti si è manifestato solo di recente: l’”escapologo” fiscale. A suo dire descrive una cinquantina di metodi, legali e non, per pagare meno imposte, tramite un popolare corso acquistabile on line. Non parla mai chiaramente di evasori o elusori, riferendosi ai suoi lettori, ma li dichiara elegantemente “imprenditori disinibiti”.

Quali sono questi segreti speciali che il creatore del corso detiene e che magnanimamente si propone di diffondere? Si tratta nella totalità dei casi d’informazioni piuttosto semplici, già note ai più. Per esempio rammenta il principio basilare della trasparenza fiscale e i suoi benefici, i noti vantaggi delle società a responsabilità limitata, la raccomandazione di ampli oggetti sociali, il distinguo tra tasse ed imposte, la deducibilità delle auto, del vestiario, dei viaggi o dei pranzi. O ancora delle spese di rappresentanza.

Nozioni insomma che, ancorché qui siano rappresentate avvolte da mistero rivelatorio, sono già note a tanti imprenditori, anche a quelli appena alfabetizzati. Ai commercialisti poi… non sto neanche a dirlo. Un sorriso lo ha strappato la tesi, venduta tra le varie soluzioni, di potersi dedurre fiscalmente l’amante. Assumendola oppure facendole aprire partita iva e chiedendole di fatturare periodicamente delle non ben definite prestazioni all’azienda.

Viene da domandarsi in quale realtà promiscua l’autore del corso immagini che l’imprenditore-medio recuperi le sue amanti. Il fatto di chiedere a una ragazza di recuperare fiscalmente le spese dei regali fatti è, già in se, imbarazzante. Cozza poi con la realtà quotidiana di una ragazza che abbia già un lavoro o degli introiti. E quanto si dovrebbe spendere poi in imposte e contributi in favore dell’amante?

Che dire? L’autore del corso dichiara di aver già venduto migliaia di copie. Considerando che ognuna di esse costa diverse centinaia di euro, va fatto un plauso alle sue capacità commerciali.

L’opprimente susseguirsi d’incombenze fiscali fa si che i commercialisti lavorino senza particolare teatralità e senza cercare di commercializzare la propria professionalità, ma qualsiasi vero consulente provvede già in sede di dichiarazione dei redditi ad applicare quegli accorgimenti legali che offrono vantaggi ai propri assistiti, provvede già a analizzare le criticità dello sviluppo imprenditoriale ed è autonomamente in grado di analizzare la situazione creditizia dei clienti. E se davvero non lo fa... bisogna chiedersi se per caso non ci sia qualche nostra corresponsabilità. Magari legata all’approccio con le sue parcelle.

La crisi è lunga, affligge da anni, e non sembra ancora realmente intenzionata a tramontare. Affrontiamola quindi con maturità, perché le scorciatoie, oggi come oggi, giovano solo a chi le propone.

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