Riduzione della carica virale di aerosol

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Riduzione della carica virale di aerosol per ridurre la diffusione di SARS-CoV-2

Jeremy Booth, DTI

Jeremy Booth, DTI

ven. 24 aprile 2020

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I dentisti e i loro pazienti affrontano un rischio maggiore di infezione da SARS-CoV-2 a causa del volume e della carica virale di aerosol che si generano durante le procedure cliniche negli studi odontoiatrici.

MUMBAI, India. I dentisti e i loro pazienti sono sempre più preoccupati per l’elevato rischio di infezione da SARS-CoV-2 negli studi odontoiatrici a causa della generazione di aerosol durante le procedure cliniche. Il dott. Rajeev Chitguppi, periodontista e formatore di Mumbai, ha notato che l’aggiunta di povidone-iodio (PVP-I) alla bottiglia d’acqua collegata al riunito, che si utilizza nei manipoli ad alta velocità, potrebbe ridurre al minimo la diffusione del virus negli studi dentistici.

Chitguppi afferma che tale protocollo di sicurezza potrebbe rappresentare una soluzione semplice per superare la sfida di rendere più sicuri gli studi dentistici e le cliniche durante la pandemia. Chitguppi ha raccolto prove consolidate dalla letteratura scientifica come punto di partenza per ciò che ha proposto come ipotesi per un ulteriore sviluppo da parte della comunità dentale internazionale: in primo luogo, la trasmissione di goccioline e aerosol di SARS-CoV-2 è la maggiore preoccupazione per gli studi dentistici perché è difficile evitare la generazione di elevate quantità di aerosol e goccioline mescolate con la saliva del paziente e persino il sangue durante le procedure dentali; in secondo luogo, le formulazioni PCP-I hanno dimostrato oltre il 99,99% di attività contro il virus Ebola, il coronavirus MERS, il coronavirus SARS, il virus dell’influenza e i virus che più comunemente causano l’insorgenza dell’afta epizootica; e, in terzo luogo, la rapida efficacia batterica e viricida delle soluzioni di povidone-iodio (come nei collutori) contro agenti patogeni che causano infezioni del tratto respiratorio sono state osservate in studio in vitro e in vivo e il profilo di sicurezza stabilito dell’antisettico fornisce una forte incentivo per il suo utilizzo nella gestione dell’igiene in ambienti ad alto rischio. Inoltre, sono emerse prove del fatto che le soluzioni PVP-I hanno un’attività viricida più elevata rispetto ad altri agenti antisettici comunemente usati, come la clorexidina e il benzalconio cloruro. In uno degli studi citati da Chitguppi, i ricercatori hanno quindi proposto di utilizzare un’inalazione nasale e un lavaggio orofaringeo in PVP-I standardizzati durante l’attuale pandemia di COVID-19 per limitare la diffusione della SARS-CoV-2 tra pazienti e operatori sanitari.

Considerando che è un irrigante raccomandato per l’uso con uno scaler ad ultrasuoni con un rapporto di diluizione specifico, Chitguppi ha proposto ai dentisti di considerare l’utilizzo di una soluzione PVP-I come irrigante con manipoli ad alta velocità. Un aspetto importante da tenere in considerazione è la modalità con cui i dispositivi possano funzionare e la loro manutenzione.

L’ipotesi di Chitguppi e le prove scientifiche a supporto sono state pubblicate su ResearchGate all’inizio di aprile e sul sito web di Dental Tribune in South Asia e le sue proposte hanno ricevuto molto interesse e feedback da parte dei dentisti e dei colleghi ricercatori.

Dental Tribune International ha intervistato il dott. Chitguppi riguardo al lavoro svolto per ridurre il rischio di trasissione di SARS-CoV-2 in ambito dentale, perché oggi rendere le cliniche dentali più sicure durante l’epidemia di COVID-19 è sicuramente la priorità.

Chitguppi ha affermato che il lavoro è iniziato dopo che un articolo del New York Times del 15 marzo è diventato virale nella comunità dentale, un articolo che affermava che i professionisti dentali corrono un rischio maggiore di contrarre il coronavirus. “L’intera comunità dentale si è impegnata a confrontarsi su ciò che doveva essere fatto al fine di ridurre il rischio di trasmissione di malattie nelle cliniche dentali. L’India ha annunciato un blocco di 21 giorni dal 24 marzo e la principale preoccupazione tra i dentisti nel Paese è stata quella su ciò che dovranno fare quando riapriranno le loro cliniche dopo la fine del blocco” ha spiegato. Ulteriori ricerche hanno confermato la preoccupazione più critica nelle cliniche dentali, ovvero la trasmissione di goccioline e aerosol di SARS-CoV-2 e che per esempio i manipoli dentali ad alta velocità generano una grande quantità di aerosol e goccioline che sono abbastanza piccole da rimanere sospese nell’aria per prolungati periodi prima di stabilirsi su superfici ambientali o entrare nel tratto respiratorio.

Ridurre il rischio basato sull’aerosol è fondamentale e Chitguppi afferma che è la carica virale negli aerosol, e non gli aerosol stessi, alla base del rischio A fondamento della sua ricerca c’era questa domanda: “non possiamo prevenire la generazione di aerosol nelle cliniche dentali, ma possiamo minimizzare la carica virale negli aerosol?”.

“Il rischio di trasmissione dagli aerosol è reale, quindi dobbiamo esaminare i modi per controllare la qualità – carica virale – e la quantità – volume- di aerosol generati” ha continuato Chitguppi. Inoltre ha affermato che i dentisti sono alla ricerca di una soluzione pratica ed economica. Ha sottolineato che la sua ipotesi deve essere ancora validata, ma ha aggiunto che la risposta della comunità dentale è stata positiva.

“Nelle successive 24 ore dalla mia pubblicazione, il dott. Raghu Narayan, endodontista di Bangalore in India, ha creato un prototipo per testare la mia idea: un semplice esperimento per verificare il modo in cui il PVP-I si mescola con le particelle nella generazione di aerosol. Ora sto cercando di condividerlo con diversi ricercatori e collaborare con loro in modo che l’ipotesi possa essere verificata accuratamente per consentirci di ottenere prove concrete sulle modifiche necessarie per renderlo applicabile nella pratica clinica”. Ha inoltre aggiunto: “il rischio di trasmissione dagli aerosol è reale, quindi dobbiamo cercare modi per controllare la qualità (ovvero la carica virale) e la quantità (il volume) di aerosol generali. Per quanto riguarda la qualità degli aerosol, non sto solo considerando il PVP-I. Esistono anche altri agenti che hanno dimostrato di avere un’attività viricida, come l’ipoclorito di sodio, il biossido di cloro e l’acqua ossigenata. Dobbiamo lavorare su tutte le opzioni e testarle prima di elaborare le migliori raccomandazioni e linee guida. Inoltre, vi è un crescente interesse nello sviluppo di dispositivi come filtri e aspiratori extraorali che possono ridurre il volume di aerosol generati nelle cliniche dentali”.

Chitguppi è anche il direttore esecutivo della pubblicazione del Dental Tribune South Asia e ha invitato i professionisti del settore dentale a pensare e condividere le loro idee su nuove soluzioni per migliorare la sicurezza nello studio dentistico. Spera che questa iniziativa servirà come punto di partenza e lavoro di squadra tra dentisti e partner del settore.

 

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