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“Perdonato” dal 283bis il professionista sanitario senza titolo da almeno 36 mesi

Rita Coniglio

Rita Coniglio

gio. 17 gennaio 2019

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Esattamente un anno fa, la popolazione delle professioni sanitarie esultava davanti un traguardo atteso da più di venti anni. Tutti i sacrifici ed i percorsi tortuosi che hanno caratterizzato questo ultimo ventennio, venivano ricompensati da un riconoscimento che ha reso pari dignità professionale a quelle figure che fin dagli anni Novanta hanno affrontato faticosi percorsi universitari per arrivare ad un titolo riconosciuto.

Ottenuto l’ambito titolo, “in nome della legalità”, ecco la corsa all’apertura della Partita Iva che lo ha reso fiscalmente attivo e fruitore delle casse dello Stato, la Responsabilità Civile professionale perché le norme impongono la tutela del cittadino e di se stessi, l’acquisizione dei crediti, dal momento che un professionista sanitario, sempre a tutela del cittadino, deve investire nell’aggiornamento e infine l’iscrizione all’Ordine, per continuare il proprio lavoro su cui si è investito tempo e denaro.

In tutti questi anni si è anche assistito alla caccia all’abusivo, che per legge pone in una posizione di illegalità e fisiologicamente perseguibile penalmente colui che esercita senza un titolo riconosciuto.

La riflessione, davanti a tutto questo è: perché lo stesso legislatore che ci ha imposto il rispetto della legge, oggi premia chi ha svolto una professione sanitaria senza titolo “da almeno 36 mesi”, colui che non ha dovuto investire tempo e denaro nei percorsi universitari, che non ha dovuto aggiornarsi come la legge impone né si è affrettato ad iscriversi all’Ordine che ha imposto il pagamento di un anno pur essendo iscritto da 5 mesi!

Duecentocinquantamila professionisti sanitari beffati dalla legge. E ancora ci si chiede perché si tutela solo l’abuso di determinate professioni sanitarie piuttosto di altre? Dove sta la differenza tra l’abuso della professione di Igienista dentale e quello della professione di Odontoiatra, visto che la legge è uguale per tutti gli abusi di professione?

Al legislatore forse sfugge il dato concreto che vi è una popolazione di abusivi che svolgeva la professione da anni e che basterà trovare chi ne certifica l’operato per acquisire il diritto di entrare all’Ordine a testa alta. Assisteremo ad una serie di ricorsi di chi ha pagato per la sua illegalità e questo sarà il risultato di una legge contraddittoria e incostituzionale avallata da un governo che finge tutelare il cittadino, il paziente ed infine l’operatore sanitario.

Si potrebbe supporre per questi operatori una deroga per regolarizzare la loro posizione affinché l’entrata all’ordine possa essere equiparata a tutti gli operatori sanitari che hanno affrontato un percorso formativo, ritenuto per legge, l’unico che lo autorizzi ad esercitare la professione. L’Unione Nazionale Igienisti Dentali, invita il Ministro Grillo e la parlamentare Lorefice a porre rimedio a quanto è scritto nel comma 283bis che per come si evince, autorizzerebbe l’esercizio della professione sanitarie solo in virtù di esperienza e questo stravolgerebbe i percorsi formativi di tutte.

 

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