DT News - Italy - Giovani odontoiatri da associare in vista del passaggio generazionale

Search Dental Tribune

Giovani odontoiatri da associare in vista del passaggio generazionale

© shutterstock.com
M. Quaranta

M. Quaranta

lun. 9 maggio 2016

salvare

Rimbalzo tecnico fallito, esattamente come in Borsa o nel mercato immobiliare. L’euforia per le valutazioni degli studi che avevamo sentito (e forse anche a nostra volta pagato) nella seconda metà del secolo scorso ci ha addormentato davanti a qualsiasi campanello d’allarme.

Oggi la centralità di un paziente, che ha cambiato di ruolo sotto la spinta di una trasformazione socio-economica, provoca stress per un’alternanza fastidiosa nella richiesta di prestazioni che, per quanto mantenga costante il fatturato dello studio, rende l’idea del cambio di ruolo che lo studio odontoiatrico sta per raggiungere. Arriverà, anche se forse non così velocemente come in altri comparti. Possiamo anche discutere sul quando, ma arriverà. Anche contro la nostra volontà.
Un peso aggravato dall’incremento dei costi, del gravame asfissiante della burocrazia nello studio odontoiatrico, per non parlare della vituperata vicenda della pubblicità o, peggio ancora, dell’imprenditorializzazione dell’attività professionale. Un peso insopportabile per la generazione odontoiatrica dei baby-boomer, che aveva conosciuto momenti migliori. Che oggi è stanca e vorrebbe poter “mollare” per mancanza di progettualità generalizzata e soprattutto se gli eredi mancano.
Riprendo un dato già pubblicato da altri che mi aveva impressionato: oltre il 60% dei dentisti attualmente in attività ha più di 55 anni, mentre ben oltre il 40% ne ha più di 60. Perché mai un dato così dovrebbe impressionare? Semplice: perché, dopo quanto detto, la mole degli studi in vendita o in procinto di vendere gonfia la curva dell’offerta in un momento in cui la domanda dei giovani odontoiatri latita. E siccome l’incontro dell’offerta e della domanda determina il prezzo, ecco che il valore di uno studio odontoiatrico scende (anche se non crolla) quando l’offerta eccede la domanda.

Sin qui abbiamo generalizzato, perché queste regole si insegnano ai primi anni di Economia. Ma per scendere nel dettaglio, diciamo subito che nessuno studio professionale è uguale all’altro e che il valore dipende in buona parte dalle sue caratteristiche. Affermazione-macigno che, ingrandita, ci porta a dire che il valore di uno studio odontoiatrico libero-professionale è la coazione a ripetere nel tempo redditività e cash flow, dove la garanzia è data solo dalla continuità operativa.
Per sbizzarrirci con i metodi di valutazione, cito, primo fra tutti, quello fiscale. Ritorniamo quindi al luglio 2006 e alla legge Bersani che riconduce (prima volta in assoluto per i liberi professionisti) a tassare i corrispettivi a seguito di cessione della clientela, visto che prima lo studio si cedeva forgiando la fattura con la vendita della sola attrezzatura, esente IVA e non imponibile IRPEF. Per semplicità, possiamo ricondurre le altre metodologie al metodo patrimoniale, piuttosto che al reddituale, se non addirittura a quello misto tra i due, reddituale e patrimoniale. Il tutto calcolato sulla media degli ultimi tre esercizi.
Non era questo tuttavia lo scopo dell’articolo, anche perché credo che i commercialisti degli studi odontoiatrici siano ben in grado di affrontare queste valutazioni per i propri clienti. Vorrei invece soffermarmi sul metodo “spannometric” di mia invenzione, e quindi da non cercare sul vocabolario d’inglese, ossia per indicare come unità di misura “la spanna”, derivante da usi e consuetudini tra professionisti. Cosa succedeva, quindi, prima della Bersani? Che si valutava tout court uno studio in base al fatturato di un anno, senza nemmeno lambiccarsi troppo il cervello per fare la media degli ultimi tre esercizi.
Ma allora, perché oggi non potrebbe esser più valido? Intanto per i costi, che sono diventati enormi rispetto agli anni d’oro dell’odontoiatria, ma soprattutto perché un professionista che vuole ridurre il proprio impegno professionale senza ridurre il valore dello studio deve muoversi bene e per tempo. Bisognerebbe saper guadagnare qualcosina meno oggi, quando si è ancora poco più che cinquantenni, per associare un giovane odontoiatra dopo un congruo periodo di affiatamento. Per non arrivare troppo tardi, aspettando di associare qualcuno all’alba dei 65, quando si è disinvestito nelle attrezzature e nelle attività dello studio, quando il numero dei pazienti magari è già scemato, il fatturato sceso e non si ha più tempo di scegliere.
Forse molti giovani odontoiatri preferiscono la “marchetta odontoiatrica” (chiedo scusa per l’espressione), che permette fatturati (non guadagni) interessanti non appena laureati. Forse non tutti i giovani odontoiatri hanno l’occhio dei neolaureati di trent’anni fa, quando non vedevano l’ora di farsi un minimo di esperienza per aprire un’attività professionale in proprio. Non tutti i giovani odontoiatri oggi se la sentono di rilevare degli studi in totale assenza di progettualità, con una massa critica di fatturato al disotto del break even point (punto di pareggio), sale d’attesa inguardabili e attrezzature di colpo diventate antiche, senza essere prima nemmeno invecchiate.

Ci sono quasi 38.000 studi odontoiatrici in Italia, di numero e capillarità superiore a quello delle parrocchie in Italia, anch’esse in sofferenza per il calo di fedeli, molto di più degli studi con i loro pazienti. Possibile che i 38 mila debbano temere 40 marchi che dispongono di 532 cliniche? Se anche il numero delle cliniche raddoppiasse, buona parte dei 38 mila sarebbero vendibili, se solo il settore (parlo di tutti in generale) affrontasse con occhio diverso la turbolenza che ha attraversato l’Italia. Basterebbe analizzare la crescente domanda di prestazioni e servizi da soddisfare, lavorando in sintonia con il settore pubblico, costretto a svolgere una funzione di volano, anche se per una minima parte, con la classica teoria keynesiana. E, laddove anche quella minima parte non dovesse supportare una crescita sostenibile, basterebbe cominciare a colloquiare su altri sistemi che non aggravino i conti pubblici, per dare una risposta alla crescente domanda della collettività.

To post a reply please login or register
advertisement
advertisement