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Qual è il sistema sanitario europeo più efficiente?

Il modello bismarkiano prevede il finanziamento con l'iscrizione obbligatoria all'assicurazione sanitaria, che poi rimborsa le spese mediche ai cittadini; il modello di Beveridge prevede che sia finanziato in prevalenza dal gettito fiscale e organizzato in sistema sanitario nazionale.
Surgical Tribune Italia

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mar. 7 luglio 2015

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Mantenendo la piena autonomia nella scelta e gestione dei propri sistemi sanitari, a causa della crisi l’Unione Europea ha visto messa alla prova i principali modelli a cui si ispirano: quello bismarkiano, francese e tedesco, che prevede il finanziamento con l'iscrizione obbligatoria all'assicurazione sanitaria, che poi rimborsa le spese mediche ai cittadini, e il modello di Beveridge, presente anche in Italia, finanziato in prevalenza dal gettito fiscale e organizzato in sistema sanitario nazionale.

Come ormai risaputo, tutti i paesi Ue hanno dovuto (chi più chi meno) affrontare tagli alla sanità. Una realtà che è stata posta in una prospettiva interessante durante il convegno "Modelli sanitari europei a confronto tra innovazione e tecnologia", organizzato da Motore Sanità. Durante i lavori congressuali sono stati posti quesiti e analisi che hanno mostrato anche temi come la migrazione dei medici da un paese all'altro, quella dei pazienti, e altri fattori che hanno portato a tratteggiare un’analisi che tenta di cogliere la migliore o minore efficienza di un sistema sanitario sull'altro.

In Italia, secondo i dati del ministero della Salute, ci sono 1.091 istituti di cura, di cui il 53% pubblici ed il rimanente 47% composto da centri privati accreditati. Inoltre sono presenti 9.268 centri per l'assistenza specialistica ambulatoriale, 6.526 per l'assistenza territoriale residenziale, 2.787 per l'assistenza territoriale semiresidenziale e 1.027 per l'assistenza riabilitativa. In sanità sono impiegate 629.713 unità e il personale è ripartito per il 70,9% nel ruolo sanitario, il 17,7% nel ruolo tecnico e l'11,2% nel ruolo amministrativo.

In particolare, in Italia lavorano 243 mila medici (il 51% nel Sistema sanitario o Ssn, il 33% è convenzionato con il Ssn, e il 16% lavora in strutture private equiparate al pubblico o case di cura), 332 mila infermieri, di cui l'86% alle dirette dipendenze del Ssn, e 49 mila unità di personale con funzioni riabilitative. Un altro dato interessante è il risparmio delle spese per il personale che nel 2010 ammontavano a 38 miliardi e che nel 2013 “grazie” al risparmio dovuto principalmente al blocco del turn over del personale si assestava ad un ammontare di 36 miliardi.

Nel 2013, secondo gli ultimi dati disponibili della Ragioneria, la spesa sanitaria in Italia è stata di 109 miliardi di euro, pari al 7 per cento del Pil (e al livello del 2009, mentre dal 2010 al 2012 è stata di 110 miliardi di euro). Secondo la classifica internazionale stilata annualmente da
Bloomberg, e tenuta in considerazione dai vari organismi sanitari, l'Italia è al terzo posto al mondo (prima fra i paesi europei) per efficienza, per le aspettative di vita del paziente (quasi 83 anni in media), per il costo pro capite del sistema sanitario (3 mila dollari). Un'incoronazione che quasi è giunta a sorpresa per l'opinione pubblica del nostro paese.

La medesima classifica di Bloomberg vede al sesto posto (secondo tra i paesi europei) la Francia. Ciò nonostante Serdar Dalkilic, medico francese e vicepresidente della Federazione euopea dei medici salariati, ha voluto raccontare più nel dettaglio un paese con il modello vigente che ricordiamo è basato su quello bismarkiano, il quale pare avere più risorse del nostro e che le ripartisce meglio: “Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sanità francese è una delle migliori al mondo, anche rispetto all'Italia. In Francia esistono casse di previdenza sociale che attraverso quote trattenute del salario finanziano il 75 per cento della spesa sanitaria nazionale, mentre l'11 per cento è sostenuto attraverso la spesa privata. La previdenza sociale francese ha un budget complessivo di 624 miliardi di euro, pari ad un terzo del Pil. Una vera e propria macchina da guerra, che copre anche le spese per le pensioni, i sussidi di disoccupazione, e per i migranti irregolari. Per la sanità si spendono il costo pro capite della sanità è pari a 4mila dollari”.

Questo sistema implica quindi un maggiore gettito di denaro per le spese, ma dall'altra parte si deve segnalare che la spesa per la sanità francese è così una delle più alte al mondo, pari a 240 miliardi di euro, di cui 180 miliardi appunto provenienti dalle casse di previdenza sociale, a fronte di un servizio pubblico statale di 2.751 ospedali, 427 mila posti letto, 198 mila medici, di cui 64 mila generici e 41 mila specialisti.

Come la Francia, anche la Germania si basa, naturalmente, sul modello bismarkiano, e le assicurazioni sanitarie, che sono obbligatorie, coprono il 90 per cento della popolazione (esistono anche assicurazioni pubbliche). Nel 2013, secondo l'ufficio statistico federale tedesco, si sono spesi per la sanità 293 miliardi di euro (pari, esattamente come in Francia, all'11 per cento del Pil). Nel sistema tedesco, i contributi alle assicurazioni sono versati in parte dal lavoratore e in parte dal datore.

La particolarità della sanità tedesca è che malgrado essa impieghi già il 10 per cento degli occupati del paese, siano ancora disponibili posti lavoro con una forte richiesta di medici provenienti anche dall'estero. Erich Merholz, del direttivo del sindacato tedesco dei medici ospedalieri, ha spiegato che “i giovani laureati in medicina tedeschi non bastano a coprire la necessità e servono ulteriori 3mila medici. Ad oggi abbiamo 9,8 infermieri ogni mille abitanti, più che in Italia (7 infermieri ogni mille abitanti, ndr) e 5 medici ogni mille abitanti (in Italia 4, ndr)”.

In Svezia, il sistema sanitario è invece più simile a quello italiano, ma le risorse sono ripartite, proporzionalmente, in modo migliore. Infatti, a fronte di un diverso numero di abitanti (10 milioni in Svezia, 64 milioni in Italia) si spende quasi la stessa percentuale del Pil nei due paesi, il 9 per cento. In Svezia si spende pro capite leggermente più che in Italia, in media 3.400 dollari (contro i 3 mila italiani) e si ha quasi lo stesso numero di medici (3,9 per mille abitanti in Svezia), ma un numero maggiore di infermieri, presenti in modo capillare, 12 ogni mille abitanti contro i nostri sei."

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