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Intervista al prof. Luca Viganò: l’odontoiatra deve diventare un “medico orale”

Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

mar. 7 luglio 2020

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La crescente diffusione della Medicina Orale riconosce alla professione odontoiatrica un ruolo cardine della salute del paziente dal momento che amplia gli orizzonti clinici e apre a nuove opportunità terapeutiche. Ognuno di noi infatti ospita un’incredibile moltitudine di organismi nel proprio corpo, all’interno della bocca e lungo tutto il canale digerente. Basti pensare che il numero di cellule dei soli simbionti batterici è circa 10 volte quello delle nostre cellule. Il genoma umano è composto approssimativamente tra 20 e i 25 mila geni. La popolazione batterica in simbiosi con l’uomo si aggira attorno ai 125.000, vale a dire circa 6 volte di più dei nostri geni. Non si tratta di passeggeri ininfluenti, ma di organismi che vivono in stretta interazione con noi e sono in grado di provocare malattie sistemiche associate a patologie orali.

Il prof. Luca Viganò, chirurgo orale, implantologo, docente presso l’Università di Milano, è largamente conosciuto come un cultore della Medicina Orale e fondatore di AIRO, Accademia Italiana di Ricerca Orale. Nata nel 2015, il suo obiettivo è quello di creare un movimento culturale formato da medici, odontoiatri, igienisti, consapevoli che il microbiota del cavo orale è in grado di influenzare la salute sistemica dell’individuo, svolgendo un ruolo fondamentale tra simbiosi e disbiosi. Lo scopo è favorire il progresso scientifico in ambito odontoiatrico, considerando il cavo orale come “finestra sulla salute sistemica”, colmando così l’anello mancante nella pratica odontoiatrica, vale a dire la consapevolezza che molte patologie sono riconoscibili o nascono nel cavo orale per poi diffondersi nell’intero organismo. Qualche domanda al prof. Viganò per capire di cosa si tratta.

Prof. Viganò, il cavo orale come “finestra sulla salute sistemica”. È questa visione che l’ha spinta a fondare AIRO, Accademia Italiana di Ricerca Orale? Con quale mission?
Si è esattamente questa, cambiare il paradigma, far percepire che l’ecosistema orale influenza profondamente non solo la salute locale ma anche quella sistemica. La mission è far percepire come i professionisti che lavorano quotidianamente alla salute orale, igienisti, odontoiatri, sono fondamentali nel prevenire le malattie sistemiche e che la bocca è strettamente integrata con la salute del corpo.

Partendo dal concetto di “medicina orale” in grado di interagire con specialisti delle varie branche sistemiche, pensa che la figura del “dentista” sarà soppiantata da quella del “medico orale”? E attraverso quale tipo di formazione?
Il “dentista” dovrà togliersi da solo questa definizione che ne limita il riconoscimento professionale agli occhi dei pazienti. Il medico orale permette di integrare sia la figura classica del dentista che si occupa solo di denti con quella di uno specialista del cavo orale e dei suoi riflessi sistemici. Stiamo programmando corsi di alta formazione proprio per creare questa nuova figura professionale: Il Medico Orale.

Prof. Viganò, diabete e malattia parodontale, definito “il diabolico duo” non da un odontoiatra ma da un diabetologo. Ritiene che i dentisti siano ancora indietro rispetto a queste interconnessioni tra patologie orali e sistemiche?
Il legame che unisce malattia parodontale e diabete credo che occupi una parte importante di articoli su PubMed, ma ad essere indietro non sono gli odontoiatri, bensì gli stessi diabetologi, i medici di famiglia, e tanti altri specialisti che lavorano nel proprio alveo senza vedere le connessioni. Mi permetta: è come pensare alle modifiche climatiche e continuare a non osservare che cosa le causano.

Cos’è il microbiota del cavo orale? Abbiamo evidenze scientifiche che sia davvero in grado di influenzare la salute sistemica dell’individuo, nel senso della eubiosi e della disbiosi?
Il microbiota orale per il nostro corpo è come l’Amazzonia per la Terra, una biogeografia di stipiti batterici sito-specifici che interagiscono in modo simbiotico con l’ospite, ovvero l’uomo che li ospita. Se solamente per un attimo ci fermassimo a pensare che questi batteri vengono veicolati attraverso il sangue, la saliva (circa 1,5 litri/die), inspirati o veicolati attraverso il sistema linfatico ognuno di noi capirebbe la loro influenza sulla salute di ogni individuo.

Prof. Viganò, lei ha perfezionato una serie di test genetici e batterici effettuabili a partire dal liquido salivare, che possono fornire informazioni circa il rischio di sviluppare alcune malattie. Quali nello specifico? Pensa che anche un odontoiatra generico sia in grado di effettuare questi test in studio e rappresentare così una sorta di “sentinella”?
I test batterici e genetici ci indicano il rischio locale associato al variare dei ceppi presenti e l’espressione del rischio genetico. Il variare di alcuni ceppi ci indica il rischio di alcune malattie associate, come l’Alzheimer, l’infarto, le IBD, il parto pre-termine o sottopeso, e alcune ricerche li collocano sempre più tra le cause di alcune forme tumorali come il cancro pancreatico, colon-rettale e al seno. Per concludere, una ricerca recente indica che il fluttuare di alcuni ceppi batterici del cavo orale ci può indicare la gravità delle forme autistiche che colpiscono i bambini.
Abbiamo dunque due strade: continuare a chiudere gli occhi e fare i “dentisti “ oppure decidere di dare valore alla nostra professione e far capire ai pazienti come quell’ecosistema sia così importante per la loro salute. Dipende tutto da Noi… e da Voi che divulgate!

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