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Con il nuovo Regolamento europeo GDPR cittadini-pazienti “più garantiti”

M. Quaranta

M. Quaranta

mer. 10 gennaio 2018

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Siamo ancora all’inizio dell’anno si spera che, il 2018 sia davvero l’Anno del Cittadino Utente in Europa. E che l’acronimo, GDPR (General Data Protection Regulation) che si riferisce al regolamento EU 679/2016 sulla protezione dei dati, serva per vederci come cittadini utenti o cittadini pazienti più garantiti.

Ovviamente quando si usa questo termine non si intende tanto sotto l’aspetto fisico, perché si direbbe che in Europa ci si può sentire abbastanza tali, ma “più garantiti” vuole dire essere in realtà tali sotto l’aspetto dell’utilizzo che viene effettuato dei nostri dati.

Sembra quasi, infatti, che noi e i dati che ci appartengono, siamo due entità diverse. Fisicamente come esseri umani abbiamo un valore, ma i nostri dati nella “data economy” dominante, valgono moneta sonante. Ebbene proprio qui è dove non si è ancora sufficientemente protetti.

Di qui un nuovo Regolamento, il GDPR, che per imprese e soggetti pubblici vedrà la piena applicazione il 25 maggio prossimo e che (cito integralmente) “introduce regole più chiare in materia di informativa e consenso, definisce i limiti del trattamento automatizzato dei dati personali, pone le basi per l’esercizio di nuovi diritti stabilendo criteri rigorosi per il trasferimento dei dati al di fuori dell’UE, per evitare casi di violazione dei dati personali”.

Tutto ciò significa più trasparenza riguardo al loro trattamento con un consenso preventivo, inequivocabilmente esplicitato. Non basta: gli interessati dovranno sapere se i loro dati saranno trasmessi al di fuori dall’Unione Europea.

E qui la questione si fa interessante perché non credo che se oggi odontoiatra e odontotecnico mandano negli Stati Uniti i dati dei pazienti per far produrre mascherine per impianti o per ortodonzia e in Cina per produrre le protesi (con grave danno per i laboratori odontotecnici e per gli odontoiatri nostrani), domani sarà più difficile perché il paziente dovrà sapere se il Suo dato è stato spedito al di fuori della UE, fosse anche come semilavorati.

Tuttavia ogni medaglia ha il suo rovescio. Anche se il Regolamento conferma che i fondamenti di liceità del trattamento coincidono con quelli previsti dall’attuale codice sulla privacy, imprese e soggetti pubblici devono verificare la rispondenza delle informative attualmente in uso ai criteri imposti dal nuovo Regolamento, con particolare riferimento ai contenuti obbligatori ed alle modalità di redazione.

Tutto questo dovrà avvenire prima del 25 maggio. Ossia, anche se non sembra, praticamente… domani.

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