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A Villa Raby, sede dell’Ordine dei Medici di Torino si è svolto sabato 30 maggio a cura della CAO di Torino il “Traumatology Dental Day” iniziativa scaturita dal successo di un analogo incontro svoltosi sempre a Torino nello scorso anno. Responsabili scientifici, Gianluigi D’Agostino, presidente CAO di Torino, Patrizia Biancucci e Bartolomeo Griffa, anch’essi componenti CAO.
Nella prima sessione, presieduta da D’Agostino e da Gianvito Chiarello (segretario dell’Omceo di Bari) sono stati trattati temi quali linee guida, prevenzione e gestione clinica dei traumi e protocolli raccomandati dalla Dental Association of Dental Traumatology, fino al ruolo dell’ortodontista. Nella seconda, coordinata da Virginio Bobba (ANDI Torino) e Paolo Rosato (CAO), l’attenzione è stata concentrata sul “come comportarsi” del pediatra dinanzi ai traumi dentali, sulle nome comportamentali in traumatologia dentaria, sui traumi da maltrattamento e sulle responsabilità negli eventi sportivi. In conclusione di giornata la Tavola rotonda coordinata da Patrizia Biancucci.
Sull’attenzione ai traumi dentali da parte dei medici non odontoiatri si è dilungato Guido Giustetto, presidente dell’Ordine di Torino, sia nel suo intervento, sia nella breve intervista rilasciata a Dental Tribune. Medico di famiglia esperto di igiene preventiva, Giustetto afferma di esser stato colpito da vari aspetti: dalla frequenza dei traumi dentali, ad esempio, ma anche dall’apprendere che solo il 4 per cento dei medici non odontoiatri sa cosa fare per fronteggiarli. Altro motivo di sorpresa, la semplicità dell’intervento da compiere per salvare il dente avulso: basta conservarlo in acqua e latte prima di consegnarlo al dentista, nel più breve tempo possibile tuttavia (un’ora), essendo in tal caso, il tempo strettamente in funzione del risultato.
Ulteriore motivo di riflessione è che il 12 per cento dei traumi dentali è dovuto a violenza familiare, buona parte della quale rivolta anche agli anziani (non solo ai bambini). Nella metà dei casi si tratta di lesioni orofacciali. Il che spinge Giustetto ad osservare che «la bocca è un buon indicatore di violenza, ma occorre che il medico la sappia interpretare». Avendo tuttavia rilevato la scarsa partecipazione al convegno di medici “non dentisti” pur interessati al problema (medici di famiglia, di pronto soccorso e pediatri) il presidente dell’Ordine ha manifestato l’intenzione di avviare un’opera di sensibilizzazione presso le relative società scientifiche.
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