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L’igienista dentale coinvolto nella gestione clinica dei pazienti ma anche economica?

Maria Gaggiani

Maria Gaggiani

lun. 19 novembre 2018

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L’argomento è delicato perché spesso genera uno strano pudore, un senso di riservatezza in particolare negli operatori sanitari. È indiscutibile che costoro operino in piena scienza e coscienza, eticamente e deontologicamente per la salute del paziente, ma anche gli operatori sanitari devono ricevere il giusto compenso per la loro attività. Quindi parliamo di soldi, euro, quelli sani e puliti, guadagnati con il proprio lavoro.

Anche gli igienisti dentali (ID) rientrano in questa categoria di operatori sanitari che dedicano il proprio sapere ai pazienti e da essi vengono remunerati. Dal conseguimento della laurea triennale o magistrale in poi, gli ID sono attenti alla loro formazione, si aggiornano, partecipano a corsi e convegni, migliorano le loro competenze cliniche e tecniche tanto da essere cresciuti molto professionalmente.

All’interno dello studio odontoiatrico aiutano a gestire il paziente, renderlo fedele e collaborativo alle cure grazie alla forte motivazione, dialogano e si confrontano con i clinici su tempi e approcci di prevenzione e cura. Da un punto di vista contrattuale possono essere dipendenti o liberi professionisti, con una certa prevalenza di questi ultimi. Come tali, imprenditori di se stessi, potrebbero anche collaborare e contribuire attivamente alla gestione dello studio, del cliente da un punto di vista economico.

Lo studio odontoiatrico ha molte spese di apparecchiature, strumenti, materiali che talvolta non sono seguite dal titolare, che si dedica alla clinica o chirurgia, spesso da assistenti che si sono formate con l’esperienza e solo nelle strutture più ampie la gestione economico-finanziaria è gestita da una persona competente e dedicata.

Avendo voglia di imparare, un possibile sviluppo dell’ID potrebbe essere proprio quello di entrare sia nella gestione clinica dei pazienti che in quella economica dei clienti. Egli può contribuire al successo dello studio, migliorare il proprio ritorno economico e, quale ottimo manager della propria attività, in seguito diventare il manager dello studio.

Un primo grande passo nella gestione “economica” dei pazienti è di classificarli in base alla loro redditività. Questo nulla toglie alle cure e attenzioni che richiedono i pazienti. Semplicemente sapremo anche da dove proviene il fatturato dello studio. Va ricordata la legge di Pareto che si applica in molti ambiti compresa la dimostrazione che l’80% del fatturato proviene dal 20% dei clienti.

Quindi chi sono, con quale frequenza li vediamo e quanto spendono questi clienti? Li abbiamo classificati in molto, abbastanza, poco, per niente redditizi? Potremmo scoprire che il paziente al quale dedichiamo tutto il nostro tempo non è quello più redditizio e che stiamo trascurando quello che invece lo è molto. Potremmo essere più comprensivi con il paziente che arriva sempre tardi, ma che però è molto redditizio e parla bene dello studio ed è considerato da tante persone. Ancora potremmo individuare chi ci lascia la poltrona vuota. Tutto questo ha un forte impatto sul benessere e solidità dello studio.

Torniamo a parlare di soldi e di conseguenza di conto economico, somma dei costi meno i ricavi, se il risultato è positivo avremo un utile, altrimenti saremo in perdita. Si tratta di un conto semplice ma non facile: diversi passaggi ci danno indicazioni più chiare sullo stato di salute dell’attività.

Il supporto del commercialista-fiscalista è importante e necessario, tuttavia la verifica fatta dei conti e spesso in occasione della fine dell’anno o di versamenti di imposte quando ormai tardi per trovarsi con i conti che “non tornano”. Spesso si delega a questi professionisti senza ricordare che la delega implica sempre la verifica e il controllo di gestione deve essere costante e tempestivo.

Basterebbe un conto economico previsionale per poter verificare l’andamento dei costi e ricavi, la selezione accurata dei fornitori e la loro verifica ogni 2 anni. Basterebbe ricordarsi che il proprio “stipendio” in un’attività/impresa non è l’ultima cifra in basso a destra, ma è nei costi.

A tutto questo l’igienista dentale può dedicarsi con facilità perché ha un maggior contatto con il paziente e deve già gestire la sua attività libero professionale o, se dipendente, la sua professionalità. Può migliorarsi e migliorare in un ambiente di lavoro positivo e soddisfacente.

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