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L’interdisciplinarietà sanitaria vista da un’igienista dentale

Andrey_Popov/Shutterstock.
P. Bilanzone

P. Bilanzone

ven. 7 luglio 2017

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Quanto possono offrire agli igienisti dentali le intelaiature professionali sanitarie per un benessere a 360 gradi ai pazienti? L’interrogativo proposto nell’ultimo “Spring Meeting on Oral Hygiene” non ha perso attualità.

Occorre conoscere bene la figura dell’ortottista, del logopedista, del terapista occupazionale e altri profili sanitari con cui l’igienista deve confrontarsi nella pratica clinica quotidiana per realizzare al meglio la collaborazione interdisciplinare che rimane quale punto di forza delle professioni sanitarie. La prevenzione rimane la competenza più importante da maturare in un approccio olistico. Durante la compilazione dell’anamnesi dei pazienti, occorre porre loro domande di più ampio respiro, che annoverino anche abitudini di vita e alimentari, per scoprire eventuali problemi con cui i pazienti si ritrovano a fare i conti e che possono quindi tornare utili per delineare un approccio interdisciplinare al trattamento di patologie e disturbi di svariata natura.

Le disfunzioni a carico dell’ATM possano scaturire – come spiega lo gnatologo – da diversi fattori che potrebbero emergere attraverso il dialogo. Tenendo conto che su dieci pazienti almeno uno può essere disfunzionale, deve essere premura dell’igienista indagare su eventuali dolori ai muscoli masticatori, verificando se vi sono cibi che causino maggior fastidio durante la masticazione, o se soffrono di mal di testa, perché i pazienti disfunzionali divengono col tempo cefalici.

Fisiologicamente, le strutture articolari possono perdere la dimensione verticale durante i processi di deglutizione e occlusione. Ma, quando tale perdita diviene repentina, si creano adattamenti delle strutture articolari che potrebbero tramutarsi in disfunzioni, con significativa riduzione della qualità della vita del paziente. Chiedergli se abbia mai sofferto di mal di testa ricorrenti oppure riscontri difficoltà nell’apertura massima della bocca, rappresenta un primo approccio all’identificazione di un problema meritevole di approfondimento con il coinvolgimento di un’intera équipe.

In uno studio condotto presso il Policlinico Umberto I di Roma su 56 pazienti disfunzionali da Giulia Mammarella, igienista dentale, in collaborazione con lo staff dello gnatologo e un gruppo controllo, è stato somministrato un questionario sulle abitudini alimentari, i consumi quotidiani di thè, caffè, carne e gomme da masticare. Esiste, infatti, una stretta relazione tra l’introduzione nel cavo orale di cibi alogeni che stimolano gli adipociti e bloccano i cicli collaterali, per cui il paziente ingrassa più facilmente.

Il ruolo dell’igienista dentale diviene importante nello screening di tali problematiche e invia il paziente insieme all’odontoiatra all’attenzione di uno gnatologo per effettuare una diagnosi approfondita del caso, a seguito della quale l’igienista dentale può dispensare al paziente consigli utili per migliorare la qualità di vita, come il non aumentare lo spessore dei cibi durante i pasti, spezzettandolo o sbadigliare nel modo corretto per non peggiorare la condizione di partenza.

Anche per intercettare i disturbi del comportamento alimentare, da cui il 2% degli adolescenti in Italia è affetto, è fondamentale una sinergia tra i diversi operatori sanitari. Dal patologo orale arriva l’indicazione dei segni clinici rilevabili nel cavo orale: dall’erosione alla candidosi orale, alla malattia parodontale, alla scialoadenosi che colpisce il 10% dei bulimici. Lo psicologo consiglia di porre domande nella compilazione dell’anamnesi, sui cibi tabù e su quelli che i pazienti mangiano più spesso, che possono far perdere il senso di controllo sull’alimentazione. L’intercettare i circoli viziosi tempestivamente, così come suggerito dall’igienista dentale e nutrizionista, permette di migliorare l’efficacia diagnostico-terapeutica e fornire una continuità assistenziale.

Interessanti anche alcune le informazioni sul gusto che, come evidenziato da numerosi studi, viene migliorato da un’igiene orale professionale: «La capacità gustativa è il modo con cui ci prendiamo cura di noi stessi» diceva il filosofo Michel Foucault. Si tratta di un sistema percettivo complesso, basato sull’esperienza personale, che ruota attorno al concetto di piacere, sapore e sapere. Vanno ad alterare il gusto l’alitosi, l’uso eccessivo di collutori e l’utilizzo di dentifrici contenenti Sodium lauryl sulfate, eliminando transitoriamente i recettori che bloccano l’amaro.

L’otorinolaringoiatra indica altre diverse cause che provocano tale alterazione. Oltre alle patologie presenti nel cavo orale, dalla chirurgia dell’orecchio, alla tonsillectomia, agli interventi in microlaringoscopia, tutti quelli che prevedono intubazione (causa dello schiacciamento delle papille gustative), le radiazioni ionizzanti, il reflusso gastro-esofageo e quello faringo-faringeo e l’assunzione di taluni farmaci.

L’ortottista mette in guardia sul disallineamento degli occhi, che può indurre all’adozione di atteggiamenti posturali errati. Un valore aggiunto alla pratica dell’igienista dentale è apportato dalla figura del terapista occupazionale nel trattamento di pazienti con disabilità.

Morale? Gli igienisti dentali, come tutti gli altri operatori sanitari, non sono isole, ma si trovano alla base di un network professionale e umano incentrato sul paziente.

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