L’avvento di sempre più performanti superfici implantari, legato all’acquisizione di micro e macro morfologie delle fixtures, ha determinato un incremento della prognosi implantare a medio-lungo termine; tale evidenza è presente nella letteratura internazionale sia per la protesi fissa tipo dente singolo, sia per la protesi parziale.
In aggiunta a ciò, l’affermarsi di connessioni abutment-fixture stabili (connessione conica interna) e di geometria di tipo platform switching (sotto-dimensione del diametro dell‘abutment rispetto a quello della fixture) hanno contribuito al mantenimento del margine osseo peri-implantare e del sovrastante tessuto molle.
La conseguenza clinica derivante è rappresentata da emergenze protesiche stabili e assimilabili a quelle della protesi su denti naturali, grazie all’adeguato camouflage della connessione impianto-abutment.
Se la scelta adeguata dell’impianto in termini di caratteristiche di superficie, macro e micro-morfologia della fixture e tipologia di connessione protesica rappresentano il primo step per l’ottenimento di una protesi implanto-supportata di aspetto naturale, è ormai opinione certa nella comunità scientifica, oltreché evidenza dimostrata in letteratura internazionale, la necessità di un posizionamento degli impianti “protesicamente guidato”.
Tale concetto deriva dalla considerazione, purtroppo non scontata, che le fixtures implantari debbano costituire non il fine, ma il mezzo per l’ottenimento di una struttura protesica fissa in una sede edentula; inoltre, tale riabilitazione deve possedere i requisiti di naturalità e armonia col sistema stomatognatico del paziente, e non solo la funzionalità. Sarà la definizione del posizionamento dell’emergenza protesica a guidare i criteri di posizionamento dell’impianto in tridimensione. Nel caso di edentulie parziali multiple, gli impianti prossimali all’elemento naturale dovranno prevedere la disponibilità di almeno 1.5-2 mm di osso interprossimale, al fine di permettere lo sviluppo di una papilla la più naturale e completa possibile. La distanza impianto-impianto dovrà invece consistere di almeno 3 mm sul piano orizzontale necessaria per lo sviluppo di una papilla inter-implantare stabile. Tali distanze sono da rispettarsi al fine di ottenere corone protesiche di dimensioni ed emergenze naturali.
Un aiuto per una corretta pianificazione del caso di edentulia multipla da riabilitare con protesi fissa su impianti è senza dubbio rappresentato dalla preparazione di una ceratura diagnostica, che possa simulare lo sviluppo futuro nello spazio della futura riabilitazione. Tale strumento diviene inoltre utile strumento di confronto col paziente, il quale potrà così avere la sensazione del futuro lavoro cui sottoporsi.
Dalla ceratura diagnostica si può in seguito predisporre la pianificazione del posizionamento corretto delle fixtures implantari: tale fase è di fondamentale importanza nelle fasi chirurgiche perché presuppone la fabbricazione di una guida, o dima chirurgica, che possa “guidare” il clinico nelle fasi di drilling con la giusta inclinazione tridimensionale.
Il confezionamento della dima chirurgica può avvenire direttamente dal laboratorio odontotecnico su indicazione del clinico, oppure dopo pianificazione computer-guidata del caso da riabilitare. In quest’ultimo caso l’utilità è rappresentata dal possibile svolgimento anche di una chirurgia implantare flapless.
Un’ultima considerazione va fatta circa la qualità della connessione della fixture con la frame work protesica; gli abutments implantari possono essere customizzati in base alle esigenze di disporre di un’emergenza protesica più o meno ampia, a prescindere dal diametro dell’impianto sottostante. La personalizzazione degli abutments implantari si avvale della tecnologia computerizzata (Cad-Computer Aided Design) mediante softwares dedicati in grado di portare alla creazione (Cam-Computer Aided Manufacturing) di emergenze protesiche naturali e con morfologie che simulano quelle dell’elemento dentario. Il risultato è una protesi fissa con caratteristiche di naturalità di dimensioni e in armonia con i tessuti molli del paziente, oltre che con gli elementi dentari adiacenti.
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L'articolo è stato pubblicato sul numero di Gennaio di Implants Italy 2012.
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