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Rigenerazione ossea: i maggiori esperti al 2° simposio GBR

Il secondo GBR Symposium si è tenuto venerdì 14 e sabato 15 ottobre presso lo Zanhotel Centergross di Bologna.
L. Grivet Brancot

L. Grivet Brancot

mar. 25 ottobre 2016

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Il 2° GBR Symposium ha preso il via venerdì 14 e sabato 15 ottobre allo Zanhotel Centergross di Bologna, sede funzionale, lontana da distrazioni urbane, che ha ospitato due giornate molto intense cui hanno preso parte 15 cultori della materia che hanno intrattenuto la platea con nozioni ed esperienze senza tuttavia risparmiare la presentazione dei casi falliti o parzialmente riusciti, fonte di riflessione e grande insegnamento.

Roberto Pistilli, Marzio Todisco con Marco Ronda e Fabrizio Belleggia hanno introdotto i vari argomenti poi trattati nel prosieguo delle due giornate, dando la sensazione che non vi sarebbe stato il rischio di distrarsi per ritmo serrato e pregnanza degli argomenti in programma. Così infatti è stato, le giornate si sono dipanate tra una pausa fugace e brevi intervalli, rincorrendo il tempo. Ha aperto Paolo Rossetti condividendo la sua esperienza di figlio d’arte che introduce la GBR (Guided Bone Regeneration) nella routine professionale, concentrandosi su alcuni aspetti salienti della curva di apprendimento e la propedeuticità di questa tecnica, nei confronti della protesi, anticipando l’affermazione di Marzio Todisco secondo cui oggi il 40% degli impianti è inserito in siti rigenerati come sostenuto da Daniel Buser al Dental Implant Complications Symposium di New York (marzo 2012).

Di preservazione e ricostruzione alveolare ha parlato Roberto Luongo con dovizia di informazioni pratiche da adottare già il lunedì successivo nella propria pratica clinica. Filippo Fontana, navigato “gibierrista”, ha gestito con maestria l’ingrato argomento delle complicanze, con l’uso di membrane vs griglie paragrafo, tema non affrontato spesso in conferenze e congressi. Carlo Maria Soardi ha quindi declinato la GBR attraverso una serie di occasioni di chirurgia mininvasiva legando il tutto anch’egli alla casistica quotidiana, non all’odontoiatria della “domenica” solo da esibire dimostrando con i casi esposti l’inserimento degli impianti nei siti più funzionali per l’allestimento della protesi.

A proposito delle scelte terapeutiche tra impianto corto, ora molto di moda, e differenti tecniche di rigenerazione verticale hanno duettato con grande dovizia di particolari Andrea Chierico e Alessandro Cucchi. La giornata si è conclusa con una simpatica ed istruttiva iniziativa che ha coinvolto relatori e partecipanti, invitandoli ad esprimersi a proposito delle possibili soluzioni di due casi illustrati: i piani di cura scaturiti sono stati più numerosi dei potenziali terapeuti.

Roberto Pistilli nella pratica ospedaliera si è dedicato alla ricostruzione dei mascellari in qualità di chirurgo maxillo facciale fin da prima che la GBR prendesse piede. Con l’occhio dell’addetto alla chirurgia maggiore ha ripercorso l’evoluzione nelle tecniche e materiali impiegati attraverso un excursus tra i vari siti donatori tra ala iliaca e calvaria e le miscele dei vari materiali e proporzioni alchemiche, testate dalla nascita della GBR fino ad oggi, rendendo partecipi dei pro e dei contro delle varie tecniche e materiali sul mercato, alcuni dei quali scomparsi nel tempo, giustificando scelte e abbandoni. Il suo punto di vista ha varie valenze in quanto rappresenta l’espressione del maxillo facciale che opera in una struttura pubblica dove partecipa ad una grande casistica, ma esercita la libera professione con problematiche simili.

Marco Ronda ha presentato i risultati dei suoi lavori a 15 anni evidenziando i tassi di sopravvivenza implantare conseguiti, enfatizzando attraverso i casi esposti la buona prognosi della GBR a lungo termine. A inoltre fatto il punto sulla necessità di una banda di tessuto epitelio-connettivale attorno agli impianti in grado di migliorare la sopravvivenza di quelli inseriti in osso nativo o rigenerato, in particolare nella mandibola posteriore, zona assai sensibile alla perimplantite.

Sabato mattina prima delle nove, mentre la sala si popolava è apparso colui che sembrava un ragazzino che ha iniziato ad armeggiare sul podio del conferenziere, senza che nessuno ci facesse caso più di tanto. Non era un ragazzino qualunque, ma Istvan Urban, l’attuale guru della rigenerazione dei tessuti duri e molli.
Come alcuni relatori prima di lui (tra cui Luca Signorini) ha fatto precedere la propria relazione da richiami anatomici corredati da immagini ricavate dalla dissezione su cadavere finalizzata all’argomento specifico. Attraverso un excursus che ha toccato tutta la storia della GBR, Urban ha presentato una carrellata di casi cogliendo l’occasione per dare informazioni sempre confortate da una copiosa bibliografia prodotta negli anni. Ogni caso era corredato da Rx, foto e commentato con dovizia di particolari tali da indurre nell’ascoltatore la sensazione di poter ripetere l’intervento nel proprio studio, come capita ogni volta che l’oratore segue un metodo e lo partecipa.

Anche in questa disciplina, perseguire l’obbiettivo reiterando gli stessi atti affinandoli ogni volta, porta al conseguimento dei migliori risultati. Ha dato la sensazione che la rigenerazione verticale e orizzontale sia oggi senza segreti, una “passeggiata” da compiere ricalcando le sue orme per giungere alla meta certa, trattando casi in cui la dimestichezza della GBR era una delle componenti indispensabili accompagnata ad una padronanza della parodontologia e dell’estetica oltre che della capacità di inquadrare il caso chirurgicamente e protesicamente, con competenze in grado di gestire i tessuti duri e molli in una visione prospettica foriera di risultati brillanti.

La seconda parte della mattinata ha visto sul palco Eiji Funakoshi il quale ha sempre adottato una tecnica che non prevede il rilascio dei lembi per coprire gli incrementi di cresta ma solo l’accollamento dei lembi su una membrana in PTFE (Polytetrafluorethylene) denso, tenuta in situ dalle suture in PTFE per un periodo di 3-4 settimane, sufficiente per la sottostante riepitelizzazione a copertura dell’innesto. Funakoshi ha mostrato casi di preservazione dell’alveolo post estrattivo e altri molto complessi trattati con la stessa metodica amplificata in funzione delle dimensioni dei difetti, pur percorrendo il medesimo iter. Alla rimozione della membrana in PTFE denso, copre il sito mediante una membrana in collagene.

Sulla scia di queste premesse ha commentato una serie di casi confortando le premesse esposte, tra un diffuso stupore ed ammirazione in quanto, il sollevamento di lembi, in particolare quelli di notevoli dimensioni, impiegati per coprire gli innesti necessari a ricostruire le porzioni tridimensionali dei processi alveolari atrofici, deve essere di vaste dimensioni necessitando quindi di scollamenti ampi con edemi ed ecchimosi di grandi dimensioni.

I relatori sul palco hanno richiamato la bibliografia di Massimo Simion e Carlo Tinti, antesignani della rigenerazione in Italia e all’estero. Nella consensus conference di sabato pomeriggio sono state proposte le linee guida per la GBR. La sintesi potrebbe trovarsi in un adagio classico: grandi lembi, grandi rigenerazioni, a volte con grandi ematomi; piccoli lembi, piccole rigenerazioni, ma sempre presenti le immancabili membrane.

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