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Piezochirurgia mininvasiva nelle atrofie del mascellare con l’impiego di impianti zigomatici

Andrea Tedesco, laureato in odontoiatria e specializzato in chirurgia odontostomatologica
Luigi Grivet Brancot

Luigi Grivet Brancot

gio. 3 maggio 2018

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Il fallimento di impianti classici o delle tecniche rigenerative oltre che i gravi casi di atrofia del mascellare, possono oggi essere recuperati attraverso l’inserimento di impianti zigomatici a posizionamento extrasinusale, con impiego di inserti piezoelettrici dedicati.

La nuova generazione di impianti zigomatici rappresenta una valida alternativa alla chirurgia rigenerativa delle gravi atrofie mascellari, irrisolvibili con altre tecniche. Mediante un’adeguata pianificazione dell’intervento eseguito da un operatore specificamente addestrato è possibile trattare casi estremi e usufruire del carico immediato offrendo una soluzione brillante in presenza di atrofie di grado elevato. Andrea Tedesco è il promotore di una nuova tecnica minimamente invasiva extrasinusale.

Dopo la laurea in odontoiatria e specializzazione in chirurgia odontostomatologica a Firenze, approda a New York, Londra, Lisbona, Bruxelles, Barcellona, Parigi, per «imparare qualcosa sugli impianti zigomatici. Con qualche delusione – confessa – ma anche con esperienze altamente formative». Ne è esempio il lavoro compiuto a fianco di Chantal Malevez a Bruxelles ma anche l’incontro con un Maestro, Mario Gabriele, Direttore dell’U.O. di odontostomatologia e chirurgia del cavo orale dell’Università di Pisa, che accoglie Tedesco nel suo reparto accordandogli fiducia per i suoi progetti sugli impianti zigomatici. Dopo anni d’esperienza e moltissimi interventi eseguiti e la scrittura di un libro, Tedesco sottolinea, nella trattazione degli impianti zigomatici l’importanza di un training pluriennale per affrontare il delicato problema chirurgico.

Nell’intervista che segue Tedesco risponde alle domande postegli da Luigi Grivet Brancot, medico odontoiatra, da anni collaboratore di Dental Tribune.

Quali peculiarità caratterizzano questa tecnica?
Quella attuale si avvale di frese di lunghe dimensioni e di un approccio intrasinusale, risultando assai invasiva e di applicazione indaginosa. Gli strumenti rotanti di notevole lunghezza impiegati nella tecnica classica sono assai poco controllabili. L’operatore dovrà quindi avere maturato, una grande manualità per controllare un moto di precessione contrastando la tendenza della punta della fresa a descrivere una forma conica con apice sul mandrino e una base circonferenziale sul piano di lavoro ossia sull’osso zigomatico. Di qui la necessità di una notevole abilità in grado di contrastare la tendenza a formare una sede implantare di dimensione maggiore e quindi incongruente ad ospitare l’apice implantare. L’acquisizione di queste capacità necessita di una curva di apprendimento di lungo periodo.

Ci sono altre controindicazioni?
Durante la preparazione del sito implantare la notevole lunghezza delle frese impiegate con la tecnica classica può interferire con i tessuti molli periorali e trasmettere il calore surriscaldandoli. Le frese impiegate in questa tecnica conferiscono una scarsa sensibilità manuale e una non brillante visibilità del sito operatorio che appare invece sempre deterso quando si impieghi la chirurgia piezoelettrica in relazione alla nebulizzazione dell’acqua insita nello strumento.

In cosa consiste invece la TZMI?
La Tecnica Zigomatica Minimamente Invasiva da me sviluppata in collaborazione con ESACROM utilizzando inserti piezoelettrici dedicati, riduce la complessità dell’intervento.

Quanti gli interventi realizzati finora?
Più di 200 interventi con l’impiego delle frese. Con la nuova tecnica, ho inserito 55 impianti zigomatici e posso quindi azzardare un paragone dicendo che il mio stress operatorio è notevolmente ridotto, con un maggior agio per il paziente.

Qual è il vantaggio più evidente adottando questa tecnica?
La palese minore invasività attraverso l’impiego degli strumenti piezoelettrici e la via extra sinusale si riverberano sulla minore morbilità post chirurgica del paziente.

Altri vantaggi di spicco?
La curva di apprendimento della tecnica risulta meno complessa, inoltre questa tecnica permette una maggior precisione operativa attraverso l’impiego degli inserti dedicati e una minore invasività. In casi selezionati si profila la possibilità del carico immediato con grande soddisfazione del paziente. Il protocollo è stato concepito attraverso una serie di passaggi semplici e ripetitivi. L’assenza di vibrazione degli inserti impiegati per la preparazione del sito implantare e il loro facile controllo, rendono l’intervento soggettivamente atraumatico. L’assenza di rischi è facilmente percepibile. Gli strumenti rotanti avendo un’inerzia intrinseca, non risultano istantaneamente bloccabili come invece lo sono gli inserti piezochirurgici.

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