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Presentato il ricorso ANDI al Tar contro l’obbligo di invio delle spese sanitarie attraverso il Sistema Tessera Sanitaria

ANDI

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gio. 5 novembre 2015

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Annullare il Decreto Ministeriale del Ministero dell’Economia e delle Finanze “Specifiche tecniche e modalità operative relative alla trasmissione telematica delle spese sanitarie al Sistema tessera Sanitaria da rendere disponibili all’Agenzia delle Entrate per la dichiarazione dei redditi precompilata” in quanto determina una palese disparità di trattamento tra medici liberi professionisti, strutture sanitarie non accreditate e medici convenzionati.

È questo, in sintesi, il motivo principale del ricorso al TAR Lazio che ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) ha presentato il 30 ottobre scorso contro l’obbligo per dentisti e medici di comunicare gli importi delle fatture emesse di ogni singolo paziente attraverso il Sistema Tessera Sanitaria per la predisposizione del 730 precompilato.

Nelle 17 pagine della memoria depositata, i legali di ANDI hanno evidenziato tutte le problematiche che gli odontoiatri liberi professionisti sarebbero costretti a sopportare se verrà confermato l’obbligo, tra le quali la necessità di informatizzare lo studio, ma anche le questioni non ancora risolte. Non ultima l’impossibilità, ad oggi, per i dentisti liberi professionisti di accedere al Sistema Tessera Sanitaria per inserire i dati e le modalità di inserimento.

«Non siamo contrari al 730 precompilato, ma alle modalità e alla burocrazia inutilmente creata per trasmettere dati che già forniamo al Ministero dell'Economia. Inoltre le pesanti sanzioni (100 euro per ogni fattura emessa non inviata!) che inizialmente dovevano decorrere dal 2017, con la Legge di Stabilità verrebbero anticipate al 1° gennaio 2016», chiarisce il Presidente ANDI Gianfranco Prada.

Principalmente sono tre i punti su cui si fonda il ricorso di ANDI
Il primo entra nel merito del testo della norma. Secondo i legali di ANDI la formulazione del provvedimento coinvolge medici e dentisti in quanto iscritti all’Ordine ma di fatto la norma obbligherebbe ad inserire i dati nel STS solo i liberi professionisti e le strutture sanitarie convenzionate o accreditate, lasciando escluse tutte le altre strutture sanitarie private. «In questo modo i cittadini non avrebbero comunque nel 730 tutte le spese sanitarie effettuate e si creerebbe una disparità tra libero professionista non accreditato (obbligato a comunicare i dati) e strutture sanitarie non accreditate (esentate dalla comunicazione)», ricorda il Presidente Prada.

Il secondo evidenzia come la norma vada in contrasto alle leggi che regolamentano il buon andamento e l’efficienza della Pubblica Amministrazione imponendo a dentisti e medici liberi professionisti di inviare due volte i dati del 2015 che vengono già inviati dagli stessi soggetti, sempre all’amministrazione pubblica, attraverso lo spesometro.

Il terzo sottolinea come la norma sia in contrasto con le norme sulla privacy, in quanto i dati sensibili che riguardano la salute sono raccolti dal professionista che li invia al Sistema Tessera Sanitaria ma il titolare del trattamento dati risulta essere il MEF (Ministero dell'Economia) e non il professionista che li raccoglie e li invia. Questo mette a rischio sanzioni lo stesso professionista.

«Abbiamo ritenuto necessario e doveroso proporre ricorso contro il Decreto, conclude il Presidente Prada, per porre una base concreta alle nostre rimostranze ed obbligare ad una risposta il Ministero dell'Economia ma siamo convinti che nelle prossime settimane riusciremo ad ottenere dalle Istituzioni, grazie anche al sostegno della FNOMCeO, i chiarimenti necessari e le modifiche che abbiamo richiesto al fine di evitare che dentisti e medici liberi professionisti siano pesantemente penalizzati dal provvedimento che porta solo ulteriore burocrazia negli studi e nessun beneficio ai cittadini».

Intanto ANDI sta anche lavorando per coinvolgere nel ricorso gli altri sindacati di riferimento delle professioni mediche interessate dal provvedimento.

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