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La collaborazione tra igienista dentale e odontoiatra nella fase diagnostica

La prof.ssa Anna Maria Genovesi e la dott.ssa Enrica Giammarinaro.
Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

mer. 4 settembre 2019

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Nell’era della parcellizzazione professionale e della sanità “in svendita”, il tempo riservato alla comunicazione tra odontoiatra e igienista si sta sempre più riducendo. L’implementazione di un protocollo diagnostico-terapeutico multidisciplinare, a partire dalla prima visita, è cruciale per il corretto adempimento del dovere deontologico da parte degli operatori sanitari e per una fruttuosa rendita professionale.

La partecipazione proattiva del paziente sin dalle prime fasi della terapia odontoiatrica e l’iniziazione alla conoscenza della salute orale come eubiosi, sono fondamentali per il successo terapeutico e per il mantenimento continuativo del bacino di utenze. La quantificazione di alcuni parametri clinici da parte dell’Igienista contribuisce sostanzialmente alla completa riabilitazione morfo-funzionale del paziente. La mission di odontoiatri e igienisti è dunque quella di informare e sensibilizzare sia i pazienti sia gli odontoiatri, al fine di creare percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari, condivisi con tutti gli operatori che gravitano all’interno delle professioni sanitarie. La prof.ssa Annamaria Genovesi è Professore straordinario a tempo determinato, Direttore dei programmi post-universitari di Igiene dentale dell’Università G. Marconi di Roma e Responsabile del Servizio di Igiene e Prevenzione orale. Con la dr.ssa Enrica Giammarinaro, odontoiatra ricercatrice e docente master presso l’Istituto Stomatologico Toscano, parteciperanno al III Congresso Management dello studio e della professione odontoiatrica La diagnosi come chiave di successo dello studio odontoiatrico”, 27-28 settembre 2019 a Marina di Carrara. Titolo della relazione “Il ruolo dell’igienista nell’individuazione di indizi diagnostici: la collaborazione con l’odontoiatra” e su questo argomento, preparato a quattro mani, rispondono a qualche domanda.

Comunicazione tra odontoiatra e igienista: Prof.ssa Genovesi, quali i vantaggi nella pratica quotidiana?
L’importanza della comunicazione tra professionisti è un dato di fatto che trova quotidianamente conferma in tutte le realtà odontoiatriche, piccole o grandi, che prevedono tra il personale di studio almeno un dentista e un igienista. L’Igienista dentale sta assumendo un ruolo molto importante nella primissima valutazione del paziente e non solo da un punto di vista della salute orale. Ad esempio un semplice test salivare, come un banale tampone assolutamente non invasivo, può darci moltissime informazioni sullo stato di salute del paziente. La saliva infatti è il target di nuove ricerche e negli ultimi anni ha assunto un ruolo di primissimo piano nella diagnosi di numerose patologie perché ci consente una valutazione dei livelli di stress ossidativo del paziente; lo stress ossidativo è un marker di estrema attualità che rientra a pieno titolo nella eziopatogenesi di numerose patologie, tra cui la malattia parodontale, il diabete e la cardiopatia ischemica. 

Quali le criticità per l’Igienista all’interno del team? 
Nonostante ci sia maggiore consapevolezza, la comunicazione può causare tre diversi tipi di stress:
crisi di ruolo, mancanza di comprensione, difficoltà ad affermare l’autonomia.
Lo stress può influenzare negativamente il rapporto con i colleghi, compromettere il lavoro e la fiducia del paziente che avverte mancanza di ascolto da parte del caregiver. Gli igienisti dentali spesso percepiscono come un problema la mancanza di leadership all’interno della loro realtà lavorativa. E hanno ragione. La leadership non va confusa con il precetto, con l’imposizione. Avere un leader in seno alla squadra significa potersi avvalere di una guida comune verso un obiettivo sanitario/aziendale prefissato. L’igienista dentale che non si sente parte del processo di crescita dello studio, ma solo un’estensione IVA del fatturato trimestrale, finisce per soffrire di questa condizione. D’altra parte, l’odontoiatra può peccare di onnipotenza; e anche se è vero, entro certi limiti, che l’attitudine al comando e alla guida possono portare al successo terapeutico, è altrettanto vero che l’eccesso sigilla spesso l’interruzione del rapporto di lavoro.

E dunque dove si trova l’àncora di salvezza? 
Si trova semplicemente nel “senso di appartenenza” e nei protocolli. Coltivo da anni lo scambio clinico/scientifico tra igienisti e odontoiatri, proprio per sviluppare il senso di appartenenza all’interno dell’equipe medica, esercizio fondamentale ma spesso sottovalutato. L’Igienista dentale deve essere coinvolto come coprotagonista nel percorso di cura del paziente sin dall’inizio. Pertanto deve essere incoraggiato a fare diagnosi in ogni modo e a comunicare tempestivamente i propri dubbi diagnostici al medico che, auspicabilmente, deve essere pronto al dialogo al fine di rafforzare nel paziente l’idea di coerenza e di sicurezza. Si possono portare avanti iniziative come competizioni interne tra gli igienisti (chi consegue il maggior numero di sbancamenti, il caso clinico dell’anno, chi fa diagnosi di patologia rara). Questi incentivi non servono a monetizzare la professione ma spingono gli operatori a prendere consapevolezza di far parte di un unico organismo ‒ lo studio ‒ che non si può compartimentalizzare, perché a pagarne le conseguenze è sempre la relazione di aiuto con il paziente. 

Prof.ssa Genovesi, è difficile per l’Igienista dentale rapportarsi con l’odontoiatra senza rinunciare alla propria autonomia professionale?
Ho da sempre creduto nell’autonomia professionale dell’Igienista dentale, unico operatore specializzato nella disciplina, pur in una visione unitaria e armonica della pratica odontoiatrica, con una precisa definizione dei ruoli e delle mansioni all’interno del lavoro di squadra. Nei miei incarichi nelle associazioni di categoria, mi sono sempre battuta in questa direzione evitando quelle che io ritenevo, e ritengo, fughe in avanti relative alla legittimità dell’esercizio autonomo della nostra professione. Così come ho da sempre rivendicato un’autonomia dell’Igienista dentale sotto il profilo della ricerca e della formazione, pur con i necessari e irrinunciabili raccordi con la disciplina odontoiatrica.

Quindi cosa consiglia ai giovani Igienisti che spesso, loro malgrado, “eseguono” quanto stabilito dall’odontoiatra? 
Io credo che gli Igienisti dentali dovrebbero pretendere dalla classe odontoiatrica un grande rispetto della professionalità e una maggior considerazione dell’irrinunciabile contributo che portano ai piani di trattamento odontoiatrici. Un Igienista dunque di elevata professionalità, che si confronti in modo paritetico con gli Odontoiatri, senza posizioni ancillari o subordinate, ma in piena complementarietà. Credo che ci sia ancora molto da costruire in questa direzione, a partire dalla crescita di una Scienza dell’Igiene Orale, degli Igienisti per gli Igienisti. Spero che nei prossimi anni l’attività delle associazioni professionali si concentri su questi aspetti. 

Dr.ssa Giammarinaro, in cosa consiste il “valore aggiunto” dell’igienista dentale nella comunicazione con l’odontoiatra?
La sensibilizzazione all’igiene orale e la distribuzione delle nozioni relative al microbioma mobile orale sono sicuramente le basi più proattive e importanti per instaurare una comunicazione solida e continuativa con il paziente. In questo rapporto le voci dell’odontoiatra e dell’igienista si intrecciano a creare una forte relazione di aiuto. L’igienista, come un personal trainer, dovrebbe portare il paziente a conoscere la propria bocca e le sue componenti, dispensargli poche nozioni per volta e far crescere la consapevolezza della sua salute orale. Dovrebbe preparare il paziente agli interventi chirurgici e accompagnarlo con i giusti mezzi verso la guarigione completa. Infine, investito del suo ruolo maggiore, l’igienista ha tutto il diritto e il dovere di fare diagnosi e eseguire il trattamento parodontale non chirurgico adatto al paziente, nel modo più semplice e meno invasivo. Infatti, la terapia parodontale non chirurgica è il cuore del trattamento parodontale e spesso è sufficiente a riequilibrare l’eubiosi del microbioma orale. 

Dr.ssa Giammarinaro, il mantenimento igienico dei pazienti ortodontici rientra nelle aree di competenza professionale dell’igienista dentale. Alla luce del fatto che i trattamenti ortodontici sono in aumento, in particolare sugli adulti, ritiene che necessiti di maggior attenzione?
L’ortodonzia è oggi un’importante branca della moderna odontoiatria e fa parte sempre più spesso dei piani di trattamento sia dei bambini che degli adulti. Tutto questo implica speciali attenzioni da parte dell’Igienista dentale per le possibili, e non infrequenti, complicanze secondarie a un inadeguato mantenimento igienico. Tale attenzione diventa ancora più importante quando il trattamento ortodontico interessa, come sempre più spesso avviene, il paziente parodontopatico. L’igienista dotato di una speciale e mirata preparazione, nell’ambito delle proprie mansioni, è in grado di seguire il paziente prima, durante e dopo il trattamento ortodontico, con un’appropriata conoscenza delle problematiche e un’adeguata esperienza delle procedure. 

Su gentile concessione di www.managementodontoiatrico.it.

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