Prendendo spunto da un corso tenuto a Roma nel giugno 2011 da Serge Dibart, Direttore del Dipartimento di Parodontologia e Biologia Orale della Boston University, pubblichiamo alcune osservazioni di Luigi Grivet Brancot sulla “Piezocision” e sul “Rap” (rapid acceleratory phenomenon) a conferma dell’innovatività ed efficacia di tale tecnica.
										
				 
																
				Un numero crescente di pazienti adulti si sottopone a cure ortodontiche e una richiesta ricorrente è un trattamento breve. Per soddisfare le aspettative accelerando il movimento ortodontico dei denti sono state sviluppate una serie di tecniche chirurgiche, che si sono tuttavia dimostrate assai invasive, con scarsa accettazione, quindi, dei pazienti e della stessa comunità odontoiatrica. Piezocision è una nuova procedura, minimamente invasiva, che combina microincisioni selettive trans mucose mediante la piezochirurgia e innesto attraverso la tunnellizzazione, consentendo anche l’incremento dei tessuti duri e molli. Il nuovo approccio sta portando a trattamenti ortodontici dal breve, minimo, disagio e notevole accettazione da parte del paziente e a un incremento della corticale vestibolare e del parodonto. L’approccio corticotomico previsto dalle altre metodiche è costituito dal sollevamento dei lembi a tutto spessore di grandi dimensioni e dall’utilizzo di frese o strumenti piezoelettrici per l’incisione corticale. Viene poi inserito un innesto che necessita di espansione ossea, fondamentale per un corretto movimento ortodontico (Figg. 1, 2).
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Questa lesione della corticale vestibolare induce una modificazione del metabolismo osseo, provocando una transitoria osteopenia localizzata, definita rapid acceleratory phenomenon (fenomeno di accelerazione rapida, RAP). La tecnica che prevede il sollevamento di lembi di grandi dimensioni e la natura estensiva delle corticotomie hanno incontrato una resistenza nei pazienti e negli operatori.
Piezocision è stato sviluppato per ottenere un rapido movimento ortodontico dei denti mediante un approccio chirurgico minimamente invasivo, consentendo inoltre di attuare un innesto osseo concomitante in grado di prevenire l’eventuale superficializzazione apicale. Si tratta di una procedura minimamente invasiva che combina microincisioni, mucose e corticali con l’uso di strumenti piezoelettrici e innesto osseo o di tessuto molle concomitanti attraverso un approccio mediante tunnelizzazione (Figg. 3-6).
La corticision induce una notevole demineralizzazione locale midollare adiacente al sito trattato. Si instaura un rimaneggiamento osseo in grado di provocare un’osteopenia transitoria localizzata in grado di favorire un più rapido movimento dei denti. I denti si muovono in un osso temporaneamente meno denso. L’innesto osseo permette di aumentare il volume alveolare e incrementare il parodonto esistente. Queste modificazioni fisiche hanno dimostrato di essere utili in diversi modi: migliorando stabilità dei risultati clinici (parodonto più forte), allargando la gamma dei trattamenti delle malocclusioni (o evitando in certi casi la chirurgia ortognatica), oltre a ridurre il tempo di trattamento ortodontico attivo (con una media di 6 mesi contro i 2 anni).
 
Conclusioni
Piezocision dimostra esiti clinici simili se confrontato con l’approccio classico di corticotomia, ma in più ha i seguenti vantaggi: è minimamente invasivo, praticamente atraumatico per il paziente. In genere richiede un’ora per completare entrambe le arcate rispetto alle tre o quattro ore della corticotomia a lembo; necessita di una curva di apprendimento molto breve, è praticabile anche in studi non dotati di attrezzature chirurgiche. È una tecnica versatile che può essere utilizzata in modo segmentario o sequenziale, permettendo, al momento dell’innesto di tessuti molli, di correggere se necessario i difetti mucogengivali, così come un innesto osseo in aree selezionate tramite tunnelizzazione localizzata. Piezocision si dimostra quindi efficiente dal punto di vista del paziente e del medico, con vantaggi che dovrebbero portare a una maggiore accettazione nella comunità odontoiatrica.
L’articolo è stato pubblicato sul numero 1 di Dental Tribune 2012 Italy
 
				
				
								
												
				
				
				
				
								
					
						
							
							
	
		
		
			
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