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Il ruolo dell’Assistente di Studio Odontoiatrico secondo Mancini e Mirenghi (ANDI)

mar. 10 luglio 2018

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I Presidenti del Dipartimento Regionale ANDI Lombardia, Evangelista Giovanni Mancini e di quello della Toscana, Stefano Mirenghi, nella nota che segue esprimono alcune considerazioni su un tema di grande attualità dopo il riconoscimento giuridico della figura dell’Assistente di Studio Odontoiatrico.

Interveniamo nel confronto dialettico seguito alle considerazioni della Segreteria Sindacale Nazionale ANDI in tema di inquadramento professionale e formazione dell’assistente di studio odontoiatrico (ASO).

Partiamo dalla considerazione che ANDI da molto tempo e soprattutto dagli anni 2000, sia a livello nazionale che regionale, in particolar modo in Lombardia ma anche in altre Regioni come la Toscana, ha sempre coinvolto le assistenti di studio odontoiatrico nella formazione e nella crescita dello studio dentistico.

È prova dell’attenzione di ANDI per il Team Odontoiatrico il fatto di aver sempre dato spazio nei suoi Congressi culturali Nazionali, Regionali e Provinciali all’aggiornamento professionale delle assistenti e di aver sempre promosso il progetto di un progressivo allontanamento del team odontoiatrico dalla mediocrità nella ricerca costante della qualità. Questo riteniamo essere ancora oggi l’unico obiettivo per garantire sicurezza e fornire performance elevate per la salvaguardia dei nostri pazienti, delle nostre assistenti e dei nostri dentisti.

Ne deriva che non si può che accogliere positivamente l’istituzionalizzazione e la professionalizzazione del ruolo dell’assistente di studio in Italia. Come tutti ben sanno, però, in Italia il SSN è regolamentato in modo diverso e autonomo in ognuna delle 20 Regioni e dunque il decreto del 6 aprile 2018 pubblicato in Gazzetta Ufficiale che ha istituito la figura professionale dell’Assistente di Studio Odontoiatrico (A.S.O.) e che verosimilmente verrà esaminato dagli Assessorati regionali all’Istruzione, Formazione e Lavoro, potrebbe essere recepito in modo indipendente e non uniforme.

Proprio per questo motivo è necessario che tutti i possibili protagonisti di una trattativa per l’attuazione regionale del decreto, e ci riferiamo ai rappresentanti dei componenti il team dello studio odontoiatrico, agiscano con intelligenza e dove possibile in sinergia, collaborando senza antagonismi preconcetti e con il supporto dei Sindacati e delle Associazioni Nazionali, le quali hanno il compito e la possibilità di raccogliere tutte le problematiche insorgenti e di fornire soluzioni definitive coordinate.

Le tematiche da affrontare non riguardano semplici adeguamenti formativi ma anche specifiche condizioni di lavoro che per quanto riguarda la Lombardia hanno aspetti ben definiti. Il Dipartimento Regionale ANDI Lombardia, analogamente a quanto fatto anche in altri DR ha svolto un significativo sondaggio tra gli oltre 5.000 associati da cui sono emersi dati molto interessanti sul personale di studio che provano l’esistenza di contratti di lavoro che sono per l’83% a tempo indeterminato e per la netta maggioranza riguardanti donne.

Quando, dunque, si parla di stabilizzazione del lavoro precario, delle aspettative e della qualità di vita delle persone e dei loro progetti, non si può che richiedere alla politica serietà ed una visione lungimirante, ma la stessa richiesta va indirizzata nel contempo ai Sindacati e alle Associazioni di categoria che a loro volta devono agire con responsabilità nei confronti sia di queste lavoratrici e sia dei datori di lavoro, in particolare i giovani professionisti che da poco hanno acquisito questo ruolo investendo nel proprio studio.

L’attenzione sulle problematiche lavorative e sui costi di gestione degli studi non può essere dimenticata o ancora peggio sottovalutata, l’impatto economico ha una sua rilevanza in quanto la maggioranza dei nostri soci assorbirà direttamente i costi dei corsi qualificanti per le nuove ASO, i successivi aggiornamenti professionali e gli eventuali adeguamenti contrattuali. In questa ottica la dirigenza ANDI, laddove è stata coinvolta nel passato e ha potuto svolgere efficacemente il suo ruolo, ha responsabilmente dimostrato sensibilità e una capacità risolutiva significativa, proprio in considerazione della propria competenza nell’analisi di tutti gli aspetti lavorativi.

Non si può dimenticare, inoltre, come stia emergendo in tutte le regioni, in particolare in Lombardia e Toscana, la necessità di risolvere alcuni problemi legati alla applicazione del Decreto, soprattutto di sanare situazioni delicate e difficili, pensiamo ai parenti stretti dei professionisti, mogli o sorelle che da anni sono impegnate in studi mono professionali o più complessi e che finora non hanno potuto avere un inquadramento corretto.

Pensiamo anche a chi ha meno di 36 mesi di lavoro certificato, a chi è stato assunto anche da più di 36 mesi ma con qualifica di impiegata o di segretaria o di operaia, a chi ha già seguito dei corsi a pagamento ma che non erano certificati. Prendiamo in considerazione anche una chiara ed univoca interpretazione delle norme transitorie ed il mantenimento di un secondo canale di acquisizione del certificato/qualifica: quello dell’apprendistato professionalizzante.

Questi sono solo alcuni dei problemi, i principali forse, che ANDI insieme a tutti gli altri Sindacati e Associazioni vuole risolvere efficacemente. Non temiamo la sindacalizzazione dell’ASO, è già in essere e da tempo. Vogliamo piuttosto collaborare con questi Sindacati e vogliamo difendere insieme una caratteristica “sociale” molto peculiare del rapporto di lavoro Dentista-ASO e che è emersa in modo preponderante dal sondaggio in Lombardia: l’altissimo livello di fidelizzazione reciproca tra datore di lavoro e dipendente.

Spesso si “invecchia” insieme e questo non è casuale, è il segno del senso profondo di un patto tra persone che ogni anno lavorano fianco a fianco per moltissime ore affrontando le mille difficoltà quotidiane: l’accoglienza dei pazienti, la gestione delle loro necessità, il rapporto con i fornitori, l’ottimale scansione e gestione dei tempi di cura, solo per citarne alcune. Rivendichiamo quindi la volontà di collaborare seriamente e costruttivamente con chi si è già dato una strutturazione sindacale in questo ambito professionale, non vogliamo rompere il patto non scritto che da sempre regola il buon funzionamento dei nostri studi per fare battaglie antistoriche di retroguardia che non servirebbero a nessuno tanto meno ai nostri soci, che hanno bisogno di fiducia nel futuro e serenità quotidiana, anche e soprattutto in questo contesto di profondi cambiamenti.

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