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L’odontoiatria di oggi e di domani: intervista a Raffaele Iandolo, presidente nazionale CAO

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Raffaele Iandolo
Alessandro Genitori, Dental Tribune Italia

Alessandro Genitori, Dental Tribune Italia

mer. 3 ottobre 2018

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Intervista a Raffaele Iandolo sullo stato di salute dell’odontoiatria oggi in Italia anche in relazione al nuovo documento OMS European Health Report (Relazione sullo stato di salute in Europa) presentato in questi giorni a Roma.

Può definire il ruolo dell’odontoiatra di oggi e come questo può diventare determinante nel prossimo futuro sia nel rapporto con i pazienti sia per poter intercettare alcune patologie che ancora oggi sono dilaganti in Europa?
A livello scientifico, bisogna rivolgersi agli scienziati, senza nessuna appartenenza politica, ma verso la ricerca della verità. In virtù di questa frase, secondo me il ruolo dell’odontoiatra diventa importante nel riconoscere al paziente un ruolo centrale. Oggi bisogna avere rispetto nei confronti del paziente, il dentista ha il dovere di mettersi nei panni di chi è seduto dinanzi a sé, e fare ciò che farebbe a sé stesso. Oggi la pubblicità sanitaria selvaggia deve tornare ad essere una vera informazione e quindi non soggetta a dinamiche commerciali. Parallelo è il discorso delle grandi società e della ricerca di un utile che non può andare a ledere l’interesse del paziente. Inoltre recenti studi hanno dimostrato delle correlazioni tra alcune malattie sistemiche o cardiovascolari con le patologie del cavo orale. Sono dei campanelli d’allarme che l’odontoiatra deve imparare oggi a riconoscere.

In altre discipline, il Paese di riferimento per approfondimento, perfezionamento, scambi di esperienze cliniche sono spesso gli Stati Uniti. In Odontostomatologia sembra che un Paese di riferimento sia anche l’Italia? Quanta è veritiera questa affermazione e sarà possibile mantenere l’eccellenza nel prossimo futuro?
È dimostrabile da due punti di vista, l’odontoiatria svolta negli studi privati italiani è tra le migliori del mondo, per le prestazioni effettuate. Non solo, i nostri ricercatori sono famosi in tutti il mondo, in alcuni paesi sono delle vere e proprie star. L’odontoiatria che esportiamo all’estero la esportiamo a livelli altissimi. Questo avviene perché oggi buona parte della professione è esercitata a livello privato con un bisogno costante di tenersi al passo con i tempi. Si tratta di un circolo virtuoso che in generale va ad innalzare il livello universitario, la ricerca, la formazione pre e post laurea.

Quali sono le specialità odontoiatriche italiane più apprezzate?
Nel campo della chirurgia, dell’implantologia, della protesi, ci sono dei maestri assoluti in Italia. In generale tutte le branche dell’odontoiatria sono ai massimi livelli. Direi che in Italia l’implantologia sia a livello chirurgico che protesico ha raggiunto un livello di eccellenza. Per i pazienti dal punto di vista parodontale e protesico c’è un apprezzamento, nonostante la crisi della riduzione dei consumi, essendo ovviamente legato alla stessa libera professione dell’odontoiatria. Oggi vengono apprezzate quelle branche più sostenibili da un paese che solo ora sembra uscire da un difficile momento di crisi.

In Italia esiste una medicina a “macchia di leopardo”, la stessa cosa vale per l’odontoiatria? Se si, come si può migliorare tale situazione?
Se parliamo della capacità di spesa del singolo paziente, ossia il costo di base dell’odontoiatria fatta ad un certo livello, esiste un discorso a macchia di leopardo in rapporto alle possibilità economiche. È un fenomeno simile a quello medico, che però ha cause totalmente diverse. Per migliorare questa situazione bisogna fare uno sforzo comune per andare incontro alle fasce deboli della popolazione, collaborando con progetti tra pubblico e privato. Sia con la diffusione sulla prevenzione, sia agevolando la detrazione fiscale, sia nel dare alla odontoiatria una dignità professionale che di certo merita. Questo potrebbe portare il pubblico a contare su una odontoiatria di eccellenza anche per la fasce più deboli.

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