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Parte da Modena la campagna nazionale per il trattamento dei traumi oro facciali

mar. 1 aprile 2014

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Di traumatologia oro facciale si era già parlato al Lingotto nel corso di una Tavola Rotonda svoltasi l’8 marzo a cura della Siof e della Sido. L’VIII Convegno di Ortodonzia “Legge e medicina legale - Traumatology Dental Day” svoltosi a Modena il 28 e 29 marzo, invece, pur senza trascurare gli aspetti multidisciplinari (assicurativo, legale, sociale, clinico) del problema è ritornato pesantemente sull’argomento a neanche 3 settimane di distanza.

E non è certamente un caso che a promuoverlo siano ancora una volta gli ortodontisti (Sido) con gli odontologi forensi (Siof) tra i più sensibili al problema, in sintonia con il sindacato ortodontista (Suso), l’SSN dell’Emilia Romagna e la Soci (Società Odontoiatria di Comunità). A Modena stavolta ci si è concretamente soffermati sul “che cosa” si farà in un prossimo futuro per sovvenire concretamente al problema, intensificando le conoscenze alla base, promuovendo modelli comportamentali eguali per tutti e sensibilizzando genitori, insegnanti ed educatori. In pratica all’VIII Convegno Siof/Sido, al di là dei contenuti concettuali approfonditi da relatori di prestigio, è stato dato un avvio concreto alla campagna sui traumi oro dentali, come sottolinea il presidente della Siof Pietro Di Michele, patron della manifestazione ed efficiente padrone di casa: “Intendiamo far diventare capillare e itinerante il nostro messaggio – dice convinto Di Michele citando le prime cifre significative, più che concrete: “Abbiamo stampato in 200 mila copie un poster riassuntivo, che ovviamente verrà distribuito nei posti giusti. Nella sola Modena – dice - abbiamo già distribuito 170 manifesti ad altrettante palestre”. Il perché nelle palestre è un fatto noto: la maggior parte degli incidenti oro facciali avviene in ambito ludico o sportivo, anche se un sostanzioso contributo alla casistica degli infortuni scaturisce da episodi di violenza all’interno delle famiglie, i più difficili da rilevare, dicono alla polizia, per malintesa complicità tra la vittima e l’offensore.

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