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Sviluppi pubblici dell’odontoiatria privata in tempo di crisi

Gabriele Greco
Intervista a cura di P. Biancucci

Intervista a cura di P. Biancucci

ven. 5 luglio 2013

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La rete dell’odontoiatria privata è pronta a interagire con il Servizio Sanitario Nazionale a cominciare dalla prevenzione.

Quindi anche in quest’ambito della Sanità siamo in attesa delle risposte della politica. A Gabriele Greco – medico specialista in odontostomatologia, già presidente Andi Torino e Andi Piemonte per due trienni, oggi consigliere d’amministrazione di Andi Servizi e referente per il Piemonte della Quota B dell’ENPAM – chiediamo come è cambiata l’odontoiatria italiana a partire dagli anni Settanta, da quando è nato il Servizio Sanitario Nazionale.

Storicamente gestita da liberi professionisti, l’odontoiatria italiana ha continuato a svolgere la sua funzione con i privati e qualitativamente è una delle prime al mondo. I gradi se li è guadagnati sul campo, aspetto che i pazienti percepiscono e alla lunga premiano.

Qual è la situazione attuale del SSN? 
Da noi il disavanzo di 40 miliardi di euro mette la Sanità al primo posto nel bilancio negativo. Il problema di fondo è che questa crisi epocale, una delle peggiori della storia repubblicana, sta mettendo la Sanità italiana e il SSN alle corde. Vuoi perché inserita in un contesto di crisi economica globale, o perché, a differenza di altri paesi europei, veniamo da un ventennio nel quale la cieca contrapposizione tra berlusconismo e antiberlusconismo ha creato, non solo uno stallo, ma addirittura terra bruciata per una serie di iniziative e di riforme strutturali indispensabili a traghettare l’Italia nel terzo millennio.

Come si colloca la Sanità negli altri paesi europei?
La Sanità è il cardine ma contemporaneamente anche il muro del pianto di una Europa in costante fibrillazione sulle politiche di bilancio. Non siamo tuttavia gli unici visto che i tagli alla spesa sanitaria coinvolgono la totalità dei paesi colpiti dalla crisi: in Inghilterra si vogliono risparmiare 4 miliardi di sterline, riducendo personale e servizi per la salute; in Spagna i tagli, già operativi da due anni, nel 2013 subiranno un’ulteriore sforbiciata del 20%; in Portogallo 1 miliardo e 700 milioni in meno per cure pubbliche; in Grecia per Sanità e farmaci ulteriori riduzioni per 2 miliardi di euro e infine la Francia ha addirittura in programma 60 miliardi di spese in meno nel sociale entro il 2017.

E da noi cosa si prevede?
Non riesco a immaginare quali soluzioni verranno tirate fuori dal cilindro. Certo, come afferma il presidente Amedeo Bianco, sostenere il SSN significa non solo garantire un diritto costituzionale, ma anche “un formidabile strumento di coesione e identità civile del paese”.

Puntiamo il focus sull’odontoiatria, così ci può dire in merito?
È un problema infinitesimale nell’ambito della Sanità pubblica. Vero è che il 90% dell’odontoiatria italiana è garantita da studi privati e che la nostra è ai primi livelli, ma anche che nel 2012 le terapie odontoiatriche sono crollate del 40%. Una famiglia su tre non porta più i figli dal dentista, crescono le richieste di pagamenti dilazionati e il ricorso a prestiti. Ci si rivolge sempre più alle strutture pubbliche, ormai al collasso, dal momento su tutto il territorio nazionale operano 3.500 dentisti e 140 igienisti dentali. Al di là del volontariato, certamente un primo passo sarebbe garantire la detrazione dalle imposte delle spese dentistiche, proposta che è stata fatta da Andi nazionale, dal presidente Gianfranco Prada e da altri operatori.

Leggi l'intervista completa sul numero 7 di Dental Tribune 2013 (luglio-agosto).

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