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Il laser Erbium:YAG (o Er:YAG) ha un mezzo attivo di granato-ittrioalluminio drogato con ioni erbio ed emette un raggio laser di lunghezza d’onda di 2.940 nm. Questa lunghezza d’onda viene altamente assorbita dalle molecole d’acqua e dall’idrossiapatite: è così possibile la preparazione delle cavità nello smalto e nella dentina e la rimozione di carie.
Il loro assorbimento da parte delle molecole d’acqua li rende utili anche in alcuni trattamenti di patologia orale e nell’uso sui tessuti ossei.
La loro emissione è sempre “pulsata”, cioè avviene per brevi periodi intervallati da altri periodi durante i quali i laser risultano spenti, permettendo così un rilassamento termico dei tessuti. Questa lunghezza d’onda può essere trasmessa attraverso una fibra ottica, una fibra a guida cava o attraverso braccia articolate con snodi e specchi.
È ora disponibile una nuova tecnologia che prevede una connessione diretta della cavità ottica al manipolo, il che permette di eliminare il problema dell’eventuale fragilità della fibra e, azzerando la dispersione fotonica, determina un’emissione particolarmente efficace.
Il caso
Un paziente di sesso maschile, 16 anni in buona salute, giunge alla nostra visione dopo aver subito un trauma all’elemento 11 (Fig. 1).
Il paziente, che presentava buone condizioni orali, sia per quanto riguarda la componente dentaria che quella gengivale, riferiva di essere odontofobico e richiedeva un trattamento che non prevedesse l’uso di anestetici.
Diagnosi
Dopo attenta valutazione radiologica e test di vitalità che lasciavano presupporre che il trauma non avesse indotto risentimenti pulpari, si è proceduto alla decontaminazione delle superfici esposte e alla loro preparazione con l’uso di un laser Erbium:YAG.
Terapia
Dopo aver isolato l’elemento con l’uso di una diga liquida fotopolimerizzata (il “rubber dam” che viene di norma utilizzato nei trattamenti di sbiancamento dentale) a causa della indisponibilità da parte del paziente all’uso del normale foglio diga, si è proceduto al trattamento delle superfici esposte con l’uso di un laser Erbium:YAG della ditta Syneron con lunghezza d’onda di 2.940 nm, modalità d’emissione: free-running pulsed mode, e con una punta in zaffiro di 0,8 mm di diametro e lunghezza 17.00 mm (Figg. 2, 3).
I parametri utilizzati per la creazione di una superficie ritentiva sono:
- power: 4 Watts;
- frequenza: 20 Hz;
- energia: 200 mJ;
- spray aria-acqua.
Successivamente i parametri utilizzati per la decontaminazione finale e per un pre-condizionamento della superfici sono:
- power: 1 Watt;
- frequenza: 20 Hz;
- energia: 50 mJ
- spray aria-acqua.
Il trattamento ha previsto una breve fase conclusiva con l’uso di fresa di corindone per la rimozione di eventuali prismi di smalto non sostenuti e il condizionamento smalto-dentinale con acido ortofosforico al 37% per 25 sec (Fig. 4).
Dopo abbondante risciacquo e successiva breve asciugatura, si è proceduto al restauro dentario con adesivi e materiali compositi nano-riempiti per ottenere i massimi valori di adesione e la migliore riuscita estetica (Figg. 5, 6).
L’alta precisione e il massimo rispetto dei tessuti sani più mineralizzati derivanti dall’uso del laser Erbium:YAG sui tessuti duri dentali ha permesso una preparazione molto conservativa e ritentiva mentre la mancanza di vibrazioni (il laser opera con un concomitante getto di spray aria-acqua ma mai in contatto diretto con i tessuti ossei), l’affinità di questa lunghezza d’onda con le molecole d’acqua e con i tessuti duri, l’emissione pulsata che permette lunghi periodi di rilassamento termico e l’iperpolarizzazione delle trasmissioni sinaptiche, hanno permesso il trattamento dei tessuti senza ricorso a uso di anestetici e garantendo il massimo comfort al paziente.
Si può concludere che questi laser rappresentino mezzi sicuri, efficienti e precisi per l’uso sui tessuti duri dentali non potendo però prescindere da un’attenta diagnosi e valutazione del caso oltre alla conoscenza delle interazioni tissutali della lunghezza d’onda in uso, dei parametri d’impostazione, dei protocolli clinici e delle corrette tecniche operative.
L'articolo è stato pubblicato sul numero 3 di Laser Tribune Italy 2013
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