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Il meno conta di più: una ricerca prende in esame i tratti per un sorriso “perfetto”

I ricercatori dell'Università del Minnesota hanno studiato i tratti che distinguono un sorriso simpatico da una smorfia. (Immagine: PLOS ONE)

mer. 19 luglio 2017

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Minneapolis (Usa) – Sbilenchi, grandi, affollati timidi: i sorrisi sono descritti in molti modi. Tuttavia, come le persone percepiscono l’espressione del volto nello scambio e nella comunicazione sociale non verbale può differire significativamente. Lo dice una ricerca dell’Università del Minnesota.

Gli autori hanno chiesto a 802 partecipanti di votare 27 sorrisi digitali in base all’efficacia percepita (da molto negativa a molto positiva), alla genuinità (falso vs genuino), alla gradevolezza (inquietante o piacevole) e all’emozione espressa (rabbia, disprezzo, disgusto, paura, felicità, tristezza o sorpresa). L’espressione è stata alterata dalle variazioni dell’angolo della bocca, della misura del sorriso, del grado a cui i denti sono stati mostrati e dallo sviluppo della simmetria del sorriso.

I risultati suggeriscono che per un sorriso vincente – percepito quindi come efficace, genuino e piacevole – “il meno vale più del meglio”. I sorrisi con un angolo medio sono stati percepiti in modo più favorevole, mentre quelli con ampia apertura della bocca sono stati spesso interpretati come segno di paura o di disprezzo. I due sorrisi meno “votati” infatti, erano entrambi molto ampi.

Anche se la ricerca dice che la simmetria facciale è spesso percepita come più gradevole rispetto all’asimmetria, i sorrisi leggermente storti hanno riscontrato più successo. Risultato coerente con i principi dello smile design, in cui la simmetria dinamica (molto simile ma non identica) crea un sorriso più vitale, dinamico, unico e naturale rispetto a quella statica.

I ricercatori dicono che i risultati dello studio potrebbero avere applicazioni in vari settori: la rianimazione facciale chirurgia e la riabilitazione in individui che hanno sofferto di traumi, di incidenti cerebrovascolari, di condizioni neurologiche, di tumori o di infezioni che hanno tolto loro la capacità di esprimere emozioni con il movimento del viso.

Le conseguenze psicologiche e sociali di un danno facciale possono essere molteplici. Gli individui con parziale paralisi del viso sono spesso mal interpretati, hanno difficoltà di comunicazione, si isolano e denunciano spesso sintomi come ansia e depressione.

Intitolato “Dynamic properties of successful smiles” lo studio è stato pubblicato il 28 giugno sulla rivista PLOS ONE.

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