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Società scientifiche, professione, giovani e futuro. Intervista a largo raggio al presidente Cic, Scarparo

Patrizia Gatto

Patrizia Gatto

ven. 18 novembre 2011

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Mi ritengo fortunato, svolgo un lavoro che mi piace perchè con le mani e la mente sono in grado di aiutare le persone ad avere una buona salute orale. Mi piace relazionarmi con le persone, pazienti, collaboratori e colleghi. Il mondo che ruota attorno alla professione mi ha permesso di portare un contributo spero positivo alla professione stessa con l’esperienza associativa e scientifica in particolare.

Si è parlato di coordinamento corsi residenziali per evitare sovrapposizioni, coordinamento e rappresentanza verso le istituzioni, Ministero, Cao, ecc.. Quindi: quali le finalità e che ruolo riveste oggi il Cic?
Nel suo statuto ha vari scopi. In questi anni si è dedicato al coordinamento degli eventi delle società scientifiche aderenti. Più di recente ha saputo e voluto cogliere le opportunità createsi in virtù del serio lavoro svolto e della considerazione del mondo istituzionale odontoiatrico, partecipando nel 2008 con la Cao nazionale, alla preparazione del Nomenclatore Odontoiatrico, strumento di comunicazione per la categoria, un dizionario odontoiatrico. Con essa, su richiesta del Ministero della Salute e su mandato Fnomceo ha coordinato nel 2009 la preparazione e stesura delle “Raccomandazioni cliniche” il cui iter è quasi completo. Sempre stando agli scopi statutari che vedono “l’elaborazione dei progetti di formazione per l’accreditamento degli odontoiatri” nell’ottobre 2010 ha presentato domanda per divenire provider al Ministero della Salute (titolo conferitogli a gennaio 2011) in virtù del quale ha predisposto una FAD, gratuita, accessibile ai 12.000 iscritti alle società aderenti. Ha inoltre accreditato eventi residenziali delle società nel secondo semestre 2011 e ha in cantiere nel “Progetto formativo 2012” la preparazione di una Fad multidisciplinare (gratuita) per i soci, oltre all’accreditamento di sempre più numerosi eventi residenziali.

Quante le società scientifiche partecipanti e quali i criteri di ammissione?
Al momento sono 15. I criteri di ammissione sono sanciti dallo statuto: in primis svolgere attività scientifica e culturale sul territorio nazionale, il periodico rinnovo degli organi direttivi attraverso elezioni nelle quali i soci con diritto di voto possano accedere alle cariche elettive: una mission culturale e scientifica abbinata a criteri di democraticità.

Raccomandazioni cliniche: in questo caso il Cic ha avuto un ruolo istituzionale più evidente. Un’esperienza positiva?
Molto, soprattutto dal punto di vista della partecipazione e metodologico. Vedere intorno a un tavolo tutte le componenti culturali e scientifiche dell’odontoiatria a lavorare sodo è motivo di soddisfazione per tutti, segno di spirito di collaborazione, di grande e positivo cambiamento. Ne va dato atto al Ministero nella persona di Gherlone, alla capacità di Renzo, presidente Cao e del precedente esecutivo del Cic, Schiariti, Carnevale e Malentacca.

Il Cic è un provider scelto anche da importanti società scientifiche quali l’Aiop. Perché questo ruolo è così importante per il Cic nei confronti delle società scientifiche?
Parole come autorevolezza e considerazione sono la logica conseguenza dell’operosità, pertanto appena le società, mediante il Cic, decidono di essere parte attiva del loro operato, diventano interlocutore credibile e da rispettare in qualsiasi sede per dialogare sui temi che le riguardano: Ministero e Fnomceo innanzitutto.

Il Cic ha i corsi Fad gratuiti. Perché questa scelta?
All’articolo 3 dello statuto c’è scritto: “Il Comitato non ha scopo di lucro… per assicurare un programma di miglioramento culturale e scientifico”. Tutto qui, oltre al fatto che i soci hanno già pagato una quota alle società. Quindi la riteniamo una scelta corretta.

Perché con tanta offerta formativa anche il Cic ha deciso di occuparsene direttamente?
Il Cic non fa offerta formativa.

Ribadisco: tanta offerta formativa. Un segnale di pluralismo o no? Perché nonostante tutto solo un 25% degli iscritti dei dentisti partecipa a corsi, congressi o corsi Fad?
È vero. Solo alcuni partecipano alla convegnistica, ma non è un fenomeno solo nostro. Se osserviamo anche il mondo strettamente medico o quello di altre professioni i dati possono essere sovrapponibili. È un problema culturale. Forse l’obbligatorietà dell’Ecm vuol tentare di risolvere questa criticità ed elevare, o mantenere elevate, il livello delle prestazioni mediche e odontoiatriche.

Il sistema sanzionatorio che vuole attivare il Ministero attraverso l’Ordine sarà efficace?
Il lavoro della commissione Ecm è lodevole e cerca di risolvere i problemi senza preconcetti, con intenti corretti. Il nuovo regolamento penalizza però alcuni tipi di eventi quali ad esempio i congressi odontoiatrici con più di 200 partecipanti. Ritengo pertanto nostro dovere assistere la commissione con suggerimenti soprattutto per quanto riguarda l’attribuzione di crediti all’odontoiatria che ha un sistema congressuale completamente diverso da quello di area medica cui forse si sono ispirati nell’elaborazione della parte legata all’attribuzione dei punti. Gli odontoiatri che partecipano a un congresso rinunciano a giornate lavorative (quindi mancato guadagno), pagano di tasca propria spese di viaggio, iscrizione al congresso, ristorazione ecc. Hanno pertanto la massima motivazione ad apprendere e a trasferire nella pratica clinica le nuove conoscenze. Questo va premiato, non sottovalutato. È uno degli obiettivi che il Cic sta portando avanti con grande determinazione e spero con positivi risultati.

Come vede l’attuale momento di transizione della professione? Quali gli sbocchi?
È un momento di grande cambiamento come per tutte le professioni, da tempo se ne avvertivano i primi segni. La soluzione per tutti i mali delle professioni non credo sia prerogativa di qualcuno in particolare. E comunque la qualità della prestazione odontoiatrica (non voglio parlare di eccellenza anche se prerogativa delle società Scientifiche) ritengo sia sempre la risposta giusta alla richiesta di salute dei pazienti. Attorno al concetto di qualità ed eticità il professionista deve costruire quel che ritiene giusto e più adatto al proprio profilo.

Lei sostiene che il medico ovvero il dentista deve occuparsi anche della sua attività da un punto di vista manageriale. Quindi è d’accordo che comunque la complessità della professione fa sì che privatamente si debbano gestire vere e proprie piccole o complesse imprese?
Qualsiasi attività deve essere sostenibile economicamente. Anzi deve sostenere economicamente chi la svolge e ovviamente anche l’odontoiatra. Il punto è un altro: l’odontoiatra fa il dentista, scusi il gioco di parole, perché l’ha scelto. L’imprenditore ha come primo obiettivo il profitto, perché l’ha scelto e se si occupa di salute, ha di sicuro un approccio diverso da quello del professionista. Questo può costituire una criticità e alcuni fatti in questi giorni lo dimostrano. Criticità che possono determinare un rischio per la salute devono essere portate all’attenzione della politica che deve legiferare a tutela proprio dei cittadini.

Investire oggi è un rischio o una grande opportunità?
Se si intende investire nel proprio lavoro nelle forme dell’aggiornamento culturale e strutturale, credo che sia sicuramente un’opportunità obbligatoria. Il detto “Chi si ferma è perduto” vale sempre, forse ora più che mai. Per quanto riguarda investire soldi, speranze e tempo per avviare un percorso formativo che porti a esercitare la professione di odontoiatra, chi ha molta determinazione abbinata a capacità uno sbocco lo trova sempre. Nel mondo c’è posto per tutti e spero anche per mio figlio che ha scelto invece di fare il musicista.

Siamo entrati nel merito della professione. Avete aperto una collaborazione con l’Enpam: le società scientifiche del Cic avranno un desk attivo e non solo istituzionale ai congressi (si era parlato dell’importanza di far conoscere ai giovani le opportunità per crearsi una pensione futura ndr.)
Avere progetti, iniziative è un dovere quando si svolge un ruolo al servizio di altri. Dare opportunità di conoscenza è anche dare la possibilità più diretta agli odontoiatri delle società di conoscere la loro posizione previdenziale principale che è quella Enpam. Il problema della previdenza, di grande attualità, è un tema che il professionista dovrebbe affrontare sin dal primo giorno di lavoro. Abbiamo pertanto avvertito la necessità di sensibilizzare i giovani affinché si attivino subito e permettere ai professionisti più maturi di fare il punto di una situazione che si può concretizzare talvolta in una sorpresa agrodolce.

Negli scorsi anni (e mesi) i toni polemici tra le diverse componenti della categoria sembravano riflettere un po’ il “nostro teatrino italiano”. Adesso invece si assiste a una voglia costruttiva di collaborare e a un ridursi delle polemiche, proprio a partire dall’accordo Enpam.
È vero i toni si sono abbassati: si leggono e ascoltano frasi che trasmettono uno spirito diverso. Spero che ciò sia legato a una volontà politica diversa e non a una necessità derivante dal fatto che la durezza della contingenza mette d’accordo tutti.

Una domanda a sorpresa. Nella sua carriera cosa ripeterebbe e cosa cambierebbe?
La risposta forse potrebbe sembrare scontata: io ripeterei tutto, forse con qualche variazione, ma sempre sul tema. Mi ritengo fortunato, svolgo un lavoro che mi piace perchè con le mani e la mente sono in grado di aiutare le persone ad avere una buona salute orale. Mi piace relazionarmi con le persone, pazienti, collaboratori e colleghi. Il mondo che ruota attorno alla professione mi ha permesso di portare un contributo spero positivo alla professione stessa con l’esperienza associativa e scientifica in particolare. Credo nel fondamentale ruolo delle professioni in una società democratica e lo porterò sempre avanti come impegno personale. Le attività che ho svolto mi hanno dato la possibilità di conoscere molte persone e questa è una ricchezza. I rapporti umani basati sulla stima e amicizia alla fine sono il bagaglio che rimane, dopo tutto e nonostante tutto.

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