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Ridurre la dose di radiazioni in radiologia maxillo-facciale non altera l’efficacia diagnostica

Un recente studio ha scoperto che ridurre la radiazione del paziente al 20% del protocollo raccomandato dal produttore non compromette la qualità dell’immagine CBCT (Image: Massimo Cattaneo/Shutterstock).
Iveta Ramonaite, Dental Tribune International

Iveta Ramonaite, Dental Tribune International

mer. 10 novembre 2021

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MALMÖ, Svezia: La diagnostica radiografica è ampiamente utilizzata nell’assistenza sanitaria in quanto fornisce importanti informazioni diagnostiche che possono contribuire a migliorare gli esiti terapeutici. Ad esempio, un protocollo di scansione CBCT è un valido strumento di esame in radiologia orale e maxillo-facciale ed è facilmente reperibile negli studi dentistici grazie alla sua facilità d’uso.

Tuttavia, una scansione CBCT produce una dose di radiazioni relativamente elevata rispetto ad altri protocolli di scansione, e nuovi studi hanno dimostrato che la sua efficacia rimane invariata anche dopo aver ridotto la dose di radiazioni a un quinto del livello raccomandato dal produttore.

Per ottenere uno “sguardo” migliore di un sito lesionato, il chirurgo spesso fa riferimento alla scansione CBCT. Ad esempio, una scansione CBCT può essere uno strumento prezioso per la diagnosi e la pianificazione del trattamento dei pazienti con disturbi temporomandibolari, in quanto aiuta i medici a valutare le alterazioni ossee con elevata accuratezza diagnostica.

«Con la CBCT, scattiamo foto della bocca e della mascella da tre angolazioni – frontalmente, dal basso e lateralmente – per poter ottenere una valutazione diagnostica migliore», ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Kristina Hellén-Halme, docente senior presso la Facoltà di Odontoiatria dell’Università di Malmö. Ha poi aggiunto che l’esame radiografico non costituisce un rischio di per sé, ma che non dovrebbe essere effettuato senza un valido motivo.

Poiché l’uso delle scansioni CBCT in odontoiatria è in aumento, uno studio recente ha cercato di valutare se l’elevata dose di radiazioni a cui è sottoposto il paziente, spesso utilizzata nelle immagini CBCT, sia realmente necessaria per fornire una qualità accettabile dell’immagine.

«Sono disponibili molti protocolli di scansione, e talvolta l’impulso dei medici nell’avere immagini con meno rumore può far aumentare la dose di radiazioni somministrate ai pazienti senza che però queste contribuiscano a ottenere maggiori informazioni allo scopo specifico», hanno spiegato i ricercatori.

Nello studio, 34 pazienti adulti sottoposti a CBCT dell’articolazione temporomandibolare, sono stati sottoposti a due esami con due protocolli di scansione: un protocollo raccomandato dal produttore e un protocollo a basso dosaggio con una riduzione del 20% rispetto al protocollo raccomandato. I ricercatori hanno osservato che le impostazioni di esposizione raccomandate dal produttore per gli scanner CBCT variano ampiamente e possono comportare quantità variabili di radiazioni.

Dopo aver valutato la visibilità delle strutture anatomiche delle articolazioni temporo-mandibolari e la qualità dell’immagine, i radiologi incaricati di analizzare le immagini hanno concluso che sia le immagini a basso dosaggio che quelle ad alto dosaggio hanno dato risultati diagnostici confrontabili. Pertanto, i risultati suggeriscono che un’elevata qualità dell’immagine non è necessaria in tutte le situazioni cliniche e che gli odontoiatri dovrebbero ridurre la dose di radiazioni raccomandata per il paziente, purché non influisca sui risultati diagnostici. Essi hanno osservato che ciò è particolarmente importante quando si trattano pazienti più giovani, che sono a maggior rischio di esposizione radiografica rispetto agli adulti a causa della radiosensibilità dei loro tessuti in fase di sviluppo.

Lo studio, intitolato «Evaluation of a low-dose protocol for cono beam computed tomography of the timeromandibolar joint», è stato pubblicato nel numero di settembre 2020 di Dentomaxillofacciale Radiology.

 

 

 

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