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Intervista: La curva di apprendimento della tecnologia

Lee Culp è il fondatore e CEO degli Sculpture Studios, un laboratorio dentale e centro di ricerca e sviluppo negli Stati Uniti. (Foto: DTI)
Kristin Hübner

Kristin Hübner

ven. 8 luglio 2016

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Da 20 anni in prima linea nell’evoluzione digitale in campo dentistico, Lee Culp può essere definito un vero pioniere digitale. All’International Expert Symposium, tenutosi a Madrid quest’anno, Culp ha tenuto una lezione sull’impatto dell’odontoiatria restaurativa digitale nel miglioramento della comunicazione e il lavoro di gruppo nella pratica quotidiana. Dental Tribune Online ha avuto l’opportunità di discutere con lui del suo laboratorio digitale, Sculpture Studios, e sulla digitalizzazione dell’odontoiatria.

DTI: nonostante l’odontoiatria stia diventando sempre più digitale, la comunità dentale sembra ancora divisa sulla questione.
Lee Culp: Sì, abbiamo chi accoglie la tecnologia digitale e chi è ancora dubbioso o confuso sulla tecnologia. Ma c’è anche un gruppo che sta nel mezzo ed è il più numeroso. Ha già comprato l’attrezzatura necessaria ma non ha ancora compiuto la transizione definitiva. Per esempio ha comprato uno scanner ma ancora non lo usa, insomma non si sono ancora votati del tutto al digitale.

Mentre i software e i processi costruttivi evolvono, i medici hanno bisogno di aggiornarsi. Pensa che ci siano sufficienti ed adeguate opportunità educative oggi?
Esiste di certo una curva di apprendimento nella tecnologia e, dal mio punto di vista, le compagnie digitali non offrono sempre una buona formazione. Sono bravi nella formazione di base ma non ci sono sufficienti corsi avanzati. Gestiamo un’accademia digitale negli Stati Uniti dove offriamo un grande numero di corsi. Tuttavia, dovrebbero essercene di più in ogni paese perché sempre più persone richiedono nuove competenze specifiche. Una grande richiesta che non trova sempre un’offerta adeguata.

Qual è il focus della vostra compagnia?
Siamo un laboratorio dove ci occupiamo di restauri dentali, ma allo stesso tempo conduciamo ricerche estensive su materiali e tecnologie per diverse compagnie. Per esempio abbiamo seguito lo sviluppo di molti prodotti della Ivoclar Vivadent. Abbiamo collaborato allo sviluppo del Empress Esthetic e della Ivoclar Denture. Spesso lavoriamo come consulenti per progetti di diverse compagnie, oltre a offrire formazione per dentisti e laboratori odontotecnici, tutto in campo digitale.

Lei è un tecnico dentale certificato e formato in modo analogico. C’è stato un momento nel quale ha compreso che lo sviluppo digitale non si sarebbe più arrestato?
Certamente, lo ricordo bene. CEREC (Sirona) mi ha assunto come consulente per aiutarli a creare un sistema di laboratorio. Quando ho cominciato, CEREC non era in grado di produrre un dente in 3D. Erano solo linee su uno schermo che dovevano essere interpretate per creare il dente ed era incredibilmente difficile. Il momento catartico è arrivato quando gli ingegneri e l’unità marketing è arrivata dalla Germania, hanno collegato il computer al proiettore e ho visto il dente animarsi. Ho capito subito che quello era la svolta.

Con tutte le possibilità che il digitale mette a disposizione, le competenze tradizionali diventeranno obsolete?
Qualsiasi sia il progetto al computer, il 25% del lavoro finale dev’essere sempre fatto a mano. Si deve comunque modellare, scolpire, smaltare e colorare. Tutto questo non andrà perso, semplicemente si arriverà alla parte artistica in tempi più brevi e in modo più efficiente, però il dentista o il tecnico dovranno sempre avere una grande preparazione di base. Un cattivo tecnico tradizionale non diventerà un buon tecnico digitale. Allo stesso modo se un dentista non è in grado di prendere un’impronta tradizionale, probabilmente non saprà farlo nemmeno in digitale.

Durante la sua lezione ha parlato di come la tecnologia digitale può migliorare la comunicazione, può spiegarci questo aspetto?
Si tratta soprattutto di possibilità visive: con la tecnologia digitale è possibile avere un’immagine computerizzata, muoverla, studiarla in accordo con il dentista e discutere le eventuali modifiche. Il dentista, a sua volta, capisce immediatamente il mio punto di vista. Questo facilita anche le comunicazioni a distanze, per esempio nel caso di specialisti o pazienti che vivono in aree remote. Abbiamo avuto casi da tutto il Nord America, la Gran Bretagna, la Danimarca o l’Australia, solo per fare qualche esempio e, a parte le differenze di fuso orario, la tecnologia digitale permette di lavorare in stretta collaborazione ovunque ci si trovi nel mondo. Questo inoltre velocizza e semplifica il flusso di lavoro.

Dal suo punto di vista, quali saranno i prossimi sviluppi in campo digitale?
Se uno immagina il processo di diagnosi e di trattamento posizionato alla sinistra di una scala e l’intervento restaurativo all’estremo destro, la tecnologia digitale è già molto avanzata dal punto di vista della produzione. Tuttavia non ha fatto molti progressi per quanto riguarda la pianificazione – eccetto forse per gli impianti – ma la pianificazione implantare non tiene conto dell’intero scenario, la bocca nella sua totalità. Ad oggi possediamo i software per la seconda parte del lavoro, abbiamo bisogno della tecnologia per la prima metà. Compagnie come 3Shape cominciano a rispondere perché realizzano l’importanza dei processi di diagnosi e trattamento.
Un altro sviluppo riguarda il cosiddetto predictive software. Credo che ogni bambino, una volta che comincia a nascere la dentizione permanente, abbia bisogno di una scansione completa della bocca ogni sei mesi. Grazie alle scansioni possiamo sapere in anticipo ciò a cui andremo incontro in termini di movimento dei denti, usura, cambiamenti nei tessuti e nell’osso. Nell’odontoiatria di oggi non si interviene a meno che il problema non sia ormai ovvio, per questo c’è la necessità di un software che faccia suonare il campanello d’allarme prima che sia troppo tardi.

Molte grazie per l’intervista.

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