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Il Presidente Nazionale della CAO sull’oggi e il domani dell’odontoiatria

Raffaele Iandolo, il Presidente della Cao,
Patrizia Gatto

Patrizia Gatto

mar. 27 ottobre 2020

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Dental Tribune in questi mesi ha richiesto pareri sulla professione odontoiatrica attuale e futura a vari consulenti e voci dell’odontoiatria. In occasione di un convegno abbiamo incontrato il Presidente della Cao, Raffaele Iandolo, che ha condiviso con noi il suo parere rappresentando tutti gli iscritti all’Ordine.

Dott. Iandolo come sta andando in questi mesi la Professione odontoiatrica secondo il Presidente della Commissione Nazionale Odontoiatri, a cui sono iscritti tutti gli Odontoiatri?
Certamente tutta la nostra società vive, a livello mondiale, un difficilissimo momento a causa della pandemia in corso. Ciò si ripercuote anche sulla nostra professione. Per quanto riguarda i rischi connessi all’ odontoiatria, noi dentisti siamo già abituati, e quindi attrezzati, ad affrontare tali rischi adottando scrupolosamente quelle procedure che, una volta messe in pratica, rendono oggi particolarmente sicuro il nostro studio. Per quanto attiene agli aspetti economici, invece, la nostra professione, essendo in massima parte “out of pocket”, è molto legata all’ andamento dei consumi generali della popolazione. Al momento nessun economista può essere preciso su tale andamento per i prossimi anni, mentre è certo, per quest’anno, un crollo del PIL di notevole entità. Contiamo però in una ripresa dei consumi che gradualmente ci riporti almeno ai livelli del 2019, ma purtroppo penso che sia una prospettiva di medio termine.

Come vede le prospettive future nel breve e medio termine e quali le sfide da affrontare?
La nostra professione sta cambiando continuamente con progressi enormi sia scientifici che tecnologici; sicuramente il digitale può contribuire ad implementare tali progressi. Bisogna inoltre considerare quella parte di professione, costituita da giovani colleghi, che decide di non assumere la titolarità di uno studio e che spesso risulta sottoccupata e talvolta sottopagata. Tutti noi che abbiamo responsabilità dobbiamo attivarci per andare incontro soprattutto alle esigenze di questi colleghi potenziando le possibilità di lavoro, nel privato come nel pubblico. Questa la sfida principale che abbiamo da ingaggiare da subito.

Il suo ruolo istituzionale nell’ambito dell’Ordine tutela anche i pazienti. L’Association of Dental Groups ha comunicato alla stampa lo scorso 2 settembre i risultati di un sondaggio UK: 13 milioni di adulti britannici hanno saltato l’appuntamento dal dentista durante il lockdown e il 25% di tutte le famiglie ha tentato una forma di odontoiatria fai da te. Questo secondo la stessa associazione farà si che i dentisti dovranno prepararsi a constatare parecchi danni alla salute orale dei pazienti. Qual è il suo commento per quanto riguarda la situazione italiana e la salute orale degli italiani?
Preciserei anzitutto che il nostro compito istituzionale, come Ordini, è soprattutto tutelare la salute del paziente. Certamente il lockdown ha indotto il cittadino a trascurare i propri bisogni di salute e le proprie necessità di cura per motivi che ci sono ben noti. Anche in odontoiatria è accaduto ciò, quindi nei prossimi tempi saremo chiamati a rimediare a questi trattamenti terapeutici mancati, sperando di non dover intervenire troppo in ritardo, con ricadute negative sulla salute del paziente. La cosiddetta “odontoiatria fai da te” costituisce, a mio parere, uno degli aspetti più tragici nel determinare danni in tema di salute orale.

Ritiene che la prossimità all’età pensionistica di molti colleghi possa essere un problema? Saranno insufficienti gli odontoiatri?
Oggi il fabbisogno ufficiale di odontoiatri è largamente gonfiato, soprattutto per il fatto che ogni anno si iscrivono al nostro Albo circa quattrocento colleghi con laurea conseguita all’estero, soprattutto in Paesi dell’UE.
Pertanto il rischio di avere nei prossimi anni un numero di odontoiatri insufficiente è sicuramente più basso del rischio di vedere molti giovani colleghi disoccupati o sottoccupati. Anche per questo motivo l’appeal dell’accesso al corso di laurea in odontoiatria sembra essersi ridotto sensibilmente.

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