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Se si chiede a Maria Licia Boldi, presidente Aidi, quale sia stata la specificità del XXII Congresso intitolato “L’igienista dentale tra scienza e interdisciplinarietà” (28-29 settembre, Hotel Melià di Milano), l’accento viene subito posto sull’abbinamento tra i corsi monografici e le classiche relazioni “ex cathedra”, da cui scaturisce, quale conseguenza virtuosa, un’elevata qualità di formazione.
“Un conto – osserva infatti la Boldi – è seguire una relazione, un conto è partecipare al corso con un numero chiuso, un approfondimento del tema e il rapporto diretto, vis-à-vis, tra partecipante e relatore”. Formula peraltro adottata già l’anno scorso, e che certamente verrà perseguita in futuro, essendone stata collaudata l’efficacia.
Entrando più nel dettaglio del congresso, “nella parte plenaria – dice – abbiamo lanciato degli argomenti, dando una specie di ‘antipasto tematico’ tanto per ingolosire, per poi andare a individuare gli aspetti più vissuti, legati alla professione quotidiana: delucidazioni sulla pratica e sulle leggi, sulla patologia orale che non sempre viene approfondita. Noi non pretendiamo, si badi bene, di fare diagnosi, ma possiamo certamente accorgerci se qualcosa non va. Da questo nostro ‘ruolo sentinella’, importantissimo, scaturisce la nostra dignità professionale: basti pensare al problema del cancro orale e alla sua individuazione precoce”.
L’accenno al ruolo dell’igienista richiama fatalmente anche quello del suo rapporto con l’odontoiatra. “Purtroppo non sempre il nostro è un ruolo riconosciuto. Ma siamo sinceri, questo si verifica soprattutto in periferia, dove più frequenti sono chiusure e arroccamenti, per il timore di veder defraudati spazi professionali. Mentre è così importante lavorare insieme. C’è da dire, tuttavia, e con tutta chiarezza, che in sede centrale l’atteggiamento è completamente diverso: apertura, comprensione, considerazione”.
L’accenno al rapporto odontoiatra/igienista richiama, a latere, il problema degli studi di Igienistica dentale autonomi, per ora relativamente rari: “Sono scettica sulla loro apertura, ma lo sono anche sugli studi che non hanno un igienista o ce l’hanno solo come specchietto per le allodole. Perché un giorno c’è e negli altri ci sono i suoi ‘sostituti’”.
Problema dell’abusivismo, quindi, che nel dentale, come è noto, non investe solamente (e pesantemente) la figura centrale del team ma, in misura altrettanto consistente, anche l’igienista. Molto esplicito appare quindi l’interrogativo che campeggia sul volantino distribuito al Congresso: “Sai chi ti mette le mani in bocca?”. Diffuso dal 6 al 13 ottobre durante la “Giornata internazionale dell’Igiene dentale”, in programma in ventidue città e in date diverse, “non consiste solamente – sottolinea – in una materiale operazione di volantinaggio, ma viene valorizzata da chiarimenti e spiegazioni ‘on the spot’”. Una campagna d’informazione ravvicinata di cui, a ben vedere, è espressione anche l’istituzione di un numero verde dedicato.
Al di là dei contenuti scientifici, eppur pregevoli e accattivanti, illustrati a Milano, il tema dominante del Congresso si può dire sia stato quello che permea un po’ tutte le attività collegiali degli igienisti, al di là delle posizioni delle varie sigle: ossia il loro ruolo, nella prospettiva attuale e in quella futura. È riemerso chiaramente venerdì 28, in apertura di Congresso, dalla “Question time sulle problematiche relative agli sviluppi della professione”. Sul vasto tema la Boldi torna volentieri, proiettandolo in prospettiva: “Oggi l’atteggiamento ancillare verso l’odontoiatra è ancora diffuso – riflette. Conto molto tuttavia sugli studenti, igienisti di domani, per liberarsi dai residui ancillari e divenire veri professionisti. Essere professionista – sottolinea – è innanzitutto una forma mentis per conquistare la quale non basta nemmeno l’apertura di uno studio in proprio”.
Un segnale di maturazione di una coscienza professionale autonoma c’è: “Ho notato che per molti studenti il divenire igienista dentale costituisce una prima scelta, non solo un ripiego nell’attesa di superare l’esame di accesso ad Odontoiatria. E questo è gratificante”.
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