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Società scientifiche: numeri e momento storico

mer. 5 dicembre 2012

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Dental Tribune ha posto due audaci domande al Presidente del Cic Francesco Scarparo, il quale esprime il suo punto di vista su presente e futuro delle società scientifiche.

Il proliferare di società scientifiche e di eventi in Italia (ma non solo) come si concilia con le restrizioni dei budget aziendali degli sponsor (senza i quali non si può portare avanti né società scientifiche, né eventi)?
In occasione di un Congresso internazionale, diversi anni fa, conversavo con un collega straniero sulla situazione dell’odontoiatria e dell’aggiornamento professionale e, parlando del ruolo delle società scientifiche italiane, rimase molto stupito del fatto che ci fossero così tante società scientifiche odontoiatriche, e ancor più stupito del fatto che ci fossero più società afferenti alla stessa specialità. I primi giorni di quest’ultimo ottobre si è ripetuto un’incontro del tutto simile, era cambiato il mio interlocutore ma gli argomenti sono stati gli stessi e lo stupore anche!
Allora non è cambiato niente da allora ad adesso? Sì un qualche cambiamento c’è stato, sono ulteriormente proliferate le società.
L’Italia dei campanili può forse non esserlo anche a livello di società
scientifiche, ci mancherebbe. Di recente sono stato invitato al primo congresso dell’ennesima società scientifica di ambito chirurgico implantare, se ne sentiva veramente il bisogno!
In buona sostanza è un tema molto complesso e noi italiani siamo ben classificati nella graduatoria delle complicazioni (purtroppo non in altre), però, in questo grigiore, si possono intravedere dei cambiamenti, quali? Ci sono state delle società che hanno ridotto rispetto al passato il numero di eventi che svolgevano durante l’anno e altre che hanno iniziato un percorso sinergico, congressi o corsi di aggiornamento assieme ad altre società, affini o conseguenti in una logica terapeutica e voglio sperare che queste scelte, e in parte lo sono, siano frutto di una “visione” del futuro di queste stesse società e non solo dettate da esigenze economiche o dalla necessità di fare numero per sopravvivere.
Diversi anni fa, incontrando istituzionalmente il responsabile di un’importante azienda del settore, persona che stimo, si parlava della possibilità di ridurre il numero degli eventi e lui accolse, anzi, auspicò un tale percorso, ma dalle parole non si passò ai fatti, quindi le “colpe” sono equamente distribuite, le SS hanno timore di perdere appeal riducendo il numero degli incontri e le aziende di perdere possibili contatti a favore della concorrenza salvo poi lamentarsi in ripetitive giaculatorie sulla proliferazione degli eventi e sul loro estenuante peregrinare lungo l’italico suolo.
Manca la “visione” del futuro e delle cose, ed anche il coraggio, che vada al di là dell’immediato esercizio del ciclo di una legislatura “scientifica” e del presente di una azienda.
Le SS dovrebbero farsi forti della qualità, che è eccellente, dei loro eventi e non farsi condizionare da timori che possono essere in buona parte infondati.
Ma, anche qui, ci potrebbe essere probabilmente un cambiamento forse dettato da fattori congiunturali perché come si usa dire, sono due cose che “livellano” e una di queste è la mancanza di denaro, ecco probabilmente la contrazione delle risorse economiche farà fare di necessità virtù. Lasciatemi però dire quanto meglio sarebbe se si arrivasse a questo, maggiori e importanti sinergie tra società e ottimizzazione degli eventi, in conseguenza anzi per meglio dire, in virtù di una volontà dettata da strategie frutto di una “visione” del futuro del nostro mondo scientifico, scelte magari difficili e al momento poco condivise; e su queste un aiutino potrebbe arrivare anche di una semplice analisi di quanto avviene in paesi più virtuosi, dagli altri ci può essere sempre da imparare.
Uno dei compiti del CIC dovrebbe essere anche questo, essendo slegato dalle quotidiane e reali necessità della singola società e avendo soprattutto un punto di osservazione privilegiato.

È stato ribadito che le società scientifiche hanno come massimo scopo la ricerca. Ma ne siamo davvero sicuri che questo sia il fine ultimo di questa espansione numerica delle società scientifiche?
Dell’espansione numerica delle società scientifiche abbiamo già scritto e non credo proprio che le due cose siano collegate, tutt’altro.
Se per ricerca intendiamo quella che nell’immaginario collettivo è identificata nel ricercatore che trascorre il suo tempo in laboratorio parliamo di altra cosa. La ricerca è un settore strettamente dipendente dalle risorse economiche e nel mondo di solito è prerogativa dell’università e delle aziende, per cui la ricerca in senso stretto mal si concilia con le società scientifiche di cui stiamo parlando. Le società scientifiche odontoiatriche italiane, quantomeno alcune di loro, svolgono un’attività prevalentemente di tipo clinico e questo avviene anche in collaborazione con le università dal momento che quasi tutte hanno al loro interno docenti e libero professionisti. Non c’è solo la ricerca tra gli scopi statutari delle SS ma anche quello di favorire la cultura odontoiatrica presso la professione e di promuovere la salute orale della popolazione e questi sono sicuramente degli scopi e obiettivi che le società rappresentate dal CIC svolgono in modo eccellente anche uscendo dagli abituali confini del mondo odontoiatrico e questo costituisce un importante occasione di conoscenza presso il grande pubblico.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 12 di Dental Tribune Italy 2012.

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