Anche l’Igienista Dentale fa la “sua” Diagnosi

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Anche l’Igienista Dentale fa la “sua” Diagnosi

Andrea Butera (©Andrea Butera)
Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

ven. 20 settembre 2019

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L’ortognatodonzia è la branca dell’odontoiatria finalizzata a correggere le discrepanze delle ossa mascellari e le malocclusioni dentarie per migliorare la funzione masticatoria, respiratoria, fonatoria e l’estetica del volto, riabilitando il sorriso dei pazienti secondo canoni estetici e morfologici. Talvolta purtroppo, nel bilancio tra rischio e beneficio, a pagarne le conseguenze sono i tessuti duri e i tessuti parodontali, garanti a lungo termine della corretta riuscita del trattamento. Per evitare o almeno limitare eventuali “danni”, entra in gioco l’Igienista dentale, il cui ruolo si impone in modo sempre più rilevante specie grazie all’ausilio delle più moderne proposte in ambito tecnologico e merceologico.

L’ottica della prevenzione, pertanto, ha modo di realizzarsi attraverso le più raffinate tecniche caratterizzate da mini-invasività ed elevata efficacia, con la programmazione di un ideale follow up basato su rilevazione degli indici parodontali, classificazione delle recessioni, morfologia papillare e, non per ultimo, la motivazione del paziente e la dotazione di tutti i sussidi per una corretta igiene orale domiciliare. Oltre al mantenimento dei tessuti parodontali, l’Igienista mette in campo tutti i sistemi di profilassi anticarie per prevenire le iniziali whitespot, che possono evolvere in carie, e l’azione dell’ozonoterapia nella fase prebondind per evitare il distacco precoce dei brackets, in modo da non dover interrompere la terapia attiva in atto.

Ne parliamo con il dr. Andrea Butera, Igienista dentale “per vocazione”, a giudicare dal suo curriculum che, a partire dalla laurea in Igiene Dentale e laurea magistrale delle professioni sanitarie tecniche assistenziali, lo vede impegnato in una serie di Master universitari, professore a contratto Corso di Laurea in Igiene Dentale all’Università di Pavia, dove è anche Tutor didattico/clinico, coautore di articoli scientifici nazionali e internazionali e Relatore in corsi e congressi nazionali e internazionali. L’attività libero professionale in Torino gli permette di unire lo studio alla pratica clinica quotidiana e lo rende un interlocutore autorevole. Il dr. Butera parteciperà come relatore al III Congresso Management dello studio e della professione odontoiatrica “La diagnosi come chiave di successo dello studio odontoiatrico”, 27-28 settembre 2019 a Marina di Carrara, con un intervento dal titolo “Indici di riferimento pre, durante e post trattamento ortodontico: sinergia ortodontista/igienista dentale chiave vincente per il successo terapeutico” che, oltre alla sinergia tra medico e igienista, impone anche a quest’ultimo di fare “Diagnosi”.

 

Dr. Butera, uno dei quesiti più frequenti sollevati dalla comunità scientifica negli ultimi decenni riguarda la correlazione tra terapia ortodontica e danni provocati nel tempo. Possiamo affermare che l’ortodonzia sia dannosa nei confronti dei denti e dei tessuti parodontali?
La risposta è che un trattamento ortodontico, se non associato a un ottimo controllo dell’igiene orale, è potenzialmente lesivo nei confronti dei tessuti duri e molli del cavo orale. Infatti il punto di partenza comune, e universalmente riconosciuto in ortodonzia, è quello di un completo controllo della placca batterica durante l’intero percorso; ogni fase (prima, durante e dopo trattamento ortodontico) deve essere supportata da protocolli specifici e dalla supervisione dell’igienista dentale per evitare, o almeno limitare, eventuali danni conseguenti a uno scarso controllo dell’igiene orale.

Quali sono le patologie riscontrare con maggior frequenza? E con quali meccanismi?
Le patologie che riscontriamo più spesso durante o al termine di un trattamento ortodontico si distinguono in base al tessuto colpito, vale a dire white spot e carie se sono interessati smalto e dentina, mentre a carico dei tessuti parodontali possiamo osservare gengivite marginale, formazione di tasche parodontali, recessioni gengivali e riassorbimenti radicolari.

Gli elementi dentari più colpiti sono gli incisivi superiori e i molari inferiori, in particolare le aree limitrofe ai contorni dei brackets, o degli attachment, e le zone ricoperte dalle bande. Le cause sono essenzialmente riconducibili a due meccanismi:

  • Azione diretta: data dalla modificazione della flora batterica con un aumento di batteri patogeni quali streptococcus mutans e lactobacilli;
  • Azione indiretta: dovuta all’apparecchio fisso, e alla sua forte capacità ritentiva, che rappresenta un ostacolo alle normali manovre igieniche domiciliari quotidiane.

Cosa è consigliabile fare prima del trattamento ortodontico?
La preparazione del paziente al trattamento ortodontico è certamente la fase più importante perché anche l’Igienista deve fare una “Diagnosi” per inquadrare il paziente, valutare i fattori di rischio individuali e scegliere un protocollo adeguato, analizzare le abitudini di igiene orale domiciliare quotidiana, il fenotipo dei tessuti duri e dei tessuti parodontali, la qualità e quantità della secrezione salivare e dei batteri in essa presenti. L’obiettivo è prendere in considerazioni le diverse variabili, correlarle alle capacità individuali del paziente e stabilire il grado di suscettibilità alla comparsa di patologie a carico del cavo orale.

Dr. Butera, come si fa a stabilire il grado di predisposizione ad eventuali danni su tessuti duri e/o parodontali?
Esistono degli indici specifici per valutare la qualità e la quantità di smalto, i difetti di mineralizzazione, la sensibilità dentinale, gli screening salivari, la capacità tampone e altri, tramite i quali è possibile inquadrare il paziente su tre livelli di suscettibilità all’insorgenza di patologie a carico dei tessuti duri e molli:

  • Suscettibilità Lieve: buona quantità salivare (>5mL) con Ph stabilmente tra 6,7 e 7,8 e buon potere tampone, indice di BEWE compreso tra 0 e 1 e Schiff Air Index compreso tra 0 e 1.
  • Suscettibilità Moderata: poca quantità salivare (compreso 5-3,5 mL) con Ph compreso tra 6,0 e 6,6 e discreto potere tampone, indice di BEWE compreso tra 1 e 2 e schiff Air Index compreso tra 1 e 2.
  • Suscettibilità severa: Scarsa o poca quantità salivare (<3,5mL) con pH < 6,6 e discreto/scarso potere tampone, indice di BEWE compreso tra 2 e 3 e Schiff air index compreso tra 2 e 3.

Le risultanze di questi test, da riportare su una scheda stilata ad hoc, unitamente alla valutazione degli altri fattori eziologici (igiene orale, alimentazione, esposizione al fluoro, predisposizione individuale, etc.) sono utili per valutare la “cariorecettività” del paziente, diagnosticare una possibile causa d’insorgenza di carie, scoprire se vi è una disfunzione salivare ed indirizzare il paziente verso le cure più appropriate. Ovviamente per ottenere il successo terapeutico è fondamentale aggiungere a questa classificazione le capacità del paziente nell’utilizzo dei normali sussidi di igiene orale domiciliare, nonché la sua compliance che gioca sempre il ruolo di maggior importanza.

Dr. Butera, si può intuire che anche i richiami di igiene seguano una frequenza basata su questa classificazione, giusto?
Esattamente, e questo è il compito dell’Igienista che stabilisce un protocollo di sedute di igiene e fissa gli appuntamenti ai pazienti in base alla classificazione di cui abbiamo parlato, seguendo tre tempistiche:

  • Suscettibilità lieve: richiamo ogni sei mesi con l’ID, l’ortodontista che esegue il controllo e/o l’attivazione dell’apparecchio ortodontico mensilmente verifica la qualità dell’igiene domiciliare ed eventualmente fissa una seduta anticipata con l’ID;
  • Suscettibilità moderata: richiamo ogni 3 mesi con l’ID, l’ortodontista che esegue il controllo e/o l’attivazione dell’apparecchio ortodontico mensilmente verifica la qualità dell’igiene domiciliare ed eventualmente fissa una seduta anticipata con l’ID;
  • Suscettibilità severa: richiamo ogni mese al controllo e/o attivazione dell’apparecchio ortodontico da parte dell’ortodontista una seduta con l’ID.

Ovviamente i pazienti che non dimostrano buona compliance e difficoltà nel controllo di placca batterica, devono essere trattati come pazienti con suscettibilità severa, di conseguenza andranno eseguiti richiami con cadenza mensile fino alla loro completa collaborazione e al miglioramento dei suddetti indici.

Su gentile concessione di www.managementodontoiatrico.it.

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