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La bocca costituisce la prima sezione dell’apparato digerente, oltre a essere coinvolta in funzioni essenziali dell’apparato respiratorio. La sua complessità è ampiamente documentata nella letteratura scientifica. Sebbene nelle prime decadi del secolo scorso non fossero ancora pienamente comprese le sue correlazioni, oggi è riconosciuta come sede di manifestazioni primarie che possono influenzare l’intero organismo o essere riflesso di problematiche sistemiche rilevanti a livello orale.
Introduzione
Le condizioni che coinvolgono la mucosa orale e le gengive possono manifestarsi in varie forme, tra cui patologie traumatiche, infettive, infiammatorie, erosive, ulcerative, bollose, proliferative, vegetanti, precancerose o tumorali conclamate. Le gengive, in particolare, rivestono un ruolo fondamentale come parte dei tessuti di supporto dei denti, essendo parte del parodonto e, pertanto, suscettibili alle problematiche a esso associate.
Essendo parte integrante dell’apparato digerente, la mucosa orale e la lingua possono essere influenzate da fenomeni legati al metabolismo, alla disbiosi, alle carenze vitaminiche o a manifestazioni macroscopiche, quali discromie, erosioni (ad esempio, correlate al reflusso gastroesofageo) o ulcerazioni (con coinvolgimento del sistema immunitario), come nel caso della Stomatite Aftosa Recidivante (SAR), che coinvolge sia la mucosa orale che il tratto digestivo1. In questo contesto, reso sicuramente complesso dalla vasta rete di interconnessioni che permea la mucosa dell’intero tratto digerente, dalla bocca all’ano, la Zinco-L-Carnosina emerge come una soluzione terapeutica. Si tratta di una sostanza funzionale che sfrutta le sue proprietà antiossidanti, stabilizzanti delle membrane e modulatrici delle citochine, determinando effetti citoprotettivi e antinfiammatori sulla mucosa2, 3.
In campo gastroenterologico, la Zinco-L-Carnosina è impiegata nel trattamento dell’ulcera peptica, delle mucositi e delle esofagiti indotte da radio e chemioterapia4-6. Il suo impiego si è esteso anche alla prevenzione delle coliti ulcerose, delle ulcere iatrogene da endoscopia e delle problematiche emorroidarie. Lo zinco è un elemento fondamentale in vari sistemi enzimatici, comprese le metalloproteasi della matrice zinco-dipendenti, coinvolte nell’attività del sistema immunitario, nella sintesi proteica, nella sintesi del DNA e divisione cellulare. La sua carenza può causare infertilità, eruzioni cutanee o ritardo nella guarigione delle ferite, oltre a compromettere la sua azione antiossidante contro i radicali liberi dell’ossigeno.
La L-Carnosina è un dipeptide presente principalmente, ma non esclusivamente, nel muscolo animale, composto da β-alanina e L-Istidina. Dotata di tre gruppi ionizzabili, tra cui un gruppo carbossilico e un anello imidazolico, la L-Carnosina riveste un ruolo significativo in numerose funzioni fisiologiche riguardanti tessuto scheletrico, il muscolo cardiaco e i sistemi neuronali. è stato dimostrato che stimola azioni antiossidanti, sia enzimatiche che non enzimatiche, in vari organi come il fegato, il rene, il cervello e il muscolo scheletrico, esercitando effetti terapeutici sulla guarigione delle ferite, il controllo della glicemia, i danni ischemici, la neurodegenerazione e la proliferazione delle cellule tumorali. In sostanza, questo complesso di zinco e L-Carnosina, inizialmente utilizzato nella terapia antiulcera, è ora rivisitato con nuovi scopi terapeutici che vanno dall’eradicazione dell’Helicobacter pylori alla protezione della mucosa gastrointestinale da danni chimici e infiammatori. Quando ingerito, nei modelli animali, rimane altamente concentrato nello stomaco per almeno 4 ore, con picchi superiori rispetto alla sola L-Carnosina o al solfato di zinco, aderendo efficacemente alla mucosa ulcerata anziché rimanere inerte come un riempitivo nel lume. Questo fenomeno si osserva anche nella mucosa orale, con una chiara preferenza per le mucose lesionate, dove le reazioni di scambio dei ligandi risultano particolarmente efficaci: lo zinco si lega alle proteine carrier, mentre la L-Carnosina viene resa disponibile sul sito7. Quest’ultima è in grado di inibire l’induzione del TNF-α, compreso il signaling cellulare del TNF-α, in pazienti affetti da mucositi da chemio e radioterapia8.
Applicazioni sulla mucosa orale
In definitiva, la Zinco-L-Carnosina promuove il passaggio dalla fase infiammatoria a quella proliferativa tramite down-regulation dei segnali pro-infiammatori e la up-regulation dell’espressione dei segnali anti-infiammatori. Questo meccanismo riveste un ruolo cruciale durante il processo di guarigione delle ferite, in cui diverse tipologie cellulari - come cheratinociti, fibroblasti, cellule endoteliali e immunitarie - interagiscono in una sequenza sincronizzata, supportata da mediatori che orchestrano il programma biologico di riparazione9.
La formulazione di questo dispositivo medico consiste in 39,53 mg di Zinco-L-Carnosina per ogni 10 mL di sospensione, miscelata in acqua distillata e alginato di sodio. Oltre alla Zinco-L-Carnosina, il prodotto contiene idrossido di magnesio, sucralosio, glicerina, e metil-para-idrossibenzoato (commercializzato come Hepilor Collutorio, prodotto da Azienda Farmaceutica Italiana Srl). L’uso di questo prodotto è semplice e ben tollerato dai pazienti, non altera la sensibilità gustativa e non macchia i denti. Può essere utilizzato come collutorio, anche più volte al giorno. È indicato per tutte le lesioni, traumi e condizioni erosive e ulcerative della mucosa orale. La preparazione è già pronta all’uso, ha un colore bianco latte e un gusto gradevole. Si è dimostrato un rimedio eccellente per le condizioni caratterizzate da secchezza della bocca.
Caso clinico
Una paziente di 42 anni si è presentata per una visita odontoiatrica specialistica. Dopo aver raccolto un’anamnesi completa, che includeva informazioni fisiologiche e patologiche, sia remote che recenti, abbiamo proceduto con l’esame clinico, che nella nostra pratica prevede sempre una valutazione generale delle mucose, delle stazioni linfonodali e della funzionalità della deglutizione. La paziente era in ottima salute generale e orale, con un completo assetto dentario e una buona igiene orale. Durante l’ispezione, abbiamo individuato una lesione papillomatosa nella zona di transizione tra il palato duro e il palato molle sul lato sinistro (Fig. 1). La lesione, caratterizzata da villosità cheratinizzate, non presentava sanguinamento né spontaneo né contatto e non causava dolore. Alla palpazione, non abbiamo riscontrato linfonodi sublinguali, sottonucali o laterocervicali bilaterali. Abbiamo ipotizzato si trattasse di una lesione papillomatosa, ipotesi confermata successivamente dall’esame istologico.
Dopo aver ottenuto il consenso informato dalla paziente, che ha dichiarato di comprendere appieno la procedura chirurgica e le possibili complicanze, abbiamo pianificato l’intervento. La tecnica prevedeva l’escissione della lesione mediante un laser chirurgico di tipo LBO 532 nm (S5 laser, Lithium Triborate duplicato in frequenza, Lasering), con una potenza impostata a 3 watt e una fluenza di 95 J/cm2, veicolato attraverso una fibra ottica in silice da 300μm (Fig. 2). La lesione è stata rimossa in modo da preservare la struttura del campione e includere tessuto sano circostante sia in superficie che in profondità nel connettivo di sostegno (Fig. 3).
Il campione prelevato è stato conservato in formalina tamponata al 10% e inviato all’anatomo-patologo per l’analisi. La ferita chirurgica residua, non sanguinante grazie all’effetto del laser, è stata coperta con spugna di fibrina trattenuta da un punto di sutura che sarebbe caduto spontaneamente dopo un giorno. La paziente è stata dimessa con l’indicazione di evitare cibi solidi nelle prime 24 ore. Le è stato prescritto un collutorio a base di Zn-L-Carnosina (Hepilor, Industria Farmaceutica Italiana Srl) da utilizzare con risciacquo da trattenere in bocca per circa 2 minuti, tre volte al giorno. Il collutorio è ben tollerato, non macchia i denti, non altera il gusto e può essere utilizzato a lungo, specialmente in casi di ridotta salivazione, contribuendo a mantenere umida la mucosa.
La paziente è ritornata dopo una settimana senza segnalare alcun dolore o sanguinamento. All’esame clinico, i punti di sutura erano caduti spontaneamente e la mucosa presentava un aspetto soddisfacente, con il letto dell’ulcera quasi completamente coperto da nuovo epitelio (circa il 95% della superficie), destinato a maturare naturalmente nelle settimane successive (Fig. 4). La paziente è stata programmata per un controllo a due e tre settimane dall’intervento di escissione chirurgica della neoformazione (Fig. 5).
Discussione e conclusioni
I pazienti affetti da neoformazioni della mucosa orale possono essere sottoposti a diversi tipi di trattamento in base alla natura e all’estensione della lesione. In generale, quando è necessaria una biopsia, questa può essere incisionale o escissionale a seconda delle caratteristiche della formazione, della sua estensione e del coinvolgimento delle strutture anatomiche circostanti, oltre che dell’ipotesi diagnostica. L’obiettivo principale è sempre quello di ottenere una diagnosi accurata per fini terapeutici. Nel caso della biopsia escissionale, la rimozione della lesione è parte integrante della procedura, accompagnando direttamente la diagnosi istologica. Nel caso presentato, l’utilizzo del laser chirurgico ha prodotto effetti termici di carbonizzazione, creando una ferita caratterizzata da un aspetto crateriforme che si estendeva fino al tessuto connettivo basale. L’uso esclusivo del collutorio a base di Zn-L-Carnosina ha garantito un’efficace idratazione e protezione della mucosa trattata. La paziente non ha avvertito dolore e, dal punto di vista clinico, non si è verificata la formazione di escara necrotica. Nei giorni successivi, si è osservata una rapida epitelizzazione della lesione, completata entro circa 15 giorni. In conclusione, sebbene sia necessario aumentare la casistica, l’impiego del collutorio Hepilor a base di Zn-L-Carnosina si rivela un’opzione efficace e ben tollerata per favorire il processo di guarigione nelle neoformazioni della mucosa orale, garantendo idratazione e protezione senza provocare dolore o formazione di escara necrotica.
Autori
Alessandro Cipollina*, Francesco Cruciata**, Pier Michele Mandrillo***, Luca Comuzzi°, Danilo Rabita°°, Tea Romasco°°°, Adriano Piattelli°°°°, Natalia Di Pietro°°°
*Independent Researcher, 92019 Sciacca, Italy; **Independent Researcher, 91011 Alcamo, Italy; ***Independent Researcher, 74100 Taranto, Italy;
°Independent Researcher, 31020 San Vendemiano, Italy; °°Independent Researcher, 95021 Aci Castello, Italy;
°°°Department of Medical, Oral and Biotechnological Sciences, Center for Advanced Studies and Technology (CAST), “G. D’Annunzio” University of Chieti-Pescara, 66100 Chieti, Italy;
°°°°School of Dentistry, Saint Camillus International University of Health and Medical Sciences, 00131 Rome, Italy.
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